TOUR 2012-2013: "Orazione civile per la Resistenza" di Daniele Biacchessi con Gang e Michele Fusiello
Una guerra civile oppure una guerra di Liberazione contro la dittatura fascista e l'occupazione tedesca?
I termini sono importanti per definire l'esito della Storia.
TOUR 2012-2013: "Orazione civile per la Resistenza"
di Daniele Biacchessi con Gang e Michele Fusiello
LE DATE
17/11/12. Fabriano, Circolo Arci Corto Maltese, ore 19.
18/11/12.
19/11/12. Bologna, Sala del Silenzio, ore 21.
30/11/12. Cologno Monzese, Villa Casati, sala Pertini, or 21. Daniele Biacchessi in "Orazione civile per la Resistenza" con Laura Tussi e Fabrizio Cracolici . Organizzazione: Comune di Cologno Monzese.
07/12/12. Marchirolo, Comune, ore 21.
11/01/13. San Miniato, Teatrino dei Fondi, ore 21.
25/01/13. Nova Milanese, auditorium, ore 21.
26/01/13. Pavia, Spazio Musica, "
27/01/13. Arcore, Villa Borromeo, ore 21.
28/01/13. Milano, Teatro della Cooperativa ,”
09/03/13. Milano Niguarda, Centro Documentazione Anrtifascista, ore 21.
16/04/13. Busto Arsizio, Teatro Sociale, 21.
22/04/13. Carpineti (Reggio Emilia), auditorium, ore 21.
23/04/13. Arcore, strade della città.
27/04/13. Noli, ore 21.
SCRIPT
Cosa è accaduto in Italia tra l'8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945?
Una guerra civile oppure una guerra di Liberazione contro la dittatura fascista e l'occupazione tedesca?
I termini sono importanti per definire l'esito della Storia.
La guerra civile è un conflitto armato nel quale le parti belligeranti appartengono alla popolazione di un unico Paese.In Inghilterra (1642 - 1660), America (1861 - 1865), Spagna (1936 - 1939), si sono combattute vere guerre civili. Tra l'8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945, il nostro Paese é invece occupato dalle forze armate della Germania nazista e il nostro territorio trasforma in un distretto militare alle dirette dipendenze di Adolf Hitler, tramite
A nord organizzata sul piano logistico e militare da tutti i partiti e movimenti antifascisti italiani (comunisti, socialisti, democristiani, azionisti, demo laburisti, monarchici, anarchici), da buona parte dei soldati e ufficiali del disciolto esercito italiano dopo l'8 settembre 1943.
Una guerra di Liberazione sostenuta dalle forze anglo - americane. Fino alla vittoria finale.
E dal vivo attraverso il
Lo spettacolo aderisce all’associazione “Ponti di memoria” che riunisce i principali artefici del teatro e della musica di impegno civile.
BIOGRAFIA
Ha pubblicato decine tra libri, prefazioni e interventi. “La fabbrica dei profumi” (Baldini&Castoldi,1995), “Fausto e Iaio” (Baldini&Castoldi, 1996), “Il caso Sofri” (Editori Riuniti, 1998), “L’ambiente negato” (Editori Riuniti,1999), “10,25 cronaca di una strage” (Gamberetti, 2000), “Il delitto D’Antona” (Mursia, 2001), “Un attimo..vent’anni” (Pendragon, 2001), “Ombre nere” (Mursia, 2002), “Punto Condor. Ustica, il processo” (Pendragon,2002), “L’ultima bicicletta, il delitto Biagi” (Mursia, 2003), “Cile 11 settembre 1973″ (Franco Angeli, 2003), “Vie di fuga. Storie di clandestini e latitanti” (Mursia 2004), “
Nel 2001 scrive e dirige il docufilm “Il filo della memoria” (montaggio
“La storia e la memoria” (2004) , “Fausto e Iaio, la speranza muore a 18 anni” (2005), “La Fabbrica dei profumi. Il racconto
“Orazione civile per
“Il paese della vergogna” e “Passione reporter” con Marino e Sandro Severini dei Gang.
“I ventitré giorni della città di Alba” (2007) e “Il sogno e la ragione. Storie del ’68″, con
“
“Cento passi contro la mafia” (2010) con
“Storie dell’Altra Italia” con Gang e Massimo Priviero.
In forma di solo reading, ha scritto “Luigi Tenco, morte di un cantautore” e “Le crepe della memoria” per le vittime del terremoto dell’Aquila.
RASSEGNA STAMPA
“Daniele Biacchessi racconta un’Italia che sembra ormai vivere in una perenne ri(e)mozione forzata. Con la voce e la potenza di uno scrittore che è l’unico erede della narrativa civile di Pier Paolo Pasolini.”
Gian Paolo Serino, La Repubblica.
“Non gli servono effetti speciali. Bastano la sua voce e la musica di un paio di amici. Perché è la storia d’Italia, quella più fosca, più scomoda, più vergognosa, ad accapponare la pelle del pubblico.”
Bruno Ventavola, La Stampa.
“Le pièce teatrali d’impegno civile di Biacchessi vorrebbero essere un contributo a scostare le ante del Paese da quel muro che ne impedisce l’apertura «perché – riflette l’autore – una società che non può fare i conti col passato, non comprende il proprio presente e non può progettare il futuro.”
Lionello Mancini, Il Sole 24ore.
“Il suo stile comunicativo usa moduli differenti, spaziando tra musica e teatro. Quanto ai contenuti, resta coerente con l’idea che linguaggi diversi possano rendere più efficace la ricostruzione e la denuncia delle tante malefatte italiane. In nome di una verità che dovrebbe coincidere con la giustizia.”
Diego Carmignani, Terra.
“La parola di Daniele Biacchessi è netta. Intagliata in una voce pastosa e un filo affannata, perfetta per la radio, ma non priva di efficacia in scena.“
L’Eco di Bergamo.
“La sua vitalità artistica è un continuo fluire tra teatro e musica. Due mondi paralleli e di medesima estensione della sau poliedrica identità che da sempre corre su tre binari: ricerca della verità, memoria e identità, ovvero le persone al centro dei racconti“
Maddalena Tuffarulo, Tabloid.
“Daniele, allora, porta in giro per l’Italia il suo racconto con un tenace piglio da fresco cantastorie della memoria che attira e tira verso promettentissime prospettive di rigenerazione. Scrive all’inizio del libro “Orazione civile per la Resistenza: “Dedico questo libro agli studenti che nei teatri e negli auditorium sono venuti in camerino a cercare da me spiegazioni, percorsi bibliografici e informatici… A quanti in silenzio hanno ascoltato le mie narrazioni”. Gli studenti, i ragazzi.“
Andrea Liparoto, Anpi.it
“Storia, e orazione, intessute prima di tutto dai luoghi delle stragi (da Boves in Piemonte all’Hotel Meina sul Lago Maggiore, da Marzabotto a Sant’Anna di Stazzema fino alle Fosse Ardeatine), poi di date e di cifre di morte. Numeri disegnati col sangue di partigiani e semplici civili, donne, vecchi e bambini, condannati a morte da un esercito invasore che in un triennio esercitò un’inaudita violenza cancellando dalla faccia della terra l’essenza stessa del senso dell’esistenza umana.“
Davide Turrini, Il Fatto Quotidiano
“Biacchessi è curioso, un cercatore di verità. Da buon cronista, si era sempre chiesto chi fosse il fascista con le mani dietro la nuca , trascinato per le strade di Milano da alcuni partigiani armati, ritratto nella fotografia sulla copertina del saggio “Il sangue dei vinti” di Giampaolo Pansa. Nella didascalia del libro di Pansa, in seconda di copertina, si parla genericamente di “fascista ucciso il 28 aprile 1945”. Biacchessi non si è accontentato. Così è andato negli archivi e si è messo alla ricerca di questa immagine. Scartabella che scartabella, eureka!, l’ha trovata. Ed ha scoperto che si trattava di Carlo Barzaghi, l’autista di Franco Colombo, il comandante della legione autonoma mobile Ettore Muti di Milano. Barzaghi non è quindi un fascista qualsiasi, un innocente ucciso nei giorni dell’aprile 1945. È un esponente di spicco della Repubblica di Salò e si è macchiato di vari reati.“
Mario Avagliano, storico
“Biacchessi dedica l’Orazione Civile per la Resistenza ai giovani che ha incontrato al termine dei suoi spettacoli di teatro civile. A tutti i giovani che gli hanno fatto perdere treni per soddisfare domande, dubbi e che hanno implicitamente o anche involontariamente, suggerito idee, richiesto spiegazioni, percorsi bibliografici e informatici e che hanno ascoltato in silenzio le narrazioni.”
Laura Tussi, PeaceLink
INTERVISTE
” Molti anni fa dalle mie parti, la zona di Monte Sole, vicino a Marzabotto, ogni sera il nonno si metteva vicino al camino, caricava la pipa, beveva un goccio di grappa. Poi si girava e diceva a noi bambini: “allora…”. E iniziava un racconto: il vento che si infilava nella porta, lo scalpiccio dei soldati nazisti lungo i sentieri di Monte Sole, gli spari, le urla, il silenzio. Ogni sera lo stesso racconto, ma c’era sempre un particolare che lo rendeva diverso. Questo è il
Silvana Mazzocchi, Repubblica.
“Dimenticare mai. Per questo ho deciso di trasferire in teatro ciò che ho conosciuto, letto e ho anche trovato in termini di testimonianza. Perché penso che alla fine dei conti, soprattutto per le nuove generazioni, ma non solo, il teatro come l’arte in generale, può dare la possibilità di far nascere una nuova coscienza civile, un nuovo impegno civile nel nostro Paese.”
” Sento una partecipazione fortissima intorno a me, le mani che mi stringono, che mi accarezzano in segno di ringraziamento. Se leggo i miei spettacoli nella sala d’attesa della stazione
Bruno Ventavola, La Stampa.
“Siamo testimoni. Che vanno a cercare per gli altri, e raccolgono, e trasferiscono la Memoria. Noi abbiamo il dovere della Memoria. Ed è faticoso. Occorre informarsi, sapere di cosa si parla. Devi farti tu stesso memoria. Lo devi fare soprattutto per le nuove generazioni.”
“In teatro il dolore privato diventa dolore pubblico. Questa si può definire un’operazione politica.”
Laura Landolfi, Il Riformista.
“Non è normale il paese che consegna ai narratori il peso della sua memoria nazionale, che dovrebbe essere di tutti, perciò collettiva.”
Mattia Eccheli, L’Adige.
“Realizzare una messa laica, raccontando storie che avranno gambe per poter camminare fino a che qualcuno continuerà a tramandarle. E contemporaneamente smuovere le coscienze.“
Carla Cotterli, Il Salvagente.
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