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Lo scontro che gli USA vogliono provocare

Bremer sta cercando deliberatamente di gettare il sud sciita dell'Iraq nel caos più totale.
6 aprile 2004
Naomi Klein
Fonte: The Guardian (http://www.guardian.co.uk/Columnists/Column/0,5673,1186565,00.html)

Ho sentito il suono della libertà in Piazza Firdos,la famosa piazza di Baghdad dove fu buttata giù la statua di Saddam Hussein un anno fa.

Domenica scorsa alcuni soldati iracheni, addestrati e controllati dalle forze della coalizione, hanno aperto il fuoco contro una manifestazione. Mentre i dimostranti stavano tornando a casa, nella misera periferia di Sadr City, l'esercito USA li ha inseguiti con carrarmati, elicotteri ed aerei, sparando a caso su abitazioni, negozi, strade e perfino ambulanze. Secondo gli ospedali del posto sono state uccise 47 persone e molte di più sono state ferite. Anche a Najaf è stata una giornata di sangue: 20 dimostranti morti e più di 150 feriti.

Ieri, a Sadr City, i cortei funebri sono sfilati accanto a carrarmati USA e gli ospedali traboccavano letteralmente di feriti. AL pomeriggio, gli scontri sono ripresi.

Attenzione: questa non è la "guerra civile" che Washington diceva sarebbe scoppiata tra sunniti, sciiti e curdi. Si tratta, invece, di una guerra provocata dalle autorità americane delle forze occupanti e da loro scatenata contro il crescente numero di sciiti che sostengono Moqtada al - Sadr.

Sadr è il rivale più giovane e più radicale del Grande Ayatollah Ali al- Sistani e viene rappresentato dai suoi sostenitori come una via di mezzo tra l'Ayatollah Khomeini e Che Guevara. Accusa gli Stati Uniti di attaccare i civili, paragona il capo dell'occupazione USA, Paul Bremer, a Saddam Hussein, si allinea sulle posizioni di Hamas e degli Hezbollah ed ha invocato la Jihad contro la discussa costituzione ad interim.
Pare che il suo Iraq assomigli molto all' Iran.

E' comunque un messaggio che sta ottenendo un bel seguito. Sistani si sta concentrando più sul tentativo di esercitare pressioni sull'ONU piuttosto che sul confronto con l'occupazione americana, così molti sciiti si stanno avvicinando ad una strategia più militante, come quella predicata da Sadr. Alcuni si sono uniti al Mahdi, il suo esercito dalle uniformi nere, che rivendica centinaia di migliaia di affiliati.

All'inizio Bremer aveva risposto al crescente potere di Sadr semplicemente ignorandolo. Adesso sta cercando di provocarlo trascinandolo in uno scontro generalizzato. I guai sono cominciati quando, la settimana scorsa, ha chiuso il giornale di Sadr, dando il via ad un'ondata di pacifiche manifestazioni di protesta. Sabato scorso, Bremer ha alzato il tiro ed ha fatto circondare la casa di Sadr, vicino a Najaf, dalle forze della coalizione che hanno arrestato il suo incaricato delle comunicazioni.

Com'era da prevedersi, l'arresto ha innescato delle proteste immediate a Baghdad, proteste alle quali l'esercito iracheno ha risposto aprendo il fuoco e, si dice, uccidendo tre persone. Alla fine della giornata di domenica, Sadr ha fatto appello ai suoi seguaci dicendo loro di mettere fine alle manifestazioni e invitandoli ad usare "altri metodi" per resistere alle forze dell'occupazione. Un invito interpretato da molti come una chiamata alle armi.

All'apparenza, questa catena di eventi potrebbe sembrare piuttosto strana: con il cosiddetto triangolo sunnita a ferro e a fuoco dopo l'orrenda aggressione di Falluja, perché Bremer sta cercando di portare allo scontro anche il relativamente calmo sud sciita?

Una possibile risposta: Washington ha rinunciato al progetto di affidare il potere ad un governo provvisorio iracheno il 30 giugno e sta creando il caos necessario per dichiarare l'impossibilità del passaggio di consegne. Il proseguimento dell'occupazione potrebbe essere una sventura per la campagna elettorale di Gorge Bush, ma se ci fosse il passaggio di consegne ed il paese esplodesse, sarebbe ancora peggio. Questo del resto è uno scenario sempre più probabile, considerato il diffuso rifiuto da parte della popolazione di considerare legittimi sia la costituzione provvisoria che il governo incaricato dagli USA.

Mandando il nuovo esercito iracheno a sparare su quella stessa gente che dovrebbe proteggere, però, Bremer ha distrutto l'ultima flebile speranza di ottenere un po' di credibilità presso una popolazione già fortemente diffidente e sfiduciata. Domenica scorsa i soldati sono stati visti infilarsi dei passamontagna per non essere riconosciuti, prima di andare all' assalto di dimostranti indifesi.

Succede sempre più spesso che si sentano commenti per strada di gente che paragona l'autorità provvisoria della coalizione a Saddam, che allo stesso modo non gradiva manifestazioni di protesta pacifiche e giornali che lo criticassero.

Ieri, in un'intervista, il ministro iracheno della comunicazione, Haider al-Abadi, ha condannato l'azione che ha dato il via all'attuale ondata di violenze: la chiusura dell' "al-Hawzah", il giornale di Sadr. Abadi, che dovrebbe essere il responsabile dei mezzi di informazione in Iraq, dice di non essere stato informato del piano. Nel frattempo, Moqtada al-Sadr, l'uomo all'origine della discordia, sta vedendo moltiplicata, di ora in ora, la propria fama di "eroe".

Tutte queste pulsioni esplosive si sono incontrate domenica scorsa, quando migliaia di dimostranti hanno riempito Piazza Firdos. Su un lato della piazza due ragazzi si sono arrampicati in cima ad un edificio ed hanno strappato a coltellate un'insegna che propagandava il nuovo esercito iracheno. Dall'altra parte , l'esercito americano dirigeva i carrarmati verso la folla, mentre dall' altoparlante una voce diceva che "le manifestazioni sono una parte importante della democrazia, ma non è permesso bloccare il traffico".

Di fronte alla piazza c'è la statua che gli americani avevano eretto al posto di quella di Saddam. Le figure senza faccia che dovrebbero rappresentare la liberazione del popolo iracheno sono, adesso, ricoperte dalle fotografie di Moqtada al-Sadr.

Note: Trad. di Patrizia Messinese a cura di Peacelink

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