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Ruanda: l’eredità del genocidio e della guerra del 1994 ancora tutta da affrontare, denuncia Amnesty International

A dieci anni dai fatti del 1994, il genocidio, la guerra e l’Hiv/Aids hanno prodotto una generazione di bambini orfani che vivono in condizioni disperate e sono soggetti ad abusi e sfruttamento.
7 aprile 2004
Amnesty International

Amnesty International ha diffuso oggi un rapporto (“Marchiate per morire: le sopravvissute allo stupro con l’Hiv/Aids in Ruanda”) in cui denuncia come gli scampati al genocidio del 1994 rimangano terrorizzati e traumatizzati, spesso ridotti ai margini della società e con scarso accesso ai servizi medici.

“Le premesse per un ulteriore conflitto e per l’insicurezza resteranno in piedi fino a quando il governo del Ruanda non onorerà il suo proclamato impegno a rispettare i diritti umani” – ha affermato Amnesty International.

L’organizzazione per i diritti umani chiede al governo ruandese e alla comunità internazionale di risarcire e ricompensare le vittime del genocidio e di prendere dovutamente in considerazione le richieste di giustizia provenienti dal Ruanda. La comunità internazionale, in particolare, dovrà dedicare risorse finanziarie, tecniche e politiche alla protezione dei diritti umani nel paese.

Nel 1994, la popolazione ruandese assistette a una delle più orribili manifestazioni di violenza dello scorso secolo. Fino a un milione di persone vennero uccise nel corso del genocidio portato avanti dalle milizie interahamwe e delle rappresaglie del Fronte patriottico ruandese.

Le sopravvissute allo stupro sono tra i gruppi più colpiti dal genocidio. Secondo stime delle Nazioni Unite, nel 1994 vennero perpetrati da 250.000 a 500.000 stupri. Molte delle vittime soffrono oggi di malattie a trasmissione sessuale, come il virus dell’Hiv/Aids, e nutrono ben poca speranza di ricevere cure mediche o un risarcimento. L’80% delle sopravvissute allo stupro è ancora fortemente traumatizzata.

Sebbene l’accesso ai trattamenti medici sia migliorato rispetto al passato, la grande maggioranza di queste donne possono solo sperare che, una volta decedute, qualcuno riesca a occuparsi dei loro figli. Amnesty International chiede al governo del Ruanda di garantire, con l’aiuto dei paesi donatori, la fornitura di cure mediche a tutte le sopravvissute alla violenza sessuale.

È emblematica una delle storie raccolte da Amnesty International nel corso delle sue missioni in Ruanda: “Il mio primo marito venne ucciso nel corso del genocidio, quando mio figlio aveva tre mesi. I miliziani mi stuprarono. Quando seppi che avevo contratto il virus dell’Hiv/Aids, il mio secondo marito divorziò lasciandomi sola con tre figli. Ora non so dove trovare i soldi per il cibo, l’affitto, la scuola… La mia più grande preoccupazione è che cosa accadrà ai miei figli se morirò…”

“Il Ruanda si trova di fronte a sfide enormi nell’amministrazione della giustizia. Ciò nonostante, senza indagare e punire le violazioni commesse tanto dal governo genocida quanto da quello in carica del Fronte patriottico ruandese, i diritti dei ruandesi continueranno a essere violati e si creeranno le condizioni per una instabilità e una impunità durature”.

FINE DEL COMUNICATO Roma, 6 aprile 2004

Il rapporto “Marchiate per morire: le sopravvissute allo stupro con l’Hiv/Aids in Ruanda” è disponibile presso il sito www.amnesty.org e l’Ufficio stampa di Amnesty International Italia.

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia – Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it

Note:

il testo in inglese http://web.amnesty.org/library/Index/ENGNWS210032004?open&of=ENG-RWA

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