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PeaceLink e Unimondo - Agenda Onu 2030: dalla migrazione all'interazione

Laura Tussi23 novembre 2016

Agenda Onu 2030

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Essa ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile un grande programma d’azione per un totale di 169 ‘target’ o traguardi. L’avvio ufficiale degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (qui la versione pdf e la presentazione in ppt) ha coinciso con l’inizio del 2016, guidando il mondo sulla strada da percorrere nell’arco dei prossimi 15 anni: i Paesi, infatti, si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030 (leggi alcuni commenti al tema). Gli Obiettivi per lo Sviluppo danno seguito ai risultati degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals) che li hanno preceduti, e rappresentano obiettivi comuni su un insieme di questioni importanti per lo sviluppo: la lotta alla povertà, l’eliminazione della fame e il contrasto al cambiamento climatico, per citarne solo alcuni. ‘Obiettivi comuni’ significa che essi riguardano tutti i Paesi e tutti gli individui: nessuno ne è escluso, né deve essere lasciato indietro lungo il cammino necessario per portare il mondo sulla strada della sostenibilità. Questi articoli nascono in questo contesto educativo.

 L'Occidente deve rendersi consapevole che la sua storia non è monoculturale e monoetnica, in quanto siamo frutto di contaminazioni di popoli e culture e l’Islam è parte fondante della nostra civiltà. Per intercultura non si intende solo immigrazione, ma diaspore, ossia persone e gruppi che si spostano tra paesi diversi, seguendo i cicli stagionali di lavoro, le necessità familiari, le scadenze scolastiche, i progetti matrimoniali e altro ancora. Per intercultura intendiamo tutti i contatti tra culture diverse, di cui i fenomeni migratori sono solo un aspetto, anche se molto importante. L'intercultura, oltre al caso dell'immigrazione di stranieri in Italia e lo spostamento di persone in altri paesi, comprende anche ogni genere di scambi di informazioni, di idee e di esperienze tra aree diverse del pianeta, perché essa non riguarda solo gli immigrati, gli altri, ma noi stessi e le modalità in cui guardiamo e viviamo il mondo e come, in realtà, siamo trascinati dalle potenti correnti di mutamento in corso su tutto il pianeta.

Nella prospettiva interculturale, il fenomeno delle immigrazioni e gli imponenti processi migratori in atto nel nostro Paese sono da considerare come un'opportunità per i migranti e per le società che li ricevono, in quanto in un'ottica interculturale il fenomeno migratorio appare molto vario. La prospettiva di apertura, confronto e dialogo tra culture vede la pluralità identitaria come una ricchezza e per questo non si pone come esclusivo obiettivo l’integrazione, che è un'idea prodotta da una concezione inadeguata della civiltà e della pretesa di superiorità morale del mondo occidentale sugli altri, dove l'integrazione, appunto, risulta un obiettivo impossibile, perché la pluralità di lingue, religioni, musiche, culture, tradizioni è un bene da tutelare in un'ottica di interazione, anziché di assimilazione e omologazione ad un modello consolidato nel tempo e prestabilito dall’Occidente.

La prospettiva interculturale respinge il presupposto dell'idea che la cultura sia una realtà monolitica, in quanto essa è un insieme di narrazioni condivise, contestate, negoziate. Partecipando e interagendo con una cultura risulta possibile sperimentare tradizioni, riti, storie, rituali e simboli, strumenti e condizioni materiali di vita, attraverso molteplici narrazioni. L'identità si costituisce nella relazione con l'altro da sé, con la famiglia, gli amici, i gruppi sociali reali e virtuali e la concezione aperta all’accoglienza genera un'idea di identità opposta al pensiero fondamentalista, ossia se le società umane non sono omogenee e separate, ma differenziate e caratterizzate da confini permeabili, allora le identità delle persone e dei gruppi non si prospettano come recinti da difendere dalla cattiva influenza dell'esterno e dell'estraneo, ma diventano ambiti di scambio, di dialogo e interazione.

Le persone non hanno diverse identità, ma le costruiscono nelle relazioni quotidiane con gli altri, usando vari strumenti con cui interagiscono con l'ambiente fisico e sociale, come il loro corpo, gli oggetti, le conversazioni, i discorsi e le narrazioni, in un approccio discorsivo, dialettico e dialogico, dove la narrazione non è vista come una produzione mentale individuale, ma come creatività sociale, dialogica, come strumento per riflettere collaborativamente sulle situazioni.

L'identità prodotta dalle narrazioni è plurale, ma non necessariamente coerente, perché gli eventi narrati possono essere dolorosi e difficili da riferire, in quanto i migranti\\ che hanno vissuto esperienze traumatiche producono narrazioni frammentarie, lacunose, confuse e fondate su esperienze contrastanti, in incoerenze e silenzi tipici delle identità diasporicheL'educazione interculturale pone come condizione la rinuncia all’etnocentrismo occidentale e la ricerca multiculturale evidenzia le differenze tra comunità, gruppi e categorie sociali, apprezzando le diversità, senza renderle delle barriere impenetrabili, in cui si cerca di osservare come funzionano gli scambi tra persone e gruppi differenti. 

Laura Tussi

Docente, giornalista e scrittrice, si occupa di pedagogia nonviolenta e interculturale. Ha conseguito cinque lauree specialistiche in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell'ambito delle scienze della formazione e dell'educazione. Collabora con diverse riviste telematiche tra cui PressenzaPeacelinkIldialogoUnimondoAgoraVox ed ha ricevuto il premio per l'impegno civile nel 70esimo Anniversario della Liberazione M.E.I. - Meeting Etichette Indipendenti, Associazione Arci Ponti di Memoria e Comune di Milano. Autrice dei libri: Sacro (EMI 2009), Memorie e Olocausto (Aracne 2009), Il dovere di ricordare (Aracne 2009), Il pensiero delle differenze(Aracne 2011), Educazione e pace (Mimesis 2012), Un racconto di vita partigiana - con Fabrizio Cracolici, presidente ANPI Nova Milanese (Mimesis 2012), Dare senso al tempo-Il Decalogo oggi. Un cammino di libertà (Paoline 2012), Il dialogo per la pace. Pedagogia della Resistenza contro ogni razzismo (Mimesis 2014), Giovanni Pesce. Per non dimenticare (Mimesis 2015) con i contributi di Vittorio Agnoletto, Daniele Biacchessi, Moni Ovadia, Tiziana Pesce, Ketty Carraffa. Collabora con diverse riviste di settore, tra cui: "Scuola e didattica" - Editrice La Scuola, "Mosaico di Pace", "GAIA" - Ecoistituto del Veneto Alex Langer, "Rivista Anarchica". Promotrice del progetto per non dimenticare delle Città di Nova Milanese e Bolzano www.lageredeportazione.org e del progetto Arci Ponti di memoria www.pontidimemoria.it. Qui il suo canale video.

Note: sul Sito di DANIELE BARBIERI:
http://www.labottegadelbarbieri.org/intorno-allagenda-onu-2030/

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