Iraq: «Oltre che occupanti, ora sono anche assassini»
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La reazione a caldo dei pacifisti dopo i morti, questa volta iracheni, di Nassiriya è stata quella di convocarsi nel pomeriggio per un sit-in davanti a Montecitorio. Simbolico, visto l'orario lavorativo e la difficoltà di autoconvocarsi, ma chi poteva ha fatto un salto. Politici soprattutto, militanti e qualche passante. «Ora non ci sono più dubbi, le truppe d'occupazione sono diventate anche degli assassini», afferma senza mezzi termini Giovanni Russo Spena del Prc, seguito di lì a poco da Fausto Bertinotti, che racconta di come il conflitto di ieri a Nassiriya sveli la vera natura della missione italiana, di guerra e non di pacificazione, e contrasti con il mandato ricevuto dalle camere. Ironia della sorte, proprio questa mattina a Montecitorio si discuterà la mozione proposta dalla Tavola della pace e presentata da un gruppo di parlamentari del centrosinistra che «impegna il governo a promuovere l'inserimento del contenuto dell'articolo 11 della nostra Costituzione nel trattato costituzionale europeo». Ai pacifisti presenti il salto di qualità nel conflitto iracheno appare chiaro: i bersaglieri italiani hanno sparato sui civili, «mettendo a repentaglio anche la popolazione italiana», spiega Pierpaolo Leonardi della Cub, per il quale ora «non è difficile temere un attentato come quello di Madrid» anche nel nostro paese. E, sia ben chiaro, «il governo italiano ha la responsabilità di tutto». Per questo si preparano delle mobilitazioni a brevissimo termine. Il neocostituito Comitato popolare per il ritiro dei militari italiani dall'Iraq aveva lanciato un appello per una manifestazione nazionale il 26 giugno a Roma, alla vigilia della scadenza del 30 giugno, prevista per il rinnovo del mandato alle truppe. Ma quella data è lontana, e allora in molti pensano, di fronte all'aggravarsi della situazione, a iniziative immediate. Un sit-in è convocato già per oggi pomeriggio davanti alla prefettura di Napoli (ore 17), e a Roma è prevista un'assemblea cittadina del movimento pacifista per discutere delle prossime iniziative (ore 17, sala di Liegro, Palazzo Valentini). Domani, invece, il comitato Fermiamo la guerra (per il quale «non è ammazzando donne e bambini che si costruisce la pace»), i senatori di Samarcanda e i deputati del Forum per l'alternativa hanno organizzato un incontro pubblico, dalle 10 alle 14, alla sala Capranichetta di fronte a Montecitorio. E' stata avviata anche una petizione per il ritiro delle truppe dall'Iraq, che verrà consegnata entro giugno. «Il nostro obiettivo è quello di raggiungere le mille firme per ogni deputato che ha votato contro la guerra», dice Jacopo Venier del Pdci.
La richiesta unanime dei pacifisti è infatti quella di un ritiro immediato delle truppe. «Il popolo della pace deve riprendere l'iniziativa e la parola. Torniamo a riempire i balconi con le bandiere di pace. Celebriamo il 25 aprile lanciando una campagna perché i muri delle nostre città portino un segno di pace: manifesti, striscioni, murales, tutto quanto serva a rendere visibile il nostro ripudio della guerra e del terrore», propone Tom Benetollo dell'Arci. Mentre da Bassora Fabio Alberti di Un ponte per racconta come, a differenza che a Nassiriya, i militari inglesi abbiano preferito trattare con gli sciiti piuttosto che sparare, «e questo ha consentito alla situazione di degenerare nel peggiore dei modi».
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