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20 marzo, fischi a Fassino e giornali: un incubo mediatico

Un consumo critico anche per l'informazione
22 marzo 2004

Una riflessione semplice sui piccoli fatti accaduti al corteo del 20 marzo. Dei grandi fatti, sappiamo: milioni di persone in tutto il mondo hanno manifestato per la pace, contro la guerra (e dunque contro il terrorismo). Milioni in piazza "convocati" da un idea e non da un partito. Nessun partito al mondo, mai, ha mobilitato tanta gente su un'idea, su un progetto di vita. Un partito, sia nazionale, sia europeo, oggi non è in grado di farlo. Quello che si chiede ai nostri rappresentanti al Parlamento, oggi, è di rappresentare questa idea e questo progetto. Non tutti lo fanno, pochi se ne preoccupano.
E veniamo ai piccoli fatti. La cosidetta aggressione a Fassino. Sono arrivata pochi minuti dopo. C'erano colleghi e semplici manifestanti. Mi è stato detto: "Hanno fischiato Fassino, sì, c'è stato un po' di trambusto.... qualche schiaffo col servizio d'ordine, ma insomma niente di drammatico. Perché sono voluti entrare proprio qui? Perché non hanno scelto un altro pezzo del corteo?" Non lo so, francamente. Qualcuno mi dice pure che il camion dei Disobbedienti si era messo "in mezzo" come a "proteggere" il segretario dei Ds, per non farlo vedere, insomma. Insomma, quelli che erano lì - per la precisone due signori di circa 50 anni, tre ragazzi non romani - hanno minimizzato. Poi leggo i giornali, ieri, oggi e leggo altre storie. Un "gesto" che monta, al di là di ogni testimonianza. Addirittura Lama, addirittura il profondo solco della sinistra. Solidarietà del Governo a Fassino. Polemiche a non finire: il movimento deve fare chiarezza, la sinistra si divide... Un vero e proprio incubo mediatico. Perché si vuole dare dignità politica a questa polemica? Chi deve fare i conti con chi? Come mai Rutelli e altri espontenti del variegato mondo del centrosinistra hanno partecipato tranquillamente al corteo?
Come è stata costruita questa vicenda? Non dovremmo lanciare un segnale all'informazione cosidetta "libera" di questo paese? Non dovremmo dire che ci interessa di più parlare del ritiro delle truppe e comunque dell'Iraq e della guerra che non del regolamento di conti interno alla sinistra? Certo, visto che le manifestazioni nel mondo sono state un successo e non c'è verso, dunque, di additare nessuno al pubblico ludibrio, i giornali si buttano sui ds, Diliberto, i verdi, Casini, commentano, pontificano, celebrano e soprattutto chiedono scomuniche (e questo si addice bene alla nostra tradizione politica).
Non cadiamo in questa trappola. Non lo facciamo. Il mezzo violenza è già stato allontanato da questo movimento, quello che c'era da dire è stato detto. Proviamo a dire altro, proviamo a premere sull'informazione, sui giornali. Se inondiamo di email i parlamentari facciamolo anche di più con le redazioni. Creiamo catene di posta, scriviamo ai direttori lettere circolari chiedendo un'informazione migliore (che serve, eccome, per un mondo migliore), facciamo delle liste di gradimento delle notizie e facciamole firmare dai cittadini, dalle associazioni. Anche per l'informazione adottiamo un consumo critico. Come con la spesa, facciamo le nostre "notizie per la Pace". E facciamolo sapere in giro.

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