Il tessitore dei diritti umani
«Abbiamo un'altra sofferenza, pesantissima. Ed è il rendere schiavi i bambini. Schiavi per cose innominabili e vergognose, ma schiavi anche per un guadagno infame. Infame. Nel mondo, bambini che lavorano come schiavi, perché la gente si arricchisca, è spaventoso, è sotto maledizione di ogni uomo che creda nei valori dell'uomo.
Ricordo, a Siena, quella bella iniziativa per l'infanzia violata e negata. Ricordo che in questi giorni è venuta una richiesta per ricordare te, piccolo Iqbal, piccolo lavoratore pachistano, ucciso perché difendevi l'ultimo straccio dei tuoi diritti. Bambini, siamo con voi. Se nascerà questa "Giornata a difesa del bambino", il Capo dello Stato italiano è in appoggio totalmente.
Oscar Luigi Scàlfaro, Palazzo del Quirinale, 31 dicembre 1997
Chi è stato Iqbal Masih
La storia di Iqbal Masih – purtroppo – è una storia molto semplice. Iqbal nasce in Pakistan in una famiglia molto povera e viene ceduto a usura a un mercante di tappeti.
Inutile dire che, nemmeno con la sua vita intera, avrebbe estinto il suo debito. Il suo piccolo debito iniziato a soli quattro anni, con 600 rupie pakistane (poco più di 6 dollari statunitensi), quando la famiglia decise di venderlo, consapevole di ricavarne un profitto trasformandolo in schiavo.
I turni di lavoro non conoscono soste e in Pakistan i bambini sono richiesti poiché le loro mani sono più piccole e riescono a lavorare i tappeti più facilmente; in secondo luogo vi è la questione del salario che si aggira sulle 50 rupie a settimana (circa mezzo dollaro) per dodici ore al giorno di lavoro per sei giorni a settimana.
Iqbal non è diverso dai tanti, anzi: è come tutti gli altri bambini. Conosciamo la sua storia perché un giorno un attivista del BLLF (Fronte di Liberazione del Lavoro Schiavizzato) spiegò ai ragazzi che lavoravano alla fabbrica di tappeti che la loro condizione era illegale. Potevano andarsene quando volevano. Era la prima volta che Iqbal sentiva parlare di diritti, dei suoi diritti.
Scappò dalla fabbrica e andò al comitato BLLF dove raccontò la sua storia. La libertà durò poco: quando Iqbal andò in commissarriato per denunciare il suo datore di lavoro questi – che era ben più sensibile al vil metallo che alla storia di prigionia di Iqbal – fece quel che ogni poliziotto corrotto farebbe.
Gli attivisti del BLLF non lasciarono solo Iqbal: o la sua libertà, o una tempesta giudiziaria e a mezzo stampa contro il padrone. Ma vincere una battaglia non significa vincere una guerra. Il padrone sapeva bene, infatti, che lasciar andar via Iqbal significava perdere credibilità e – potenzialmente – perdere il resto della sua manodopera a basso costo.
Così, mentre Iqbal viene notato da Eshan Ullah Khan (leader del BLLF), il quale vuole che studi affinché diventi un bravo avvocato – contemporaneamente – gli fa girare il mondo per raccontare la sua storia, dall'altro lato il padrone medita la sua vendetta.
Iqbal ricomincia a studiare senza interrompere il suo impegno di piccolo sindacalista. Ottenne un premio per la Gioventù in Azione (sponsorizzato dalla Reebok) di quindicimila dollari, con il quale decise di finanziare una scuola in Pakistan. In una conferenza a Stoccolma, affermò che "Nessun bambino dovrebbe impugnare mai uno strumento di lavoro. Gli unici strumenti di lavoro che un bambino dovrebbe tenere in mano sono penne e matite". Ricevette una borsa di studio per studiare in America, ma la rifiutò: aveva deciso di rimanere in Pakistan, per proseguire la sua campagna.
Nel 1995, nella città di Lahore, partecipò ad una conferenza contro la schiavitù dei bambini. Grazie a lui, circa tremila piccoli schiavi poterono uscire dalla loro condizione: sotto la pressione internazionale, il governo pakistano iniziò infatti a chiudere decine di fabbriche di tappeti.
La sua storia però è breve. Il 16 giugno 1995 gli spararono a bruciapelo con un'arma da fuoco. Non erano in tanti a desiderare la morte di quel bambino, ormai sindacalista. La polizia fu persino accusata di collusione con gli assassini. Ma questa è un'altra storia.
Lo sfruttamento minorile in Pakistan
In Pakistan oltre sette milioni di bambini vivono come veri e propri schiavi, costretti a lavorare nei campi, nelle fornaci di mattoni, nelle fabbriche di tappeti, per padroni avidi e senza scrupoli.
Vengono incatenati, picchiati e torturati in ogni modo.
Lavorano dall’alba al tramonto!
Ricevono come salario, per la loro fatica, una rupia al giorno!
I loro padroni – invece – si arricchiscono vendendo tappeti pregiati ai mercanti occidentali!
La polizia sa tutto ma non interviene perché corrotta!
Ma ora c’è una legge, anche nel nostro Paese, che obbliga a chiudere le fabbriche clandestine e ad arrestarne i proprietari.
Facciamola rispettare!
Mettiamo fine a questa vergogna che disonora il nostro Paese!
I nostri figli hanno il diritto d’essere solo bambini!
Rivolgetevi a noi!
Lottate con noi!
Fronte per la Liberazione dal Lavoro Minorile
Nonostante l'incessante lavoro di alcune coraggiose organizzazioni sindacali locali e di organizzazioni non governative, lo sfruttamento minorile in Pakistan viene ritenuto perfettamente legale.
Se non fosse per questo enorme esercito di schiavi l'economia del Paese non crescerebbe a ritmi così vertiginosi, mentre un terzo della popolazione urbana continua a vivere sotto la soglia di povertà con tassi di mortalità infantile di circa il 15%.
Nel Pakistan un ragazzo su cinque non viene nemmeno iscritto alle scuole, mentre il 50% circa abbandona gli studi dopo pochi anni.
Un bambino pakistano cuce mediamente quattro palloni al giorno, che verranno venduti a circa 20 dollari, mentre il valore reale si attesta su pochi dollari. In Italia e in altri stati europei, a seguito di varie indagini e campagne di pressione, si è deciso di non acquistare i palloni fabbricati da questi bambini, ma non si può parlare ancora di risultati concreti.
Il manifesto riportato nel riquadro qui a fianco è la traduzione di un proclama del sindacato BLLF, lo stesso che aiutò Iqbal ad uscire dalla schiavitù pagando - anche al suo interno - un caro prezzo.
World’s Children’s Prize Foundation
Vogliamo un mondo dove i diritti dei bambini siano universalmente rispettati e dove ogni nuova generazione cresca senza crudeltà cittadina del mondo.
Queste sono le poche e semplici parole con le quali il World's Children's Prize Foundation si presenta. E subito dopo aggiunge:
Per catalizzare la crescita e lo sviluppo di una comunità globale più umana attraverso programmi educativi integrati a livello mondiale, coinvolgendo un numero crescente di bambini in tutto il mondo. Il programma prevede: la responsabilizzazione dei bambini, soprattutto quelli che soffrono le violazioni dei loro diritti, dando loro una voce sulla scena mondiale, il rispetto dei loro diritti e la fiducia nel futuro, come definito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia.
Iqbal Masih è stato il primo bambino a ricevere, anche se postumo, il World's Children's Honorary Award nel 2000, per la sua lotta a favore dei diritti dei bambini schiavi del debito.
Il World’s Children’s Prize è un programma didattico per voi e per tutti gli altri bambini! Il nostro obiettivo è un mondo più umano, dove i diritti dei bambini siano rispettati da tutti.
Il lavoro è semplice quanto ambizioso: ogni anno, tre eroi dei diritti dei bambini vengono selezionati dal WCP Child Jury per essere candidati al World’s Children’s Prize . Col passare del tempo milioni di bambini hanno imparato a conoscere i diritti dei bambini e la democrazia. Il programma del World’s Children’s Prize si conclude con il voto dei bambini di tutto il mondo per eleggere il loro Child Rights Hero in una votazione globale. Negli anni precedenti hanno votato oltre sette milioni di bambini.
Naturalmente il World’s Children’s Prize ci pone un'unica domanda: volete unirvi a noi?
Allegati
Iqbal: il tessitore dei diritti
Bergmar Produktion HB1814 Kb - Formato pdfTesto: Mangnus Bergmar; Illustrazioni: Jan-Åke Winqvist; Traduzione: Marika Romano; Revisione: Piera Biffardi; Adattamento: Giacomo AlessandroniCopyright © Bergmar Produktion HBTutti i diritti riservati
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