Sant'Anna di Stazzema: tra terra e cielo
Contributo a cura di Roberto Ferro
Percorro la provinciale, tortuosa, che da Pietrasanta (Versilia) mi conduce a Sant'Anna di Stazzema, comune insignito della medaglia d'oro della Resistenza.
Ad iniziare dal '500 quando ebbe inizio l'insediamento, le borgate erano collegate alla costa da mulattiere e sentieri affatto agevoli. Ieri come oggi si doveva (si deve) salire non passare per Sant'Anna di Stazzema!
Non esiste un vero e proprio centro abitato unitario; unico "epicentro urbanistico" una modesta chiesetta con una piazzetta con una bella vista sulle Alpi
Apuane. Nel 1944 Sant'Anna di Stazzema era popolata da poche centinaia di abitanti, pastori e contadini, e da sfollati provenienti dalla vicina Versilia sicuri di trovarvi mezzi di sostentamento e. soprattutto, protezione dai bombardamenti e dalle violenze nazifasciste.
Autori dell'eccidio furono reparti della 16 SS Panzergranadier Division Reichfurer comandata dal generale Max Simon e da militi della 36° brigata Mussolini.
La 16° SS Panzergranadier possedeva un nome altisonante e sinistro. I "soldati" selezionati personalmente da Himmler, dovevano costituire l'esempio, anzi il prototipo, della "bellicosa razza ariana, alti biondi belli invincibili". In realtà si rivelarono alla prova dei fatti, sul campo di battaglia, pessimi soldati subendo sanguinose sconfitte in Corsica ad opera degli algerini, e sul fiume Ombrone degli americani.
Questi militi, definirli soldati sembra eccessivo, furono destinati all'esecuzione di rastrellamenti e rappresaglie: Sant'Anna di Stazzema, Boves, Monte Sole (Marzabotto) le loro imprese.
Nell'agosto 1944 nessuna formazione partigiana combatteva nei pressi di Sant'Anna. La rappresaglia fu quindi azione meditata freddamente dai comandi tedeschi in assenza di attacchi. Un fatto è certo: le forze tedesche senza le indicazioni offerte da italiani non sarebbero mai giunte sin
Le prime luci dell'alba del 12 agosto 1944 colsero gli abitanti di Sant'Anna alla sprovvista. Tre colonne di SS guidate da fascisti incappucciati che fungevano da guide, avanzarono passando per le armi freddamente anziani, donne e bambini.
Morirono in poche ore 560 civili, il parroco (medaglia d'oro della Resistenza) donne incinte e 130 bambini e bambine di età inferiore a 12 anni (il più piccolo di 5 mesi). Si contarono episodi di eroismo: tra tutti una mamma per salvare il figlio (sopravvissuto) scagliò uno zoccolo contro un tedesco armato di mitra cadendo uccisa, il parroco fu trucidato mentre benediceva uomini e donne che bruciavano vivi sul sagrato della chiesa.
Nella tarda mattinata quando le SS si ritirarono Sant'Anna di Stazzema non esisteva più come paese vivo e vitale.
Il silenzio invita a meditare sul rapporto esistente tra la terra, la violenza disseminata un giorno a piene mani tra il verde dei boschi, e il cielo, l'esigenza di renderci testimoni dei morti. Il museo della Resistenza accoglie frammenti di vita bruscamente interrotta: posate, il corredino povero e dignitoso di una bambina, un portafogli con poche banconote.
Il simbolo più commovente e tangibile della strage è tuttavia una semplice bambola che una bimba di sette anni abbracciava ancora quando il corpo fu traslato dopo anni nel dignitoso sacrario. Quella "pigotta" di pezza riassume l'orrore della strage!
Della strage già nel 1946 si sapeva. se non tutto, molto, autori ordini collusioni. Eppure, per mere ragioni di opportunità politiche, tutto fu insabbiato. E questa scelta ferisce oggi quasi quanto la violenza fisica perpetrata dalle SS.
Solo il coraggioso Procuratore Militare Antonino Intelisano scoprì nel 1994 il cosiddetto "armadio della vergogna", e due grandi giornalisti, Franco Giustolisi e Alessandro Feo pubblicarono una serie di articoli su L'Espresso.
Felice Intelisano identificò celato in uno scantinato della Procura Militare Generale di Roma il cosiddetto "armadio della vergogna" contenente 655 fascicoli relativi ad eccidi perpetrati da fascisti e nazisti in Italia e non solo, una delle scoperte più importante degli ultimi 50 anni dal punto di vista storico.
La crescente attenzione per la strage di Sant'Anna di Stazzema indusse il Parlamento italiano a istituire il Parco Nazionale della Pace ed a edificare il museo nazionale della Resistenza. La collaborazione tra le associazioni e gli enti locali italiani e il governo tedesco consentì (consente) l'organizzazione di eventi e convegni ad alto livello. Per gli amanti della musica d'autore, un esempio significativo è rappresentato dall'Associazione Italo – tedesca Amici dell'Organo della Pace di Sant'Anna di Stazzema con i relativi cicli annuali di concerti.
La visita di Sant'Anna di Stazzema mi ricorda la triste realtà del nostro Paese e dell'Europa tutta. Fascismo e nazismo, invece di veder rapidamente diminuire i propri adepti come conseguenza degli orrori della Seconda Guerra mondiale, sembrano diffondersi in ambienti un tempo persino impensabili. Croci uncinate, disprezzo per non europei gay ebrei, espresso in pensieri parole e sovente opere, rappresentano fatti quotidiani prevalentemente impuniti.
Ben difficilmente quanti idealizzano l'operato delle SS e delle milizie fasciste modificherebbero atteggiamenti anche visitando Sant'Anna di Stazzema. Le scuse per proseguire imperterriti sono infinite. Chi invece può modificare prospettive e sensibilizzarsi è invece la popolazione che non conosce queste tragiche vicende e dei loro antefatti. Decisivo sarà togliere spazio ai movimenti e gruppi nazifascisti.
Dinanzi a tanta efferatezza la neutralità è impossibile!
Sul Sito di Roberto Ferro:
http://www.mypersonalmind.com/index.php/it/societa/289-sant-anna-di-stazzema-tra-terra-e-cielo
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