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UNIMONDO - Editoriale:

UNIMONDO - Dalla disuguaglianza alla diversità

Laura Tussi5 maggio 2015

Il Dialogo per la Pace

I concetti di diversità e disuguaglianza indicano prospettive e situazioni diverse, a partire dalla radice etimologica del loro significato. Il termine disuguaglianza si riferisce ad un connotato di tipo dichiarativo e constatativo nella considerazione che due soggetti non appartengono allo stesso universo, ma costituiscono parti a sé stanti. Nella parola diversità, invece, a volte è implicito il riferimento ad una origine comune, nella differente evoluzione del concetto, dove la diversità volge verso una situazione nuova, in continuo divenire, in costante modifica e si sviluppa per linee discontinue e non identiche, nel movimento, nella trasformazione, nella dinamicità, nella creatività. Al contrario, la disuguaglianza sociale ed economica implica staticità, stagnazione, ingiustizia, priva di dinamismo interno, presente invece nell'evoluzione della molteplicità e del riconoscimento e della valorizzazione della differenza.

Nel mondo degli esseri umani subentrano caratteristiche personali e situazioni, da cui scaturiscono pari dignità, ma anche disuguaglianze. Quindi è un preciso compito dell'educazione e dell'istituzione scolastica permettere che la diversità non si trasformi in disuguaglianza e si risolva in dinamismo e ricchezza per la persona e per la comunità. Occorre prendere atto che il contesto sociale, il mondo, l'universo, sono intrisi di molteplicità e complessità che costituiscono la creatività originale e l'individualità dinamica e costruttiva delle persone, risorse imprescindibili per ciascuno, come valore da custodire e da coltivare, per impedire così alla diversità di trasformarsi in disuguaglianze sociali e civili, giuridiche ed economiche.

La scuola deve porsi l'obiettivo didattico di educare con la differenza, utilizzando ogni aspetto diffrangente, come spazio di possibilità pratica, di eventualità potenziali, come orizzonte di senso, in situazioni esistenziali e in ambiti pedagogici da valorizzare, nella condizione di porre lo specifico della diversità a sostegno dello sviluppo cognitivo ed emozionale, quale termine di confronto, in un ambito esistenziale di verifica critica, per dotare ogni individuo di una propria identità.

L'identità è espressione e segno di un processo continuo di costruzione, in cui entra in gioco un flusso ininterrotto di transazioni tra soggetti e ambiente, nel quale si manifesta quella speciale risorsa della persona che conferisce direzione, autenticità e originalità allo sviluppo creativo, sociale e culturale, in una mediazione didattica che possa trarre energia e forza dalla diversità. L’implicanza prioritaria di queste riflessioni si ricollega al disordine costitutivo dell'esistenza, dove prevale la differenza e non la banale disuguaglianza che genera procedimenti di omologazione, mirando a sopprimere e reprimere, più che a promuovere personalità, creatività, originalità, dignità, valore individuale, in assunzione di compiti, in responsabilità singole, sociali e collettive, nel proprio tempo e nella storia, in tutto il suo decorso.

La differenza è la prima caratteristica delle persone e della loro personalità, in cui ognuno è insieme un universo e un unico irripetibile, come le individualità storicamente maturate e determinate nelle comunità umane, indicate come popoli, etnie, gruppi eminoranze portatori, appunto, della propria cultura, della originale civiltà, nelle espressioni ed inflessioni della lingua d'origine, della propria visione del mondo intrisa dei significati dell'arte, del pensiero, della creatività, in cui si assomma la pluralità delle culture del genere umano.

La diversità nasce come effetto dell'intreccio dinamico di contributi e sollecitazioni, dove si situano i più efficaci momenti di educazione, nel segno della multilateralità, dove il soggetto trasforma l'appartenenza da esigenze e bisogno a compito e responsabilità, da dato di fatto a scelta, da situazione predefinita a campo di libertà e progresso. Senza questo movimento evolutivo di consapevolezza e crescita, l'appartenenza finirebbe con il soffocare la persona, con il bloccarne l'individuazione, la maturazione, favorendo il gregarismo, con tutti i suoi corollari, intrisi di stereotipie, dipendenze, omologazione, dove, invece, la vocazione della persona richiede creatività, invenzione, originalità, ricreazione, per cambiare e ricominciare.

In questo contesto, la diversità non è un ostacolo da superare, un disagio da azzerare, ma è un’imprescindibile risorsa, l'indizio privilegiato di tutta una serie di ricchezze, peculiarità, prerogative e caratteri che attendono di essere valorizzati, educando attraverso la complessità, dove la critica deve poter cominciare da un'analisi di se stessi, finalizzata non all'autocensura o all'autocommiserazione, ma alla padronanza di sé e al dominio delle proprie risorse. L'educazione all'analisi critica di se stessi accetta e si nutre delle differenze, intese come distanze da percorrere, modelli da affiancare, qualità da verificare e risorse da utilizzare.

La disuguaglianza, nel rispetto dei diritti imprescindibili della persona, racchiude in sé un significato di staticità, immobilità, stagnazione, dove, invece, la diversità cerca riconoscimento, nel tentativo di riemergere dall'omologazione di un contesto intriso di stereotipia, discriminazione e intolleranza, dove la repressione del diverso diviene pratica ed esercizio di lotta per la sopravvivenza, in una società ormai esacerbata dall'egoismo dall'individualismo e dal razzismo, che impediscono un movimento evolutivo dell'essere verso il riconoscimento dell'altro.

Laura Tussi  da SCUOLA E DIDATTICA, LA SCUOLA Editrice

Note: su UNIMONDO.org:
http://www.unimondo.org/Guide/Informazione-e-Cultura/Istruzione/Dalla-Disuguaglianza-alla-Diversita-150424

su ILDialogo.org:
http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/scuola/OpinioniAnalisi_1431107633.htm

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