"Sognando e Dintorni", un libro per aiutare i bambini di strada africani
Questo libro non è una semplice raccolta di racconti, ma un tentativo di cambiare il mondo con la parola scritta. Non si tratta solamente di sostenere progetti di solidarietà con l’Africa attraverso i diritti d’autore: il modello di scrittura che Marco Milani cerca di proporre con queste pagine mette in discussione, più o meno consapevolmente, tutte le regole non scritte dell’editoria. Innanzitutto ‘sognando e dintorni’ è una raccolta di storie, di narrazioni, e già questo è sufficiente per dire che questo libro va controcorrente, in un mondo editoriale che alcuni preferiscono chiamare ‘mercato’, dove la narrativa e la poesia sono settori in cui non si rischia più, e si preferisce pubblicare autori già famosi a colpo sicuro anziché provare a scoprire nuovi talenti, cercando scrittori che potrebbero spiccare il volo se messi nelle condizioni di aprire le loro ali, come gli angeli nel primo racconto del libro. Le pagine che avete tra le mani sono il risultato dello sforzo di un piccolo editore, e anche questo è un forte segnale di resistenza in un settore dove non sopravvive chi riesce a pubblicare le cose più belle, ma chi pubblica le cose più visibili, cioè quei tre grandi gruppi editoriali che dominano lo scenario italiano e invadono di libri discutibili anche gli scaffali dei supermercati e degli autogrill. Ogni piccola produzione editoriale come questa è un miracolo che contraddice tutte le regole dell’economia, dimostrando che nemmeno le campagne di marketing più aggressive e gli ostacoli finanziari più pesanti possono frenare la passione umana e tutti quei fattori che spingono a pubblicare pagine di idee per il semplice gusto di farlo, per condividere con altre persone emozioni e pensieri, storie di alieni e di mistero, di avventure e quotidianità. Ormai i libri nascono per far soldi, anche nelle case editrici apparentemente più ‘alternative’, e questa raccolta di scritti è una splendida eccezione a questa regola, dove la domanda principale non è ‘riusciremo a coprire i costi e a guadagnare qualcosa?’ o ‘c’è mercato per questo libro?’, ma ‘queste emozioni e suggestioni meritano di essere condivise e socializzate, indipendentemente dal successo editoriale che ci attende?’. La risposta è, ovviamente, un convintissimo ‘si’. Solo per il fatto di essere nato dalla passione di un autore anziché dalle ‘strategie di mercato’, questo libro merita di essere letto, meditato e goduto fino in fondo. Un altro grande segnale di cambiamento che questo lavoro porta con sé è il messaggio implicito rivolto ai lettori con la scelta di una scrittura semplice, diretta e colloquiale, che non cerca vocaboli estrosi o costruzioni verbali contorte per uno sfoggio di lingua fine a se stesso. Questo messaggio è molto semplice: ‘prendete in mano una penna (o una tastiera) e scrivete anche voi’. Un libro che fa venire voglia di leggere è un buon libro, uno che fa venire voglia di scrivere è davvero prezioso. E’ questa la sensazione che rimane dopo aver letto questi brani e i loro sprazzi di creatività: la voglia di farli proseguire, di aggiungerne altri, di sgranchire quella fantasia così rattrappita dalla televisione, di fare quello che tanti anni fa si faceva davanti al camino quando i racconti dei nonni non erano storie da assorbire passivamente, ma una viva materia prima per giochi, voli di fantasia, sogni ad occhi aperti e nuovi racconti ancora. L’invito di queste pagine è rivolto a chiunque abbia a cuore la passione della scrittura. Il fatto che una persona armata solo di creatività possa far vivere sulla carta la propria fantasia ci mostra come sia possibile riprendere in mano la nostra dignità di donne e uomini pensanti, togliendo dalla soffitta le carte impolverate che non abbiamo il coraggio di mostrare agli altri, per trasformarle in nuovi libri. Se riusciremo a sconfiggere quel senso di distanza (e di inferiorità) che separa chi legge e chi scrive, potremo scoprire che la scrittura non è una cosa riservata ai premi Nobel, ma una dimensione irrinunciabile della natura umana, che ci accompagna fin dai graffiti delle caverne. La grande particolarità di questo intarsio di narrazioni è proprio quella di prendere per mano il lettore avvicinandolo ad un autore che scende dal piedistallo di ‘mostro sacro’ su cui molti amano arroccarsi. Per questi ed altri motivi, questo libro è stato per me un motivo di speranza, che porta nel deserto della devastazione culturale una boccata d’aria e un po’ di respiro per dire che non è tutto perduto, e cose preziose come i libri e i racconti possono ancora ritagliarsi degli spazi di libertà fuori dalle logiche di mercato, stimolando la nascita di nuove voci. E’ con questa speranza che vi affido alla lettura dei racconti di Marco Milani, con l’avvertenza di non fare troppo caso alla parola ‘fine’. Siamo solamente all’inizio, e se in futuro sapremo sfruttare in maniera creativa e appassionata le possibilità offerte dalle nuove tecnologie dell’informazione, la realtà sociale e culturale che ci attende andrà oltre la più sfrenata e ottimistica fantasia. Buona lettura.
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