Lettera di un lillipuziano nonviolento ad un diessino ferito
Caro Fassino,
a vederti li', spaurito ed indifeso come un pulcino sulla prima pagina dell'Unita' di oggi, stava venendo voglia anche a me di inviarti la mia sentita e commossa solidarieta' per quel che ti e' capitato a Roma, al corteo del 20 marzo.
Magari, alla fine di questa lettera, mi uniro' anch'io al coro dei ‘democratici che rifiutano la violenza'. Ma prima vorrei dirti alcune cose su quello che io, amico della nonviolenza, intendo per ‘violenza' in modo tale che, forse, tu possa essere aiutato a capire come mai qualcuno ti consideri un ‘violento' mentre tu continui a considerarti un ‘pacifista' . Da solo, mi pare, non riesci a spiegartelo. D'altra parte anche Bush e molti americani, davanti all'11 settembre, si sono chiesti ‘perche' tanto odio ?'e lo stesso Berlusconi, Unto del Signore, non concepisce proprio i motivi di tali e tanti accanimenti nei suoi confronti. Quindi ci deve certo essere una difficolta' a capire le ragioni di tali ‘fraintendimenti', soprattutto quando si diviene vittima di aggressioni.
Provo quindi a darti qualche suggerimento, qualche indizio per evitare che simili nefandezze riaccadano ( e le probabilita' sono, come tu ben sai viste le tue pregresse esperienze storiche, molto alte...).
La violenza oggi si esercita attraverso la costruzione legale di dominii strutturali e culturali, che limitano il loro ricorso all'aggressione palese ed esplicita, ma controllano idee, atti e contesti mediante una quotidiana aggressione coperta ai nostri pensieri e alle nostre emozioni.
I poteri che agiscono istituzionalmente e legalmente la violenza secondo queste modalita', e ne detengono il monopolio, possono essere attualmente cosi' definiti:
-le istituzioni economico/finanziarie (multinazionali, banche, borse...)
-le istituzioni politiche (i ceti politici professionali, le organizzazioni burocratiche...)
-le istituzioni informative e dello ‘spettacolo' (i mass-media, i circuiti produttivi di ‘cultura')
-le istituzioni militari (gli eserciti, le forze di polizia, i servizi segreti, le alleanze internazionali...).
Le possibilita' attuale di incidere su questi poteri istituzionali e di limitarne la violenza e' limitatissima. La guerra in Iraq ne e' stata l'ennesima controprova: nonostante l'attivazione di milioni di persone nel mondo, e la loro uscita dalla passivita' in cui il modello suddetto le induce, le istituzioni della violenza hanno deciso altrimenti e la guerra si e' fatta ed e' ancora in corso.
Il partito dei DS da te guidato, insieme ai partiti del centro destra e del centro sinistra, collaborano sostanzialmente e concretamente al mantenimento e allo sviluppo di questo sistema di violenza.
Ci sono certo differenze (tra i partiti, tra i parlamentari, tra gli attivisti...), ma non sul modello di fondo: sviluppo economico, professionismo politico, controllo dell'informazione e sicurezza militare rappresentano anche per voi i pilastri dell'unica vita possibile oggi.
I vostri programmi politici ed elettorali anche futuri ne sono intrisi, e non lasciano speranza sulla vostra disponibilita' al cambiamento (e figuriamoci su quella delle forze ‘di destra e di governo').
Questa percezione, che -ti garantisco- e' molto diffusa, puo' produrre rabbia o rassegnazione.
La seconda porta alla passivita' e all'impotenza, la prima puo' indurre ad un'attivazione.
Io direi, dal mio punto di vista, sempre meglio l'attivazione che la passivita'.
Ma non so se tu saresti d'accordo.
Da amico della nonviolenza, e' chiaro, preferisco l'attivazione non aggressiva a quella aggressiva, ma non tutti sono cosi' creativi ed ironici da riuscire ad evitare urla, spintoni e minacce.
Ne' tu sei cosi' stupido da evitare di utilizzare l'aggressione per poter apparire soltanto vittima dei facinorosi e non anche un sostenitore del sistema violento di cui sopra.
E' un gioco vecchio, gia' visto, che fa male a tutti.
Soprattutto alla vera politica e alla vera pace.
Cosa potrebbero fare i movimenti per non ricadere in questo vecchio, lurido gioco ?
In quattro parole, direi:
-non entrare in simmetria, essere ‘intelligenti' ed innovativi nel loro modo di agire
-non essere dipendenti dai partiti, sia strutturalmente che culturalmente
-fare informazione indipendente
-proporre alternative credibili alla forza militare.
Su questi piani essenziali siamo ancora molto agli inizi. Paradossalmente, potrei dire che il livello su cui siamo piu' avanti mi appare oggi il quarto. Seguono il primo ed il terzo; il secondo e' quello in cui siamo piu' indietro.
Ma i tempi, forse, sono maturi.
Caro Fassino, lo so che non sarai d'accordo quasi su nulla.
Non me ne stupisco, anzi.
Spero pero' che abbia letto queste righe e che ti possano essere d'aiuto a capire come mai in tanti siamo cosi' arrabbiati con te.
Credo e spero che, nel tempo, valgano piu' di tante odierne pelose solidarieta'...
Pace e bene
Enrico Euli
Cagliari 22.3.04
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