A Capo Frasca migliaia di manifestanti da tutta la Sardegna per dire no alle basi militari
La rabbia della Sardegna contro i poligoni e le esercitazioni militari esplode fragorosa a Capo Frasca. La manifestazione, con migliaia di persone davanti al poligono, teatro la settimana scorsa di un incendio che ha distrutto ettari di macchia e innescato polemiche roventi, si conclude con un gruppo di manifestazioni che forza la recinzione, sfondandola, ed entra all’interno della base dove sono state lanciate anche pietre e lacrimogeni. Peccato perché fino ad allora la manifestazione era stata pacifica, c’era stata perfino una meditazione collettiva per la pace e il disarmo in Sardegna e nel mondo: in tanti si sono radunati in silenzio tenendosi per mano.
La lunga giornata della rabbia antimilitarista dei sardi era iniziata nel pomeriggio con l’arrivo di migliaia di persone (per gli organizzatori sono stati settemila): in auto, in pullman ma anche a piede. Un mare di bandiere, slogan, canti e balli. «Chiusura dei poligoni in Sardegna, bonifiche a terra e a mare e riconversione economica» è quanto chiesto da indipendentisti e antimilitaristi. «Sa terra sarda a su populu sardu» e «Indipendentzia» sono alcuni degli slogan risuonati fra le migliaia di manifestanti. In Italia - è stato ricordato - sono complessivamente circa 40 mila gli ettari interessati dai poligoni e di questi 25 mila sono nell’Isola.
Le forze dell’ordine, in assetto antisommossa, si sono limitate a controllare la protesta senza intervenire, anche quando si sono visti arrivare i fumogeni i militari non si sono mossi. «Un successo che va molto oltre le migliori previsioni» hanno esultato gli organizzatori della «Manifestada Natzionale» contro tutte le servitù militari nell’Isola. Oltre ai movimenti indipendenti hanno partecipato alla protesta anche i partiti; dal Pd, M5S e Sel a Rifondazione comunista, passando per Psd’Az, Rossomori, Sardignalibera, Irs, Progres e Unidos.
Tanti gli interventi dal palco, allestito vicino l’ingresso della base, che hanno infiammato i manifestanti. «Nessuno a Roma ha intenzione di dismettere le servitù in Sardegna» ha detto il parlamentare «grillino» Roberto Cotti, della Commissione Difesa del Senato. Nei giorni scorsi Cotti aveva appeso poster «No servitù» sulle finestre degli uffici del Senato. «Ci stanno prendendo in giro - ha aggiunto - i generali vogliono solo ritagliare qualche pezzetto di poligono che non serve a loro». «Dobbiamo dire no a ogni servitù in Sardegna, non solo quella militare, questa è la prima, ma anche quelle del futuro come quella, ad esempio, energetica» ha detto la scrittrice Michela Murgia, di Sardegna Possibile, già candidata alla presidenza della Regione il 16 febbraio scorso. E ha aggiunto: «Non dobbiamo essere tzeraccus (servi)».
Fra i politici presenti non il governatore Francesco Pigliaru, ma il presidente del Consiglio Regionale, Gianfranco Ganau, e l’ex governatore e attuale eurodeputato Pd Renato Soru, oltre ad altri vari parlamentari. A conferma di un sentimento che è ormai di tutta un’isola.
http://www.lastampa.it/2014/09/13/italia/cronache/a-capo-frasca-migliaia-di-manifestanti-da-tutta-la-sardegna-per-dire-no-alle-basi-militari-X3Ckpys5nzQJAZAIklgBAO/pagina.html
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