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TEMPI DI FRATERNITA' presenta:

Tempi di fraternità - Agenda Onu 2030: le opportunità della differenza

Laura Tussi5 marzo 2017

TEMPI DI FRATERNITA' presenta:

PeaceLink e Unimondo - Agenda Onu 2030: le opportunità della differenza

 

TEMPI DI FRATERNITA'


 

Le opportunità della differenza

La scuola ha il compito di educare al rispetto delle diversità culturali, promuovendo una diffusa conoscenza e coscienza multilaterale. Questo significa costruire progetti educativi finalizzati a prevenire il sorgere di mentalità etnocentriche e intolleranti nei confronti delle differenti culture, per poter raggiungere l'obiettivo di una mentalità internazionale. La scuola deve consolidare il ruolo di iniziazione a una pedagogia dell'infanzia pronta ad accogliere, rispettare e valorizzare i diversi volti antropologici, offrendosi come eccellente sede educativa di decondizionamento etnocentrico, azzerando la formazione di stereotipi, pregiudizi, assiomi e dogmatismi veicolati dai massmedia e dalla famiglia.

Per attivare l'obiettivo di decondizionamento etnocentrico, la scuola deve evitare un modello educativo tradizionale chiuso nei confronti dell'ambiente esterno, contribuendo alla diffusione di un'educazione multiculturale, capace di condurre ai confini delle frontiere transnazionali. Una prospettiva aperta alle molteplici realtà etniche si è giustamente affermata nella direzione della conoscenza, del riconoscimento delle pari dignità, della valorizzazione delle diversità apportate da molteplici gruppi, minoranze, culture e religioni. In questa prospettiva, la diversità non viene più interpretata come mancanza e colpa, nei confronti del modello sociale dominante, ma come risorsa positiva che attinga dalla conoscenza per favorire l'inserimento del singolo individuo nel proprio e nell'altrui contesto relazionale.

La dimensione educativa dell'interculturalità non si presenta come un oggetto formativo univoco, ma, al contrario, è un sistema complesso che prevede l'interrelazione di diverse componenti, dove l'educazione alle molteplici culture non significa solo esplorarne separatamente le specifiche dimensioni, ma intende rendere proprie le competenze nella direzione di interpretazione dell'altro da sé. La didattica interculturale si muove nella direzione di una prassi e di una ricerca fondate e finalizzate all'intervento con la diversità, dove il momento della conoscenza, dell'interpretazione e dell'intervento costituiscono ambiti irrinunciabili della didattica aperta all'interculturalità, all'interno di un progetto educativo che deve comunque presentarsi unitario e pluridimensionale, assicurando al soggetto le nozioni, i linguaggi, gli strumenti di ricerca che costituiscono le chiavi di osservazione dei significati e della cultura dell'altro, nel compito fondamentale di integrare gli apporti delle singole prospettive di conoscenza, consentendo di interpretare l'altro nella sua complessità.

Questa dimensione formativa è inerente alla necessità per ogni individuo di verificare strumenti per interpretare l’altro, di tipo plurilaterale e sistemico, nell'esigenza di agire con l'alterità, nella necessità per l'intera collettività di tradurre le proprie conoscenze e interpretazioni dell'altro in impegno operativo, in comportamenti finalizzati alla costruzione interattiva tra donne e uomini, rispettosa della reciproca dignità.

La pedagogia può assumere un ruolo primario per la formazione dei principi di libertà, uguaglianza, giustizia e umanità. Queste idee rivoluzionarie hanno influenzato i movimenti democratici interessati alla riforma emancipatoria dell’educazione e un loro obiettivo principale è che le opportunità per la partecipazione alla vita sociale e alla gestione democratica siano uguali per tutti, senza differenze di appartenenza, di genere, di religione, di etnia. Il problema risiede nel convivere come soggetti di pari dignità in una società multiculturale, al fine di comprendersi e operare per la giustizia sociale e per la soluzione pacifica dei conflitti legati alla convivenza. Positiva è l'interpretazione pedagogica che considera lo straniero come soggetto, perché nel momento in cui l'emigrazione è realtà, divengono esigenze vitali anche la comunicazione, la comprensione, l'orientamento, l'autoeducazione nei paesi d'accoglienza ancora sconosciuti con i propri codici linguistici, i modi comportamentali e le forme di vita diverse.1 I migranti e i profughi appartengono a categorie svantaggiate, a minoranze etniche, religiose e linguistiche deboli e in svantaggio a livello sociale.

Di fronte al fenomeno dell'immigrazione, l'educazione interculturale è divenuta un nodo di riflessione imprescindibile, un argomento centrale su cui si prospetta parte rilevante del futuro dell'educazione e della convivenza democraticaall'interno delle società, in quanto l'immigrazione non è più individuabile come fenomeno transitorio, ma costante della nostra civiltà e della società futura.

1 D. Demetrio, G. Favaro, Immigrazione e pedagogia interculturale: bambini, adulti, comunità nel percorso di integrazione, La Nuova Italia, Firenze 1999

Laura Tussi

Docente, giornalista e scrittrice, si occupa di pedagogia nonviolenta e interculturale. Ha conseguito cinque lauree specialistiche in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell'ambito delle scienze della formazione e dell'educazione. Collabora con diverse riviste telematiche tra cui PressenzaPeacelinkIldialogoUnimondoAgoraVox ed ha ricevuto il premio per l'impegno civile nel 70esimo Anniversario della Liberazione M.E.I. - Meeting Etichette Indipendenti, Associazione Arci Ponti di Memoria e Comune di Milano. Autrice dei libri: Sacro (EMI 2009), Memorie e Olocausto (Aracne 2009), Il dovere di ricordare (Aracne 2009), Il pensiero delle differenze(Aracne 2011), Educazione e pace (Mimesis 2012), Un racconto di vita partigiana - con Fabrizio Cracolici, presidente ANPI Nova Milanese (Mimesis 2012), Dare senso al tempo-Il Decalogo oggi. Un cammino di libertà (Paoline 2012), Il dialogo per la pace. Pedagogia della Resistenza contro ogni razzismo (Mimesis 2014), Giovanni Pesce. Per non dimenticare (Mimesis 2015) con i contributi di Vittorio Agnoletto, Daniele Biacchessi, Moni Ovadia, Tiziana Pesce, Ketty Carraffa. Collabora con diverse riviste di settore, tra cui: "Scuola e didattica" - Editrice La Scuola, "Mosaico di Pace", "GAIA" - Ecoistituto del Veneto Alex Langer, "Rivista Anarchica". Promotrice del progetto per non dimenticare delle Città di Nova Milanese e Bolzano www.lageredeportazione.org e del progetto Arci Ponti di memoria www.pontidimemoria.it. Qui il suo canale video.

Note:

su NUOVA INFORMAZIONE INDIPENDENTE: 
http://www.ninin.liguria.it/2016/12/11/leggi-notizia/argomenti/cose-belle/articolo/peacelink-e-unimondo-agenda-onu-2030-le-opportunita-della-differenza.html

su AgoraVOX: 
http://www.agoravox.it/Agenda-Onu-2030-le-opportunita.html

su ILDialogo.org: 
http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/scuola/OpinioniAnalisi_1481579134.htm

su LIBERO LIBRO: 
http://www.liberolibro.it/agenda-onu-2030-le-opportunita-della-differenza/

sul Sito di DANIELE BARBIERI: 
http://www.labottegadelbarbieri.org/le-opportunita-della-differenza/

su ARENGARIO: 
http://arengario.net/poli/poli854.html

Vedi anche

  • UNIMONDO Editoriale:

PeaceLink e Unimondo - Agenda Onu 2030: la comune umanità

28 novembre 2016 - Laura Tussi 

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Essa ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile un grande programma d’azione per un totale di 169 ‘target’ o traguardi. L’avvio ufficiale degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (qui la versione pdf e la presentazione in ppt) ha coinciso con l’inizio del 2016, guidando il mondo sulla strada da percorrere nell’arco dei prossimi 15 anni: i Paesi, infatti, si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030 (leggi alcuni commenti al tema). Gli Obiettivi per lo Sviluppo danno seguito ai risultati degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals) che li hanno preceduti, e rappresentano obiettivi comuni su un insieme di questioni importanti per lo sviluppo: la lotta alla povertà, l’eliminazione della fame e il contrasto al cambiamento climatico, per citarne solo alcuni. ‘Obiettivi comuni’ significa che essi riguardano tutti i Paesi e tutti gli individui: nessuno ne è escluso, né deve essere lasciato indietro lungo il cammino necessario per portare il mondo sulla strada della sostenibilità. Questi articoli nascono in questo contesto educativo.

 La contrapposizione tra autoctoni e migranti è consueta, in quanto è sufficiente imparare dai mass media a ragionare per stereotipi e pregiudizi, dimenticando la storia e gli scambi continui nella vita quotidiana, dove fare intercultura significa superare la visione delle differenze morali come compartimenti separati. L'approccio interculturaleindica come non cristallizzare le differenze, in una prospettiva pedagogica che assuma la dimensione internazionale del sapere, in un'ottica relazionale e dinamica nelle teorie e nelle prassi formative, studiando l'altro nelle interazioni tra scambi pacifici e conflitti violenti. La gigantesca ibridazione di popoli e culture ha provocato la diffusione di società composite, in cui convivono gruppi umani di diversa provenienza, dove si cerca faticosamente di trovare un equilibrio tra la condivisione di valori comuni e le diverse appartenenze sociali e culturali.

Il multiculturalismo vorrebbe suggerire una prospettiva di interazione dinamica tra comunità differenti, in un'ibridazione che assuma i caratteri dialettici dell'interculturalità dove il conflitto non si trasformi in razzismo e la coesistenza possa evolversi in intrecci positivi tra soggetti diversi, capaci di realizzare una cittadinanza planetaria aperta, nel riconoscimento positivo della diversità culturale, il cui risvolto è posto nel riconoscimento di una comune umanità di comunicazione, comprensione, scambio e relazioni dialogiche. La pedagogia interculturale si preoccupa fondamentalmente dell'inserimento degli alunni stranieri nella scuola, e, in generale, dei soggetti stranieri, anche adulti, nei sistemi formativi e nelle relazioni educative tra migranti e autoctoni, interrogandosi criticamente in merito ai saperi trasmessi dalle istituzioni formative.

Ogni esperienza educativa, in realtà è interculturale, perché è incontro di modi di essere, di visioni del mondo, di caratteristiche personali e sociali diverse, con lo scopo di contribuire all'educazione e interazione di individui differenti per motivi linguistici, etnici, religiosi ed altro, perché imparino a convivere senza conflitti e riuscendo a gestire pacificamente il contrasto reciproco. Gardner con la teoria delle intelligenze multiple offre un contributo prezioso per un intervento educativo capace di valorizzare le diversità individuali degli studenti.

L'introduzione dell'autonomia scolastica nel nostro ordinamento sottolinea la funzione attiva della scuola che è invitata a corrispondere alle esigenze formative dei diversi alunni e del territorio e questa impostazione è risultata feconda nel campo dell'inserimento dei ragazzi stranieri nel contesto educativo e interculturale. Gli studenti stranieri possono così vedere l'apprezzamento per il loro corredo cognitivo ed esperienziale attraverso il ricorso, da parte dei docenti, a un'offerta formativa individualizzata che sappia apprezzare le loro più svariate qualità creative e cognitive.

La scoperta e la valorizzazione di culture altre e di persone portatrici di diversi caratteri e provenienze originarie avviene in un contesto di relazione con gli autoctoni, ponendo in discussione anche i nostri contesti di appartenenza, dove lo "straniero" ci interroga in merito ai vissuti nella scuola, nei saperi e nei metodi educativi che invitano a ripensare la nostra identità, la nostra storia e la nostra cultura, perché riconoscere la diversità dell'altro significa anche riconoscere le nostre diversità, le nostre alterità, le nostre mancanze, i nostri difetti. 

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