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I paesi ex-coloniali affilano i coltelli.

Siria: appello contro una nuova guerra di conquista

Basata su pretesti inverosimili, si profila l'ennesima guerra umanitaria for profit.
7 settembre 2013
Patrick Boylan

La Siria sotto attacco.

 

Siria. Senza sapere che cosa è successo né chi è stato, applicando il principio di colpevolezza senza prove e a dispetto del cui prodest, Usa-Francia-Gran Bretagna rivendicano la necessità di un attacco diretto alla Siria, parlando dell'"oscenità morale del regime siriano". L’oscenità morale è questa guerra.

Chiediamo a tutti di protestare nelle strade. Non si può permettere ai paesi ex-coloniali di attaccare la Siria, scatenando un’ennesima guerra, senza prove che individuino in modo certo i reali autori del lancio di gas il 21 agosto, la cui natura tra l’altro è ancora da definire come indicano vari esperti internazionali.

Anche il generale Camporini, già capo di stato maggiore della difesa e vicepresidente dello IAI, ritiene che al regime siriano non convenga affatto usare i gas come arma, attirandosi le prevedibili reazioni mondiali, oltretutto in un momento di netto vantaggio militare sul campo e proprio all’arrivo degli ispettori ONU. Il regime non potrebbe essere così autolesionista.

A chi conviene allora? Chiaramente creare un incidente intorno all'uso di un gas letale conviene alle forze ribelli. Stanno perdendo sul terreno. Da mesi chiedono un intervento armato occidentale di appoggio, che non arriva per via del veto russo e cinese nel Consiglio di Sicurezza. Allora non è fantascienza immaginare che gli stessi ribelli abbiano potuto usare un gas letale (fornito dai Servizi Segreti occidentali in granate sottratte dall'arsenale di Assad) contro alcune centinaia di civili in un quartiere di Damasco. Ciò per fornire una "prova" contro Assad e creare un pretesto per consentire agli USA di intervenire militarmente in Siria, al di fuori dell'ONU.

Non è nemmeno fantascienza immaginare che gli stessi ribelli, per creare maggiore sgomento, abbiano poi potuto fabbricare e videoregistrare scene di intossicazione mai avvenute, per poter pretendere che, non alcune centinaia, ma ben 1,700 civili siano stati sterminati dal regime. (I video che pretendono di mostrare tali scene sono stati caricati su YouTube alcune ore PRIMA del presunto utilizzo del gas letale. Qualcosa non quadra, decisamente.)

NON CI CASCHIAMO UN'ALTRA VOLTA. Rifiutiamo la propaganda di guerra con la quale i media ci inondano.

Di falsi pretesti per lanciare una guerra ne abbiamo già visti troppi. Di recente, ad esempio, in Iraq (la falsa fiala di gas letale mostrato da Colin Powell al Consiglio di Sicurezza) e in Libia (il video delle fosse comuni delle presunte vittime di Gheddafi, rivelatosi poi una bufala, e le accuse dell'uso di aerei da combattimento contro i manifestanti libici, in seguito dimostrate false dai rilievi satellitari russi). Ma falsi pretesti di guerra ci sono stati anche in passato – ad esempio, nel 1964 nel Golfo del Tonchino (per giustificare l'intervento armato USA nel Vietnam) e nel 1999 nella Jugoslavia (per giustificare i bombardamenti NATO e italiani), e via discorrendo.

Ora, per avere un pretesto per bombardare la Siria e far vincere le milizie ribelli pro-NATO, i leader di alcuni paesi NATO denunciano, senza mostrare nessuna prova, un crimine di guerra che sarebbe stato compiuto dal regime siriano (uso di gas letale). E lo denunciano ancor prima del termine del lavoro d'ispezione degli esperti ONU inviati sul posto. Non solo, ma nel denunciare il regime come autore del bombardamento con gas letale, contraddicono il principio del cui prodest. Infatti, solo le forze ribelli potrebbero avere interesse a compiere quel bombardamento, attribuendo poi la colpa al governo.

NON LASCIAMOCI TRASCINARE IN UN'ALTRA GUERRA SOTTO FALSI PRETESTI!

SCENDIAMO IN PIAZZA PER DIRE “NO” A QUALSIASI INTERVENTO ARMATO OCCIDENTALE IN SIRIA.

E DICIAMO SI' ALLA CESSAZIONE DELLE FORNITURE DI ARMI. SI' AL DIALOGO TRA LE PARTI. SI' AI MOVIMENTI DI RICONCILIAZIONE POPOLARI (AD ESEMPIO, MUSSALAHA, MA ANCHE ALTRI). SI' AD UN RUOLO DA PROTAGONISTA PER LA SOCIETÀ CIVILE NON VIOLENTA.

PEACELINK LO RIBADISCE: LA VIOLENZA NON VA COMBATTUTA CON LA VIOLENZA. L'UNICA SICUREZZA È LA PACE.

COSA PUÒ FARE ALLORA L'ITALIA PER PROMUOVERE LA PACE IN SIRIA?

  • VIETARE L'USO DELLO SPAZIO AEREO ITALIANO PER MISSIONI DI GUERRA USA O NATO IN SIRIA: gesto simbolico se i missili verranno sparati dalle navi USA, ma segnale comunque importante -- come, del resto, il rifiuto da parte del governo, ventilato il 27.8.2013, di consentire l'uso delle basi NATO aeronavali in Italia per operazioni in Siria senza l'egida ONU;  

  • RIFIUTARE COSÌ DI ESSERE LA PORTAEREI PER ATTACCHI AI PAESI VICINI, E PORSI COME PONTE DI PACE NEL MEDITERRANEO;

  • FAR VENIRE I PARLAMENTARI SIRIANI (PRO E CONTRO L'ATTUALE GOVERNO), A CUI IL GOVERNO MONTI HA NEGATO L'INGRESSO, PER STUDIARE LE SOLUZIONI POLITICHE ALL'ATTUALE CRISI;

  • RITROVARE COSÌ LA VOCAZIONE DIPLOMATICA INTERNAZIONALE CHE L'ITALIA SVOLSE CON TANTO SUCCESSO NEL RINASCIMENTO.

 

---------------- APPENDICE ------------------

Alcuni fatti a sostegno di quanto affermato...

1.Nel maggio del 2013, Carla Del Ponte, membro della Commissione Onu che indaga sui crimini di guerra in Siria, dichiarò: “Abbiamo potuto raccogliere alcune testimonianze sull’utilizzo di armi chimiche, e in particolare di gas nervino, ma non da parte delle autorità governative, bensì da parte degli oppositori e dei resistenti”. “Per il momento noi abbiamo solo elementi sull’uso di armi chimiche da parte dagli oppositori.” In quel caso gli stessi paesi che oggi sono pronti ad attaccare la Siria non presero alcun provvedimento, lasciando cadere nel dimenticatoio una informazione di questa portata. Del resto il 30 maggio la polizia turca trovò un deposito di armi chimiche detenuto dal fonte Al Nusra.

2.   Sugli autori. Il sito dell’opposizione nonviolenta SyriaTruth, il cui coordinatore è un oppositore ad Assad in esilio, Nizar Nayouf, sostiene che due missili provenienti dall’opposizione armata, dal quartiere di Duma, con componenti chimiche, sono caduti in quell’area per errore mentre volevano colpire l’esercito di Assad ad Al-Abbasiyyen Square. Syriatruth riferisce che l’ambasciatore russo ha dato all’Onu immagini da satellite sospette di missili che proverebbero che l’attacco è arrivato da zone controllate dall’opposizione.

3.   Medici senza frontiere ha ricevuto telefonate da presidi medici clandestini nel governatorato di Damasco gestiti dall’opposizione (e nei quali il personale di Msf non è presente), che denunciano un afflusso di migliaia di pazienti con sintomi da avvelenamento da gas neurotossici, con oltre trecento morti. Ma di questo non esistono video né foto. Soprattutto Bart Janssens, direttore delle operazioni di Msf, dichiara:  “MSF non può né confermare scientificamente la causa di questi sintomi, né stabilire chi è responsabile per l'attacco". Quanto ai video che circolano da giorni, essi suscitano vari dubbi e fanno credere a manipolazioni perché…

4.   …I video sono stati caricati su YouTube il 20 agosto attraverso il conto Majler Rif. Eppure l’opposizione parla dell’attacco avvenuto il 21 agosto alle 3 del mattino. Anche considerando il fuso orario, comunque sono stati caricati varie ore prima dei presunti attacchi. Secondo esperti citati dai media, alcune scene appaiono artefatte né appaiono evidenti i tipici sintomi del gas sarin. Inoltre diversi Stati stanno strumentalizzando le dichiarazioni di Msf.

5.   Aggiungiamo che l’interferenza esterna è la vera causa della tragedia siriana. "Se gli stranieri che combattono in Siria se ne andassero, in 48 ore tornerebbe la pace", ha detto monsignor Nazzaro già vescovo ad Aleppo. Il Times ha scritto che i combattenti stranieri sono almeno diecimila. Da mesi circolano notizie di campi di addestramento congiunti statunitensi e giordani, dove le forze militari dei due paesi stanno preparando squadre di ribelli anti–Assad. Scrive Le Figaro: “Secondo le nostre fonti, i ribelli supervisionati da commando giordani, statunitensi e israeliani si stanno muovendo da alcuni giorni verso Damasco. E secondo il giornale israeliano Debka File “Sarebbero 550 i miliziani in marcia”.

Note: Rielaborazione di un documento Rete NoWar-Roma – 27-8-2013 - che appare sul sito Sibialiria: http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=1899
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