Dino Frisullo: 20.03 2003. Le bombe su Bagdad
Livide d'improvviso le luci di montagna.
Ferma e dolente la luce delle stelle.
Ammutoliti i richiami degli uccelli.
Alle quattro del mattino
la luna piena chiede silenzio al mondo.
Poggia l'orecchio al suolo e ascolta.
Le prime bombe su Baghdad
vibrano dalla terra nelle viscere..
Dopo ogni scoppio la lunga eco
e un milione di cuori di madri all'unisono
è il loro respiro affannoso
che l'Eufrate porta al mare come un grido.
Dorme Khawla la principessina
sulla corona di plastica preme un cuscino sua madre
si chiede se dovrà premere più forte
quando giungerà l'onda d'urto della bomba.
Dopo gli scoppi il tuono immenso
non è il mar rosso che s'innalza a spezzare la portaerei una ad una,
non è il deserto che si leva
a spazzare i blindati con fiato rovente di sabbia:
è il fragore di milioni di ruote
carri carretti motocicli in fuga
kurdi arabi povera gente stracci
danni correlati.
Nelle basi sibillano i video.
Sono limitati i computer dei signori della guerra.
Non registreranno il respiro il palpito il pianto.
Non avvertono il terrore e l'ira del mondo.
Non sentiranno aprirsi le acque del Mar Rosso.
Nel 1980-81 è in Irpinia durante il terremoto nell'attività di solidarietà e nelle lotte. Alla fine degli anni Ottanta a Roma, l'impatto con le lotte degli immigrati, l'esperienza della Pantanella, l'incontro con don Luigi Di Liegro, l'impegno con l'ancora esistente associazione Senzaconfine e il particolare legame con la comunità del Bangladesh, infine portavoce della disciolta Rete anti-razzista.
Ha lavorato a sostegno della prima intifada in Palestina attraverso strutture di cooperazione internazionale, in particolare attraverso l'associazione Al Ard. L'arrivo dei rappresentanti della lotta di liberazione kurda in Italia lo porta prima tra le fila dei sostenitori della causa kurda e delle rivendicazioni dei diritti del popolo negato in Turchia, poi in Turchia dove viene arrestato e processato. Inizialmente imputato per istigazione al separatismo, l'accusa viene poi "derubricata" in apologia di terrorismo per poterlo scarcerare ed espellere, con una sentenza ad un anno e mezzo di reclusione. Questa esperienza dopo 40 giorni di carcere e un processo, radicalizza il suo sostegno alla lotta kurda e lo spinge ad approfondire conoscenza e vicinanza. Tra i fondatori dell'Associazione nazionale "Azad per la libertà del popolo kurdo" ne è il portavoce fino all'ultimo.
Contemporaneamente, è fautore e sostenitore della presenza degli esuli kurdi a Roma, contribuendo al loro stanziamento nel Campo Boario e all'istituzione del Centro socio-culturale Ararat. Attivo e partecipe nei giorni della presenza di Abdullah Ocalan in Italia.
E' stato anche un giornalista militante, ha collaborato con il Manifesto e Liberazione e il settimanale Avvenimenti. Nell'estate del 2000 fu premiato per il racconto "Il giuramento", ispirato all'incendio del Serraino Vulpitta, centro di detenzione per immigrati in Sicilia.
Una raccolta dei suoi scritti è stata pubblicata dalle edizioni Alegre: "Con lo sguardo delle vittime. Guerre, migrazioni, solidarietà"
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