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Lezioni dalla Spagna alla democrazia americana

Gli Stati Uniti potrebbero imparare dalla Spagna un paio di cosette in materia di politica, di mezzi di informazione, di moralità pubblica e sul significato della parola democrazia.
20 marzo 2004
Paul Street - trad. Patrizia Messinese

Non giocate con i nostri morti

di Paul Street
17 marzo 2004

Oltre la lotta tra il Bene ed il Male: una sorpresa sgradita per la Casa Bianca.

Gli Spagnoli, violentemente scossi da un attacco terrorista evidentemente organizzato da Al Qaeda, si sono rifiutati di imboccare lo stesso sentiero, pericoloso e paranoico, percorso invece dagli Stati Uniti con la loro politica dopo l'11 settembre. Hanno rifiutato i discorsi ipocriti sul conflitto tra Islam, personificazione del male., e Occidente, il bene assoluto. Hanno rifiutato di assolvere acriticamente il loro governo da qualsiasi responsabilità riguardo le bombe di Madrid dell'11 marzo e di denunciare qualsiasi semplice discussione su eventuali responsabilità dello stato spagnolo, come prova tangibile di pericoloso "anti-ispanismo" e di considerarlo equivalente al giustificare le stragi. Hanno rifiutato l'affermazione categorica secondo la quale Al Qaeda ed i suoi affiliati sferrerebbero i loro attacchi secondo una pura casualità, solo per un odio diabolico ed insensato nei confronti della "liberta'" dell'occidente.

Hanno manifestato il loro dolore profondo, pubblicamente, senza ombra di sentimenti nazionalisti e militaristi, riuscendo a sottrarsi e ad andare oltre le strumentalizzazioni politiche e mediatiche. Hanno reso vani gli sforzi dei mezzi di informazione dello stato e delle grandi corporazioni dei media che cercavano di controllare la crisi tramite la manipolazione ed il condizionamento del pensiero, hanno marciato contro tutti i tipi di barbarie, compreso quello degli stati più potenti, i cui signori e padroni si nascondono in ville fortificate mentre i civili, innocenti, vengono uccisi dal terrorismo della "guerra al terrorismo". Loro, i cittadini, hanno rifiutato il governo di Aznar, principalmente perché è stato ritenuto che, affiancandosi a Bush nell'invasione dell'Iraq , avesse contribuito a quello che è poi successo l'11 marzo.

Sono riusciti a mantenere i nervi saldi, riuscendo a cogliere chiaramente il tentativo subdolo e orwelliano fatto dal governo di Aznar, col supporto dei mezzi di informazione, di addossare la colpa ai separatisti Baschi prima di averne le prove e nonostante le prime indicazioni dello stesso gruppo di Al Qaeda. "Non giocate con i nostri morti" gridava la folla colma di rabbia nelle strade di Madrid, la notte prima che la Spagna eleggesse Primo Ministro il candidato socialista che aveva costantemente criticato la politica imperiale di Bush ed aveva promesso di riportare le truppe spagnole a casa dalla sanguinosa ed illegale occupazione dell'Iraq, guidata dagli USA.

Una sgradita sorpresa per l'amministrazione Bush. Pensare che uno dei suoi "consiglieri anziani" aveva recentemente profetizzato che un eventuale attacco terroristico all'Europa l'avrebbe "spinta ancora più vicina agli Stati Uniti ed alla loro guerra al terrore" (New York Times, 15 marzo 2004)

Prendere atto della realtà: una possibilità della democrazia.

Il popolo spagnolo, rispecchiando così una cultura politica nazionale decisamente meno totalitaria di quella prevalente negli Stati Uniti, è stato capace di riconoscere che Al Qaeda ed altri terroristi islamici non attaccano obbiettivi occidentali a caso, motivati da un odio soverchiante per il "mondo libero" , senza dover per forza cercare scuse per macellai come Bin Laden. La maggioranza degli Spagnoli sa che i terroristi islamici attaccano obbiettivi scelti molto accuratamente e si concentrano su alcune specifiche linee di condotta provocatorie adottate dagli USA e dall'occidente, che molti nel Medio oriente (ma non solo) trovano inaccettabili. Come risultato, gli Spagnoli sono liberi di accettare e prendere atto della realtà dei fatti senza essere stigmatizzati e bollati come "anti-ispanici" e complici del terrorismo.

Loro possono cogliere quell'intuizione importantissima nell'eccellente saggio di Gilbert Achrar "Lo scontro delle Barbarie: l'11 settembre e la creazione di un nuovo disordine mondiale"
"" senza dover giustificare in alcun modo il terrorismo di massa" - scrive Achar - "si può ritenere responsabile il governo degli Stati Uniti (o della Spagna, n.d. P.S..) delle proprie azioni e dell'odio che finisce per provocare" Quando un cittadino ha la possibilità di fare questa semplice, democratica associazione di pensiero, osserva Achar, riesce anche a rendersi conto che un governo occidentale "si porta sulle spalle la propria parte di responsabilità per quello che accade ai propri cittadini quando questi finiscono per diventare degli obbiettivi di chi ritiene - cosa indubbiamente deplorevole e ingiustificabile - di volersi vendicare di un'oppressione esercitata da Washington (o da Madrid, n.d. P.S.), uccidendo civili statunitensi (o spagnoli, n.d. P.S.) " (Achar, Lo scontro delle Barbarie: l'11 settembre e la creazione di un nuovo disordine mondiale" (N.Y. monthly revew press, 2002, pag. 14).

Le opportunità dell'America

I cittadini statunitensi hanno l'occasione buona per dimostrare di aver imparato dai recenti eventi spagnoli e dalla loro stessa esperienza nazionale dell' 11 settembre. Il prossimo week end sono previste manifestazioni di massa negli Stati Uniti ed in tutto il mondo per celebrare il vergognoso 1° anniversario della sanguinosa, immorale, illegale, assolutamente inutile invasione dell'Iraq, propagandata cinicamente e resa possibile dalla manipolazione delle paure degli Americani dopo l'11 settembre, da parte della Casa Bianca.

Secondo "le ultime stime e valutazioni dei conservatori"- scrive John Pilger - il numero delle persone uccise durante l'invasione statunitense oscilla "tra i 21.000 ed i 55.000" e le bombe a grappolo hanno provocato " la morte di 1.000 bambini al mese," (John Pilger, intervista trasmessa dall'Australian Broadcasting System, l'11 marzo, www.zmag.org). In Iraq sono morti più di 500 soldati USA, ma il presidente Bush è stato troppo occupato con i suoi sostenitori e le loro raccolte fondi da record , per partecipare a uno qualsiasi dei funerali delle vittime. Migliaia di soldati americani sono stati feriti orribilmente, una realtà particolarmente spiacevole che l'amministrazione Bush ha fatto di tutto per tenere nascosta all'attenzione pubblica. Sicuramente l'ultimo slogan anti-Aznar "La guerra è vostra e i morti sono nostri" suonerebbe forte e chiaro per molti, specialmente tra le comunità e le famiglie della classe operaia che hanno dato i loro figli e figlie per Bush e la sua miserabile avventura nel Medio Oriente, gocciolante sangue e petrolio.

Per quanto riguarda le elezioni, il prossimo novembre gli Americani avranno l'occasione , da lungo tempo attesa, di far andare in pensione il loro pericoloso, dogmatico, meschino, aggressivo e assetato di potere
"Menzognere in capo" . George W . Bush col il suo stretto circolo di consiglieri, dottrinali, corporativi, cripto-fascisti hanno tratto fin troppi vantaggi dal terribile attacco ai civili statunitensi, che la Casa Bianca non ha fatto niente per prevenire e fin troppo per incoraggiare. Nel frattempo hanno architettato e poi disseminato una serie stupefacente di falsità, partite dalle alte cariche dello stato e trasmesse dai mezzi di informazione, compresa l'assurdità secondo la quale il miserando regime di Saddam Hussein avrebbe rappresentato una minaccia per gli Americani (o anche per le stesse nazioni confinanti con l'Iraq) e che avesse dei legami importanti con i terroristi dell'11 settembre.

La vita della gente comune, a casa e all'estero, adesso è incommensurabilmente più difficile e precaria, sotto qualsiasi aspetto, a causa della risposta razzista, plutocratica, Orwelliana e repressiva dell'amministrazione imperialista di Bush ai fatti dell' 11.09, che per la Casa Bianca ha rappresentato un' occasione vantaggiosa per promuovere l'impero all'estero e l'ineguaglianza (e la repressione) a casa.
C'è da meravigliarsi quindi se l'11.09 è stato il leit motiv degli spot della nuova campagna elettorale di Bush II° ? Nelle strade, sul web, al telefono e nella cabina elettorale è tempo che gli Americani dicano a George Secondo ed i suoi amici, le stesse parole che abbiamo sentito echeggiare nelle marce dell'ultimo fine settimana in Spagna: "BUGIARDI,..NON GIOCATE CON I NOSTRI MORTI"

Paul Street

Note: articolo originale:
http://www.zmag.org/content/showarticle.cfm?SectionID=33&ItemID=5163

Tradotto da Patrizia Messinese, il 19 marzo 2004. L'utilizzo di questa traduzione e' liberamente consentito citandone la fonte (Associazione PeaceLink) e l'autore (Patrizia Messinese).
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