Carovane per Sarajevo. Promemoria di un massacro
Gaia - Rivista dell'Ecoistituto del Veneto Alex Langer presenta:
Carovane per Sarajevo. Promemoria di un massacro
CAROVANE PER SARAJEVO
Promemoria sulle guerre contro i civili, la dissoluzione della ex Jugoslavia, i Pacifisti, l'ONU (1990-1999)
Libro di Francesco Pugliese
Prefazione di Lidia Menapace
Introduzione di Alessandro Marescotti, Alfonso Navarra, Laura Tussi
MIMESIS Edizioni
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Introduzione:
ABBASSO LA GUERRA
I bombardamenti della NATO sulla Ex Jugoslavia cominciano il 24 marzo del 1999. È l'esordio della "guerra umanitaria" e "democratica" e delle "bombe intelligenti" e dei "danni collaterali", in un ossimoro offensivo che dimostrerà soltanto una nuova teorizzazione e tipologia di guerra, un conflitto motivato ufficialmente da ragioni etiche e umanitarie, che solleva problemi e tragedie enormi. La NATO, costituita nel 1949, entra nella seconda fase della sua storia, avendo appena approvato, nell'aprile del 1999, il nuovo Concetto Strategico del cinquantennale, proponendosi come strumento globale dell'ordine "occidentale".
L'organizzazione militare integrata del Patto atlantico, il suo braccio armato, ed armato nuclearmente, all'inizio formalmente difensivo, ora si intesta il diritto di intervenire dentro e fuori i suoi vecchi confini istituzionali (l'area euroatlantica), anche senza mandato dell'Onu e per un ampio "spettro" di motivi, ovunque e in qualunque occasione ritenga minacciate la stabilità e la sicurezza dei Paesi membri (ad es. inserendo tra gli "interessi vitali" la garanzia della continuità dei flussi energetici).
La nuova NATO globale ed interventista fa proprio della ex Jugoslavia il suo primo banco di prova.
Qui, trascinato dal carro atlantico, il governo italiano partecipa per la prima volta ad una guerra su ampia scala dopo la stesura della Costituzione, per cui l'articolo 11 sarà irresponsabilmente calpestato, tramite una politica di riarmo mai abbastanza osteggiata e con un nuovo modello di difesa guerrafondaio portato avanti da politiche governative miopi e incoscienti, come denunceranno inascoltati i pacifisti.
"Carovane per Sarajevo", libro abilmente e appassionatamente scritto dall'amico Francesco Pugliese, vuole essere una narrazione collettiva, un promemoria di denuncia relativo alle guerre contro i civili, alla dissoluzione della Ex Jugoslavia, al ruolo dei pacifisti e dell'Onu dal 1990 al 1999. Il libro si prefigge l'obiettivo di far diventare realtà l’utopia dell’abolizione della guerra: "fuori la guerra dalla storia", la chimera della risoluzione pacifica e nonviolenta dei conflitti. La guerra in Ex Jugoslavia ha segnato, nella storia contemporanea, un diluvio di violenza contro i civili, in anni di terrore, morte, rovine e indicibili crudeltà nel cuore dell'Europa. Questo conflitto è stato etnico, confessionale, civile, imperialista e di aggressione, con centinaia di migliaia di profughi che fuggivano dai teatri del massacro, dove sempre si recita il macabro spettacolo inscenato dai signori della guerra. Le responsabilità del nazionalismo estremo, separatista e intriso di militarismo, in cui il ruolo dell'Onu mostrava i propri limiti, in una sostanziale inadeguatezza, in una storia complessa e intricata, nella deriva verso la violenza, vedranno una bolgia di bandiere sotto cui si sono uniti trafficanti di armi, mafiosi locali e internazionali, criminali comuni, fanatici religiosi, generali sanguinari, militaristi e guerrafondai di ogni sorta. Il tarlo del nazionalismo ha aperto brecce nella società jugoslava, abituata, nel corso della storia, alla convivenza pacifica tra popoli intrecciati, mescolati e meticciati, causando l'assedio di Sarajevo, città simbolo di convivenza, che diviene al contrario emblema della tragedia jugoslava. Il genocidio di Srebrenica vede gli orrori e la ferocia di una guerra in cui l'Onu ha abdicato al suo ruolo risolutivo contro il dilagare dell'immane conflitto. Ma, in risposta a tutto questo, l'impegno del volontariato e del mondo del pacifismo italiano nel dramma jugoslavo fu multiforme, con numerose iniziative, gemellaggi, supporti e aiuti umanitari, progetti attivati, organismi impegnati, azioni di promozione del dialogo tra belligeranti e di solidarietà per i diritti umani, con il sostegno agli sfollati e la riunione di famiglie divise dai fronti, al fine di scardinare il perverso e terrificante meccanismo di odio e distruzione. La Milano, capitale della Resistenza, chiese che cessassero i bombardamenti, di cui le prime vittime sono le incolpevoli popolazioni civili di Belgrado e di tutte le città serbe. Un appello contro i bombardamenti venne lanciato anche da Marzabotto. Da alcuni organismi e personalità furono depositate alle procure denunce per il Presidente del Consiglio D'Alema, per violazione dell'articolo 11 della Costituzione, con l'adesione del celebre prete di strada Don Andrea Gallo. Tino Casali, Presidente dell'ANPI provinciale di Milano e del Comitato Antifascista, illustrò il documento per la grandiosa manifestazione del 16 aprile del 1999, che invocò ancora trattative, per la risoluzione della tragica crisi del Kosovo, per far cessare i massacri di carattere etnico, i bombardamenti e l'esodo dei profughi. Innumerevoli furono gli appelli e le prese di posizione anche di grandi nomi della cultura tra cui Dario Fo, Don Luigi Ciotti e il regista Salvatores. Da non dimenticare, infine, la marcia Perugia-Assisi straordinaria del 16 maggio 1999, contro i bombardamenti Nato e contro Milosevic. Le Nazioni Unite sono nate per eliminare il flagello dei conflitti armati dall'umanità. Nella guerra jugoslava, si è voluto relegare l'Onu, da parte della NATO, ad un ruolo marginale, esautorandolo, cercando la sua copertura, per far accettare all'opinione pubblica interessi inconfessabili e decisioni prese dall'alto, dai poteri forti, dalle multinazionali e bisognosi di legittimazione. Proprio i pacifisti sono stati sostenitori convinti della necessità di un rafforzamento dell'Onu, perché l'appello di Albert Einstein necessita di camminare su idee concrete: "La guerra non si può umanizzare, bisogna soltanto abolirla".
Ed i pacifisti oggi stanno discutendo su come riprendere iniziative contro la NATO che abbiano impostazione europeista e respiro almeno europeo, non quindi limitato all'ambito nazionale.
La NATO andrebbe sciolta in quanto antagonistica con la prospettiva di un mondo pacifico: contrasta con lo Statuto dell’ONU ed è foriera di aggressioni e di guerre, ben ci ricorda il libro di Francesco Pugliese. La NATO è un blocco militare (e militaristico), retaggio "fossile" della guerra fredda incompatibile con l’unità politica dell’Europa. Poiché vogliamo un'altra Europa, promotrice di un mondo pacifico, "in cui prevalga il diritto di tutti e non il privilegio di pochi", ecco che come europei dobbiamo organizzarci per sciogliere la NATO la quale non ha alcun senso sopravviva al Patto di Varsavia. In questo contesto, come italiani, possiamo decidere di uscire (chiudendo le basi USA sul nostro territorio), ma come contributo ad uno sbocco europeo da perseguire, non certo disinteressandoci dei destini del resto dell’Europa.
La "sinistra" dei valori e dei contenuti è quella che, maturata anche nel pacifismo in ex Jugoslavia, dice: "Prima gli esseri umani" e non "Prima gli italiani (o i padani, o i francesi, o quanto altro): prima l'eguaglianza da strappare ad una oligarchia economica e politica "globalizzata" che ci vuole rendere tutti oppressi e manipolati, prima i diritti umani fondamentali, tra i quali quello a sopravvivere in un mondo libero dalla minaccia nucleare; prima la libertà e la liberazione delle donne e la valorizzazione di tutte le "minoranze" e le diversità che, messe insieme, fanno la stragrande maggioranza; prima il rispetto dell'unico ecosistema che abbiamo e di cui dobbiamo porci come custodi per il senso delle generazioni passate e la speranza delle generazioni future. Questi contenuti e questi valori sono già sentiti ed approvati confusamente dalla maggioranza delle donne e degli uomini di questo Pianeta. Spetta a noi organizzarli e dare ad essi rappresentanza unitaria ed intelligenza strategica e politica, procedendo lungo il cammino nonviolento sul quale già avanzavano i pacifisti che Francesco Pugliese racconta e documenta nel loro impegno contro la guerra della NATO in ex Jugoslavia.
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