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Un motivo per dichiarare guerra si trova

Pressenza pubblica la traduzione italiana della trascrizione integrale delle ultime intercettazioni che stanno facendo scandalo in Turchia
Laura Tussi30 marzo 2014

Pressenza - International Press Agency pubblica la traduzione italiana della trascrizione integrale delle ultime intercettazioni che stanno facendo scandalo in Turchia. La traduzione è a cura di Murat Cinar e Murat Erol.

Un motivo per dichiarare guerra si trova


Pressenza pubblica la traduzione italiana della trascrizione integrale delle ultime intercettazioni che stanno facendo scandalo in Turchia. La traduzione è a cura di Murat Cinar e Murat Erol.

Le fonti originali dei video sono:

La registrazione del dialogo tra ll Ministro degli Affari Esteri, Ahmet Davutoğlu, Il sottosegretario del Ministro degli Esteri, Feridun Sinirlioğlu, Il vice comandante di Stato Maggiore, Yaşar Güler, ed il sottosegretario ai servizi segreti(MIT) Hakan Fidan è stata diffusa il 27 Marzo attraverso un account Youtube su internet. I portavoci del governo non hanno smentito il dialogo aggiungendo che la pubblicazione di questa registrazione è un tradimento alla patria. Lo stesso giorno durante il comizio elettorale che ha svolto il Primo Ministro Recep Tayyip Erdogan nella città di Diyarbakir ha parlato così: “Divulgare la registrazione di un incontro così importante è un atto immorale, indegno e da traditori”. Sempre il 27 Marzo il Ministro degli Affari Esteri, Davutoglu, nella città di Kutahya anche lui nell’ambito di una manifestazione elettorale non ha negato la veridicità delle registrazioni dicendo: “Non vorrei parlare del contenuto di queste registrazioni, ci sono alcune parti anche modificate. Si tratta di un attacco cibernetico”. Lo stesso giorno la Presidenza per la Telecomunicazione (TIB) ha impedito l’accesso a Youtube in tutto il Paese.

Il giorno dopo il vice portavoce delle Nazioni Unite Farhan Haq durante un incontro ordinario con la stampa in merito a quello che è successo ha parlato così: “La posizione delle Nazioni Unite in merito alla Siria è netta e chiara. Conoscono tutti il nostro impegno diplomatico in questo problema. Continueremo in questa direzione. Siamo contro l’idea di armare le parti in Siria. Stiamo incoraggiando tutti i paesei, soprattutto quelli confinanti, di lavorare per fermare gli scontri ed invitare a tavolo lo stato siriano con le opposizioni per fare pace”.

Le registrazioni audio trattano delle progettazioni di un eventuale intervento militare in Siria da parte della Repubblica di Turchia creando eventualmente delle giustificazioni artificialmente.

Ecco tutta la registrazione integrale:

Ahmet Davutoğlu: Non ho capito l’altro discorso.  C’è qualcosa che deve fare il nostro ministero? Abbiamo altre cose da fare. Se decidiamo qualcosa, non dovremmo fare una comunicazione alle Nazioni Unite ed al Consolato di Istanbul del regime siriano?

Feridun Sinirlioğlu: Però se lì decidiamo di fare un’operazione deve avere l’effetto sorpresa. Qualsiasi cosa decidiamo di fare, non dovremmo avvisare nessuno.

Ahmet Davutoğlu: Ok, però bisogna fare le preparazioni. Non dovremmo avere problemi a livello internazionale. Inoltre ho parlato anche col Presidente della Repubblica, se i nostri carri armati entrano, siamo già in Siria no?

Yaşar Güler: Certo.

Ahmet Davutoğlu: No, ora tra entrare coi carri armati e con gli aerei…

Yaşar Güler: Forse si può dire al Consolato Siriano, tanto ora ISID (Organizzazione armata di matrice islamica – Stato Islamico di Iraq e Damasco) lavora insieme al regime. Quella terra è un territorio turco.

Ahmet Davutoğlu: L’abbiamo già dato. Li abbiamo già avvisati.

Hakan Fidan: Forse il Ministero degli Esteri deve occuparsi della coordinazione.

Ahmet Davutoğlu: Posso coordinare la diplomazia, ma i militari

Feridun Sinirlioğlu: Io l’ho già detto. La situazione è diversa. Ora per un’operazione contro ISID dal punto di vista del diritto internazionale ci sono le giustificazioni. Diremo che sono Al Qaida, quindi nessun problema. E poi se consideriamo il Santuario di Shah Suleyman (il Santuario che appartiene allo Stato turco, ma si trova all’interno della Siria), si tratta di difendere il territorio nazionale

Hakan Fidan: Se questo succede, all’interno possono esplodere un sacco di bombe. I confini non sono sotto controllo.

Feridun Sinirlioğlu: Certo, certo, le bombe all’interno, loro le faranno esplodere.

Yaşar Güler: Dovremmo appoggiare il Sig. Hakan per procurare armi e munizioni all’opposizione

Ahmet Davutoğlu: Come abbiamo usato le forze speciali nel Nord Iraq quando c’erano dei problemi? Anche lì dovevamo usarli. Dovevamo istruire gli uomini lì. Comunque non possiamo fare questo, la diplomazia…

Feridun Sinirlioğlu: L’avevo detto all’epoca, come abbiamo fatto entrare i carri armati all’epoca, Comandante, all’epoca c’era lei.

Yaşar Güler: Dunque, MKE(Industria Macchinaria e Chimica) non è all’ordine del Ministro? In questo momento il Qatar sta cercando munizioni a pagamento. Soldi in contanti. Che producete e loro danno. Dipendono dal Sig. Ministro.

Ahmet Davutoğlu: Ecco qua non riusciamo a muoverci insieme, non siamo coordinati

Yaşar Güler: Allora il Ministro e il Capo di Stato Maggiore chiamino insieme il Primo Ministro, che parlino insieme.

Ahmet Davutoğlu: Per questo che abbiamo supplicato al Primo Ministro insieme a Sig. Feridun, per riunirci insieme, che le cose non vanno bene.

Yaşar Güler: E poi non sia affollato Sig. Ministro. Ci siate voi, il Ministro della Difesa, il Ministro degli Interni ed il Capo di Stato Maggiore, voi quattro. Perché lì c’è bisogno di armi e munizioni. Soprattutto di munizioni. Abbiamo parlato poco fa. Supponiamo di mettere su un esercito di 1000 persone. Se non prepariamo prima, qua le munizioni per sei mesi, dopo due mesi questi uomini tornano da noi.

Yaşar Güler: Certo, certo signore. Questo affare è tutto sulle spalle del Sig. Hakan. Non è possibile. Non riusciamo a capire, ma perché?

Ahmet Davutoğlu: Quella sera eravamo tutti d’accordo. Ecco le cose si sistemano. Noi…

Feridun Sinirlioğlu: Il giorno dopo, noi abbiamo scritto la decisione del Consiglio di Sicurezza Nazionale. E poi parlando col Comandante…

Ahmet Davutoğlu: Queste forze tengono molto d’occhio queste nostre debolezze. Tu dici che otterrò questo posto. Rafforzi la tua posizione. Mandi nuovamente i soldati.

Yaşar Güler: Certamente Sig. Ministro, avete completamente ragione.

Ahmet Davutoğlu: L’anno 2012, non l’abbiamo fatto nel 2011. Anche se avessimo preso decisioni coraggiose nell’estate del 2012.

Feridun Sinirlioğlu: Nel 2012 erano molto deboli.

Ahmet Davutoğlu: Era tornato dentro, come la Libia. Non ci interessa chi sale e scende all’interno. Però alcune cose…

Yaşar Güler: Sig. Ministro non è che c’è un errore? Nel 2011 avevamo bisogno di armi e munizioni e oggi siamo sempre nello stesso punto. Siamo sempre lì. Dobbiamo trovarli assolutamente.

Ahmet Davutoğlu: Non c’è bisogno di tutte quelle armi e munizioni. Perché non ci riusciamo a sistemare il fattore umano.

Hakan Fidan: Lì abbiamo mandato circa 2000 tir di materiale.

Feridun Sinirlioğlu: Per essere pratici, il nostro Ministro della Difesa deve fare la firma necessaria per questo popolo. Deve di nuovo dare in modo molto chiaro le indicazioni per il nostro Primo Ministro.

Ahmet Davutoğlu: In realtà a me questa sera…

Yaşar Güler: Stasera signore, non abbiamo nessun problema

Feridun Sinirlioğlu: Stasera l’ordine di azione è già stato dato

Yaşar Güler: Abbiamo emesso un ordine di azione lampo. Forse il Sig. Hakan lo sa già.

Ahmet Davutoğlu: Hakan se mandiamo dei carri armati che complicazioni ci possono essere?

Hakan Fidan: Ora senza coordinazione, tenendo conto degli equilibri di potere…

Yaşar Güler: Per questo che noi dall’inizio mettiamo come condizione la coordinazione da parte di MIT (Servizi segreti turchi)

Ahmet Davutoğlu: Io lo penso come un’opzione, ma non siamo riusciti a convincere quegli uomini, mandiamo i carri armati per dare un appoggio. Da quel momento dobbiamo considerare la possibilità di entrare in guerra.

Yaşar Güler: E’ una causa di guerra, è direttamente una causa di guerra.

Hakan Fidan: Ora voglio dire, sappiamo che due più due fa quattro. Ora, la cosa lì non ha nessun significato strategico per noi, certo c’è un‘immagine… Se noi ora dobbiamo entrare in guerra dobbiamo pianificare dall’inizio ed entriamo. Cioè io ora…

Yaşar Güler: Noi dall’inizio che diciamo questo,

Hakan Fidan: non riesco ad accettare questo, consideriamo il fatto di usare le armi per un luogo come il Santuario di Shah Suleyman. Per un territorio nazionale grande come questa stanza, di 10.000 mq. Cioè consideriamo questa possibilità per i nostri 22-28 soldati lì, ma non per i milioni di nostri cittadini che vivono sul confine. Questo non è logico. Quindi se possiamo usare le armi, facciamolo dall’inizio.

Feridun Sinirlioğlu: Ma questa ha una giustificazione

Hakan Fidan: E’ diverso usarlo come giustificazione

Yaşar Güler: Il nostro Ministro degli Esteri non può mai trovare giustificazioni, se non per questo motivo

Hakan Fidan: Ora sentite vi dico una cosa.

Ahmet Davutoğlu: Che rimanga tra noi, anche il Primo Ministro al telefono ha detto che è della stessa idea, cioè il Santuario si può utilizzare come una possibilità

Hakan Fidan: Sentite comandante, io posso mandare 4 uomini dall’altra parte, posso far lanciare 8 missili in una zona vuota. Non è un problema. La giustificazione si produce. Il punto è esprimere una volontà del genere. Noi dimostriamo la volontà di guerra e poi facciamo la solita cosa, quello di ragionare

Feridun Sinirlioğlu: Ora dico questo, un territorio di 10.000 mq, un territorio nazionale, è una giustificazione valida per la comunità internazionale. Inoltre se facciamo un’azione contro ISID avremo tutto il mondo con noi.

Hakan Fidan: Non ho capito perché aspettiamo per forza il Santuario di Shah Suleyman

Ahmet Davutoğlu: Noi abbiamo fatto tutto il necessario dal punto di vista diplomatico

Feridun Sinirlioğlu: Ci vuole una giustificazione

Hakan Fidan: Io produco la giustificazione, questo non è un problema

Feridun Sinirlioğlu: Produrre la giustificazione è un’altra questione, c’è già una giustificazione valida

Hakan Fidan: Se è necessario organizziamo un attacco al Santuario di Shah Suleyman. Cioè possiamo far fare un attacco lì.

Feridun Sinirlioğlu: Queste cose si fanno, facciamo tutto il necessario

Note: Murat Cinar
Uno dei figli di Costantino (non il tronista), nasce nel 1981. Frutto d'amore di una coppia immigrata nella ex città ottomana, lei da Sebastia (Turchia) lui da Batum (Georgia). Cresciuto a due passi dalla vecchia Pera, tra le culture armena ed ebrea. Appassionato di fotografia, cinema, politica ed inevitabilmente giornalismo. Dopo una breve avventura accademica in Finanza Internazionale atterra in Italia 10 anni fa, prima a Siena poi a Torino, con il desiderio di studiare giornalismo, ma finisce col frequentare il Dams, Cinema e Televisione. Si specializza in riprese e montaggio video, fotografia e, ultimamente, web marketing. Il giornalismo, con tempo che passa, resta in secondo piano, ma non lo abbandona mai. Attualmente e saltuariamente scrive in Turchia per la rivista nazionale KaosGL, per il quotidiano nazionale Birgun e per vari portali di notizie indipendenti come Bianet, Sol e Sendika. In Italia ha scritto per Il Manifesto ed E-il mensile. E' uno dei fondatori del freepress mensile Glob011 e collabora ancora oggi con EastJournal. Finché riesce a ricavare un po' di ossigeno dalla città e qualche ora libera dal lavoro prova a scrivere racconti, non di rado ironici, tratti da ciò che osserva e sperimenta. Ovviamente tutto diventa presentabile grazie all'aiuto della sua dolce metà.

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