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I LAVORATORI CONTRO L’INAIL

Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio

Un centinaio di lavoratori delle ex grandi fabbriche di Sesto San Giovanni (Breda, Marelli, Falck) hanno protestato questa mattina (16/01/2013) contro l’atteggiamento antioperaio dell’INAIL, davanti alla sede regionale della Lombardia.
Laura Tussi16 gennaio 2013

Gli ex lavoratori esposti all’amianto costretti a lavorare in reparti lager, come altri lavoratori e cittadini sottoposti alle fibre killer, hanno un’aspettativa di vita minore di circa 10 anni rispetto al resto della popolazione.

I LAVORATORI CONTRO L’INAIL

Un centinaio di lavoratori delle ex grandi fabbriche di Sesto San Giovanni (Breda, Marelli, Falck) hanno protestato questa mattina contro l’atteggiamento antioperaio dell’INAIL, davanti alla sede regionale della Lombardia.

 

Gli ex lavoratori esposti all’amianto costretti a lavorare in reparti lager, come altri lavoratori e cittadini sottoposti alle fibre killer, hanno un’aspettativa di vita minore di circa 10 anni rispetto al resto della popolazione. Per questo, dopo dure lotte dei lavoratori, fu approvata nel 1992 la legge 257 che metteva al bando l’amianto, stabiliva la sorveglianza sanitaria e risarciva i lavoratori concedendo loro alcune agevolazioni in materia pensionistica poiché morivano prima.

Con cavilli burocratici di ogni genere, l’INAIL finora ha continuato a non applicare la legge, negando la certificazione che permetterebbe ai lavoratori ex esposti amianto di andare prima in pensione, nonostante la loro esposizione sia certificata dai documenti del datore di lavoro e dall’ASL.

 

Contro l’atteggiamento dell‘INAIL lesivo della dignità, della salute, e dei diritti dei lavoratori abbiamo, rumorosamente, protestato. Non possiamo accettare in silenzio che il diritto di chi per anni ha lavorato esposto a sostanze cancerogene, in particolare l’amianto, sia impunemente calpestato, mentre l’INAIL accumula i contributi dei lavoratori. Invece di indennizzare gli infortunati e le malattie professionali aumentando le rendite, l’INAIL risparmia i soldi (dei lavoratori) sulla loro pelle, usandoli per scopi non certo nobili come la speculazione finanziaria, nel più totale e complice silenzio di partiti e sindacati.

L’INAIL ha accumulato un “tesoretto” di 25 miliardi di euro, e invece di usarli per le vittime, per i lavoratori infortunati e malati aumentando le quote previste per risarcire gli infortuni e le malattie professionali,  li usa per altri scopi.  L’INAIL è anche un ente in palese conflitto di interessi, essendo quello che deve riconoscere l’esposizione all’amianto e le malattie professionali ma anche quello che deve indennizzare.

 

Davanti alla protesta dei lavoratori vittime dell’amianto che attuavano il presidio, il direttore generale dell’INAIL regionale dott. Aniello Spina ha ricevuto una delegazione del nostro Comitato, che ha esposto le ragioni della protesta.

 

Il direttore, riconoscendo la validità delle nostre richieste e dopo essersi consultato con il direttore generale dell’INAIL di Roma, ha comunicato che tutte le pratiche giudicate negative dell’Ente in questi giorni verranno riesaminate in tempi brevi.

 

Il Comitato ha fatto presente che non ci accontenteremo di belle parole e che giudicheremo dai fatti l’impegno verbale dell’INAIL, preannunciando nuove mobilitazioni.

 

Cell.  3357850799                                                        Sesto S. Giovanni, 16 gennaio 2013

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