La crescita è tendenza alla guerra, la Decrescita è impegno per il disarmo e la pace, di Alfonso Navarra - Associazione Energia Felice
La crescita è tendenza alla guerra, la Decrescita è impegno per il disarmo e la pace.
di Alfonso Navarra - Associazione Energia Felice
Relazione in preparazione per il Seminario di Parma su "Rigenerare il futuro con la decrescita".
http://decrescita.it/rigenerareilfuturo-2/
La crescita (più PIL, più consumo di materia ed energia, più pressione
sugli ecosistemi, più avidità di cose, più competizione e
prevaricazione sull'altro "differente", più concentrazione di segni
monetari, ma anche di controllo reale di risorse, verso l'1% già
straricco) è tendenza alla guerra.
La "decrescita" (concetto affine: la conversione ecologica)
è, al contrario, costruzione della pace. Partiamo dalla coscienza che
la vera ricchezza è il nostro Pianeta da preservare, la Natura, la
Madre Terra cui apparteniamo, e di cui tutti siamo figlie e figlie
(quindi siamo tutti fratelli e sorelle), con il compito comune di
custodirla consapevolmente e responsabilmente perché anche le
generazioni che verranno possano abitarla ed amarla.
La crescita si nutre di politiche di guerra perché è strutturalmente
congiunta con un modello di sviluppo belligeno.
La decrescita (la conversione ecologica) ha bisogno di
politiche di pace perché persegue un modello economico, sociale e
politico intrinsecamente pacifico. La pace positiva si fa con una
sostanziale eguaglianza sociale, sconfiggendo il patriarcato che nasce
dalla guerra (una invenzione dei "maschi" che hanno messo sotto le
donne), e si fa con la Natura.
La crescita promuove l'energia "dura" del nucleare perché l'"anima"
della tecnologia atomica è la potenza militare. L'atomo cosiddetto
"civile" è solo un sottoprodotto di quello militare: l'evidenziazione
di questa realtà è stata finora il mio principale campo di lavoro
quale "antigiornalista" che si occupa di verità strutturali e non di
notizie contingenti.
La decrescita si appoggia sul modello energetico rinnovabile al 100%
perché esso traina ed esige partecipazione popolare, opportunità
egualitarie e rispetto della natura: è quindi preparazione della pace
costruita con percorsi di pace, avvalendosi dell'omogenetità tra mezzi
e fini, della strategia e dei metodi nonviolenti, confidante sulla
forza più potente che è la forza dell'unità popolare (la "maggioranza"
formata dalla moltitudine sinergica delle "minoranze").
La crescita è sfruttamento garantito dalla violenza delle risorse
energetiche non rinnovabili: i combustibili fossili - carbone,
petrolio e gas - ma anche il materiale fissile fornito da uranio e
plutonio. La loro economicità è solo apparente perché i costi veri non
calcolati di estrazione, produzione, distribuzione, consumo sono
scaricati sulla società e l'ambiente. Tra i costi vanno compresi le
politiche di potenza, gli strumenti e gli interventi militari
necessari a controllare risorse non sparse ovunque ma concentrate in
specifiche località spesso lontane. Si pensi, ad esempio, a quanto è
affermato nel concetto strategico della NATO (ed è quindi recepito da
tutti gli Stati che costituiscono tale Alleanza militare): la
"sicurezza energetica" è un "interesse vitale" da difendere con mezzi
militari. (Per il testo ufficiale del concetto strategico elaborato al
vertice di Lisbona del 2010 si vada alla URL :
http://www.nato.int/lisbon2010/strategic-concept-2010-eng.pdf).
Come è ormai certo, l'uso di combustibili fossili è un attentato alla
sopravvivenza dell'umanità perché la produzione di gas serra dà
origine ad un riscaldamento globale catastrofico. Ma è anche alla base
di tanto sangue che scorre, delle cosiddette "guerre per il petrolio",
che costituiscono la componente più rilevante della conflittualità
violenta che oggi affligge il mondo.
La decrescita non può concepirsi senza l'adozione di un modello
energetico rinnovabile: l'energia è, qualitativamente, metà economia,
la base di qualsiasi economia, anche dell'economia alternativa. Ma un
tale modello decentrato e democratico, che crea occupazione e va a
colpire le sperequazioni di reddito, non può essere costruito se non
contrastando le tendenze e le politiche di guerra, connaturate alla
crescita, che abbisognano, per preparare e per fare le guerre, dei
combustibili non rinnovabili così come i motori attuali (nel modello
di consumo della società della crescita!) necessitano di benzina o di
gas.
La tendenza alla guerra, radicata nella crescita, va contrastata
esplicitamente e con sinergie organizzate da tutti i movimenti che si
battono per l'alternativa sociale (ecopacifisti, femministi,
sindacali, di difesa dei territori e dei diritti sociali). Essa è il
terreno prioritario in cui la loro convergenza è doverosa soprattutto
perché la realtà dei fatti oggi, con la possibilità che i conflitti
degenerino nel confronto nucleare "per incidente, per caso o per
errore", rappresenta la minaccia più immediata e concreta non solo
alla sopravvivenza dell'umanità ma addirittura della vita stessa.
Esiste purtroppo la probabilità reale (la documentazione più ampia e
approfondita la si trova in Erich Schlosser, Comando e controllo,
Mondadori, 2015) che nello stesso momento in cui ci stiamo riunendo
l'intera Terra salti per aria: e questa eventualità abbiamo il dovere
di non trascurarla e meno che mai rimuoverla!
Ecco perché noi dell'Associazione Energia Felice - che saremo a Parigi
in occasione della COP 21 - riteniamo importante che i governanti si
mettano d'accordo per ridurre quanto più drasticamente le emissioni di
gas serra (ma senza spacciare il nucleare come "energia pulita"! come
è intenzione di USA e Cina, e della stessa Francia ospitante la
Conferenza); ma anche che la "Carta dei diritti dell'Umanità" che
nell'occorrenza il presidente Hollande intende lanciare preveda un
eplicito richiamo al dovere di tutti, Stati e comunità internazionale,
di liberarci, persone e popoli appartenenti all'unica famiglia umana,
dalla minaccia che sia interrotta la catena della vita: dall'Olocausto
nucleare repentino così come dall'agonia del cambiamento climatico.
Raccogliamo, noi costruttori della nuova internazionale dei diritti
umani, dei popoli e dell'umanità, l'ultimo appello di Stéphane Hessel:
ESIGIAMO il disarmo nucleare totale!!!
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