A 10 anni dalla scomparsa: per non dimenticare Giovanni Pesce
ARCI SCIGHERA - MILANO
domenica 12 novembre 2017 ore 18.30
A 10 anni dalla scomparsa: per non dimenticare Giovanni Pesce
Presentazione del Libro/Dvd GIOVANNI PESCE PER NON DIMENTICARE.
Con gli autori Fabrizio Cracolici e Laura Tussi
Interverranno:
Vittorio Agnoletto e Tiziana Pesce
Musica e note di impegno civile di Renato Franchi & Orchestrina del Suonatore Jones
Recensioni:
L’Appello Antinucleare per la Pace di Giovanni Pesce, il Che Guevara italiano
di Alfonso Navarra
Avere combattuto, da “eroe”, armi in pugno, contro il nazifascismo ed averlo fatto con spirito di pace, per preparare un mondo di pace, gridandolo ai quattro venti: questa mi sembra “la parte più bella della verità” (è una espressione del martire antimafia Libero Grassi) relativa alla parabola umana e politica di Giovanni Pesce, il Comandante Partigiano più esperto nella tattica della guerriglia, Medaglia d'oro della Resistenza. Fabrizio Cracolici e Laura Tussi, che lavorano meritoriamente, con l’Archivio Storico della città di Nova Milanese, alla memoria della Guerra di Liberazione, hanno “scoperto” e restaurato un video inedito (le vecchie bobine erano abbandonate negli scaffali polverosi di una biblioteca!) che possiamo ritenere di notevole importanza storica e culturale: una intervista, risalente al lontano 1983, effettuata da Luisa Como e Giuseppe Paleari, al nostro partigiano ormai scomparso (nato nel 1918, è morto nel 2007), militante comunista di origine operaia, conosciuto con il nome di battaglia “Visone”.Dal video è stato ricavato un libro, corredato di DVD con appunto l’intervista, pubblicato dalla Mimesis Edizioni, che riporta anche testimonianze su Pesce di note personalità del mondo della politica e dello spettacolo che lo hanno conosciuto e frequentato: Vittorio Agnoletto, Daniele Biacchessi, Ketty Carraffa, Moni Ovadia; ed infine, ovviamente – non poteva mancare! - la figlia Tiziana Pesce.
Nel video Giovanni Pesce racconta la propria vita, dal duro lavoro, come migrante, in miniera, a La Grand Combe, in Francia, alle leggendarie azioni di lotta nelle Brigate Internazionali, contro il regime fascista del generale Franco, in Spagna, dal confino a Ventotene alla Resistenza Partigiana Antifascista a capo dei GAP (gruppi di azione patriottica) sia a Torino, che a Milano, con il compagno di lotte, il leggendario Dante di Nanni.Molto importante è la storia d’amore di Pesce con la sua compagna di vita e di lotta Onorina Brambilla detta Nori. Essi si incontrano nella Milano occupata dai nazisti, stremata, affamata, disseminata di luoghi dell’orrore: è Daniele Biacchessi che racconta come diventeranno inseparabili ed intrecceranno le loro vite anche all’insegna della lotta antifascista (vedi: “Giovanni e Nori, una storia d’amore e di Resistenza”, Laterza, 2014).La figura di Pesce, a giudizio di chi scrive, è complessa e nobile e va inquadrata in un periodo storico che non può prescindere dalla soggettività dei protagonisti di allora: essi combattevano un “male assoluto” – il nazifascismo secondo la stessa definizione di Gianfranco Fini, che del MSI è stato l’ultimo segretario (e questo riconoscimento va considerato una vittoria della cultura antifascista). Allo stesso tempo però in molti credevano – e Pesce era tra questi - in un “Paradiso in Terra” per la verità molto relativo, degenerato per la pretesa di imporre con la forza condizioni sociali irrealizzabili. Sempre più la Storia avrebbe rivelato che il “comunismo reale” si trattava di pura illusione, infangata da crimini imperdonabili, secondo lo stesso rapporto di Krushev al XX Congresso del PCUS (1956).L’idea che, secondo Pesce, anche l’Italia debba imitare la Russia dei Soviet “leninisti” è, ad avviso dello scrivente, la parte caduca della sua eredità politica e culturale: resta invece pienamente valida – è l’opinione dello scrivente, per carità - la sua idea pacifista, anche se non nonviolenta, che, proprio per l’esperienza dei tragici conflitti mondiali, bisognasse finirla con tutte le guerre, l’invito conseguente ai giovani a battersi per il disarmo nucleare, quindi per la sopravvivenza dell’Umanità.
Ecco l’appello pacifista ed antinucleare di Pesce che possiamo ascoltare dalla sua viva voce nel DVD allegato al libro curato da Cracolici e Tussi:"...Far parte di questa associazione, l'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, che raccoglie e unisce la stragrande maggioranza dei Partigiani significa continuare, attraverso l'attività politica e organizzativa, a difendere gli ideali della Resistenza e a denunciare di fronte all'opinione pubblica gli scandali, la corruzione, quanto sta avvenendo nel nostro Paese, ma soprattutto, attraverso la nostra associazione, lottare per portare a compimento gli ideali della Resistenza. Ma credo che l'attività principale dell'ANPI è quella oggi di far rivivere lo spirito dell'unità antifascista, di far rivivere lo spirito della Resistenza, per impegnare tutte le forze politiche a lottare con più convinzione e denunciare il pericolo di guerra. Una denuncia per coloro che fomentano la guerra, per coloro che attraverso il terrorismo, le bombe, l'energia nucleare, vorrebbero scatenare il terzo conflitto mondiale. Il nostro scopo è soprattutto quello della lotta per la Pace...".In questo appello possiamo ritrovare una consonanza con un altro grande partigiano, Stéphane Hessel, padre costituente della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, di matrice culturale socialista libertaria, il cui messaggio per la verità, ed il suo motto: “la nonviolenza è il cammino che dobbiamo imparare a percorrere”, sono stati giudicati molto più attraenti ed attuali dai movimenti dei giovani “indignati”, che hanno occupato le piazze di tutto il mondo affermando, nella scia delle analisi di Hessel, che “la Nuova Resistenza è la lotta contro la dittatura finanziaria, il conflitto sociale fondamentale oppone l’1% dei parassiti straricchi al 90% della gente comune ovunque, le basi del programma sociale della Resistenza storica sono ancora valide”.Tiziana Pesce mi aiuta ora ad introdurre un aspetto che ritengo molto importante per la definizione della personalità e dell’importanza del padre: la sua abilità di guerrigliero che combatte in modo diverso dall’esercito di tipo tradizionale.“Per ciò che riguarda i gappisti mio padre affermava: "La tattica militare insegna che bisogna colpire il nemico nel punto in cui è più debole, invece la guerra partigiana impone una tattica diversa. Si deve colpire il nemico là dove è più forte e dove può ricevere colpi più duri. Ma si deve sempre colpire con la tattica del mordi e fuggi. Per questo motivo i gappisti, pur essendo pochi, potevano far sentire la loro presenza. Ma per ottenere questo risultato bisognava attenersi scrupolosamente alle regole della clandestinità e vivere in solitudine. Si dovevano scegliere obiettivi politici per creare seri problemi al nemico, ma si doveva stare attenti a non colpire la popolazione civile. Spesso la nostra umanità ci esponeva a rischi maggiori perché cercavamo di distruggere luoghi presidiati dal nemico volendo comunque salvare la vita dei civili"”.La competenza guerrigliera di Giovanni Pesce, che possiamo considerare il “Che Guevara italiano” non solo per il grande coraggio ed ardimento sempre dimostrato ma per la sua capacità di coordinamento generale delle azioni armate, va comunque tenuta in gran conto e ben studiata da parte di chi si propone di progettare, sperimentare, realizzare un modello di difesa sociale difensiva (alternativo a quello professionalizzato e nuclearizzato NATO) non solo per l’Italia, ma per l’intera Europa. Un modello che, per l’appunto, sia conforme allo spirito, ma anche alla lettera, della Costituzione italiana: l’uso della forza militare non deve concernere proiezioni di potenza all’esterno dei propri confini bensì solo respingere aggressioni armate in atto facendo leva soprattutto, di fronte ad eserciti preponderanti, sulla forza dell’unità popolare.Nel processo di transarmo che, ad esempio, gli obiettori alle spese militari propugnano (vai su www.osmdpn.it) si prevede di accrescere gradualmente il peso, fin da subito rilevante, della componente civile rispetto alla componente militare della difesa; che comunque va mantenuta e finalizzata a politiche di pace appoggiate sui concetti fondamentali di “sicurezza umana” e “sicurezza comune”.Nel frattempo deve crescere una difesa popolare nonviolenta (DPN) di base che si sviluppa e si sperimenta nelle pratiche di lotta territoriali (ad esempio la resistenza alle Grandi Opere Inutili e Imposte, che trovano un esempio trainante nei No-TAV della Valle di Susa). La sperimentazione attuale può portare alla Rete di Ambasciate di pace, per una diplomazia popolare di base (un esempio: il sostegno politico all’obiettivo di un Medio Oriente denuclearizzato), o ai Corpi civili di pace, se si vuole intervenire in conflitti esterni con metodo nonviolento.Tutto ciò può poggiare su una “nonviolenza politica e pragmatica” che ha poco a che vedere con campagne mediatiche ed ideologiche in cui si propongono “Dipartimenti istituzionali” non per portare soluzioni concrete a drammatiche situazioni in atto ma semplicemente per “aprire una discussione” su bei principi che il pubblico giustamente non può che recepire come astratti.Per finire va riconosciuto ed apprezzato il prezioso lavoro che i curatori Fabrizio Cracolici e Laura Tussi svolgono nell’ambito del progetto istituzionale dal titolo emblematico “Per non dimenticare”.
Si tratta dell’impegno dei Comuni di Nova Milanese e Bolzano a sostenere un impegno di ricerca collettivo sui temi dell'Antifascismo, della Resistenza e delle Deportazioni.Il Progetto “Per non dimenticare” comprende un archivio storico audiovisivo con oltre 220 videotestimonianze di ex deportati civili per motivazioni politiche (partigiani, obiettori, renitenti, scioperanti, dissidenti di diverso colore politico), deportati nei campi di concentramento e di sterminio nazifascisti.Con Fabrizio e Laura mi trovo a condividere un percorso – delicato e difficile - per coinvolgere l’ANPI e le realtà antifasciste nella cultura nonviolenta: non siamo oggi ai tempi della lotta contro Mussolini ed Hitler (ed il militarismo giapponese), possiamo e dobbiamo impedire con una intelligente strategia preventiva che ci si trovi in uno stato di necessità dove non si agisce affatto ma solo si reagisce, come si fu costretti a fare nell’orribile periodo che anche Giovanni Pesce ci richiama a non far ritornare: dobbiamo combattere politicamente per tempo, con mezzi di pace omogenei a fini di pace, forze e realtà sociali belligene!
Note:
su Lib(e)roLibro:
http://www.liberolibro.it/f-cracolici-l-tussi-giovanni-pesce-per-non-dimenticare/
Recensione di Olivier Turquet su Pressenza a "Giovanni Pesce. Per non dimenticare":
Non dimenticare: le persone, gli amori, i fatti
"Giovanni Pesce. Per non dimenticare" è l’ultimo lavoro che Laura Tussi e Fabrizio Cracolici hanno curato per Mimesis.
Il Comune di Nova Milanese porta avanti da anni, grazie all’impulso della attivissima sezione dell’ANPI locale (animata tra l’altro dai curatori di questo libro) un prezioso lavoro di archiviazione e divulgazione dei documenti e delle opere di personalità importanti della Resistenza. In questa logica e in questo solco è recentemente uscito questo libriccino con DVD che i curatori stanno portando in giro per tutta Italia (o quasi). E’ curioso (ma significativo) che un impulso importante alla diffusione delle tematiche della Resistenza, dell’Antifascismo e della Memoria venga da una piccola realtà municipale dell’interland milanese e da una piccola ma tenace sezione della gloriosa associazione partigiana (a cui i partigiani non possono più dare impulso, per motivi evidenti di carattere anagrafico).
L’attore principale è, in questo caso, il Comandante dei GAP Giovanni Pesce, una delle figure più importanti della Resistenza di ispirazione comunista.
Nello specifico il libro/DVD riporta una videointervista inedita di Pesce dell’aprile 1983 che ha il pregio, pur non dicendo nulla di assolutamente originale, di fornire un quadro completo del pensiero del partigiano e di fornire la sua versione sulla morte di Dante di Nanni, suo inseparabile compagno gappista. Un innegabile contributo documentativo per tutti coloro che vogliono svolgere studi sull’argomento.
Ad arricchire la pubblicazione ci sono, come è abitudine degli autori, una raccolta di testimonianze di persone e personalità a vario titolo implicate con la Resistenza ed anche con precedenti lavori degli autori sui tema della Memoria e dell’Antifascismo (Vittorio Agnoletto, Daniele Biacchessi, Moni Ovadia, Tiziana Pesce, Ketty Carraffa)
Infine concede un tocco più personale e romantico l’inclusione del testo teatrale di Daniele Biacchessi “Giovanni e Nori, una storia d’amore e di resistenza” dove lo scrittore ed autore teatrale Biacchessi traduce in un linguaggio gradevole e accessibile a tutti le tematiche umane e politiche dei protagonisti della Resistenza.
Insomma un piacevole ed interessante mix di aspetti diversi che riescono a attirare l’attenzione di pubblici differenti così come dovrebbe fare una buona pubblicazione di questi tempi.
La memoria è documentazione “oggettiva” ma anche ricerca soggettiva, umana, di persone e storie che abbiano il potere di far rivivere eventi che, necessariamente, si allontanano dal nostro tempo e di cui i veri protagonisti non possono più parlarci. In questo senso poter ancora vedere gli occhi profondi di Giovanni Pesce ed ascoltare le sue parole è una buona approssimazione che la tecnologia attuale ci offre e che la pubblicazione di questo libro diffonde al di là dell’ambito necessariamente ristretto dei ricercatori.
Note:
su PRESSENZA - International Press Agency:
http://www.pressenza.com/it/2015/07/non-dimenticare-le-persone-gli-amori-i-fatti/
Centro Studi Sereno Regis di Torino:
http://serenoregis.org/2015/09/11/giovanni-pesce-per-non-dimenticare-recensione-di-olivier-turquet/
Su MOSAICO DI PACE:
Alessandro Marescotti: recensione a "Giovanni Pesce. Per non dimenticare" Mimesis 2015
Giovanni Pesce. Per non dimenticare
Edizioni Mimesis 2015
Libro di Fabrizio Cracolici e Laura Tussi.
Con i contributi di Vittorio Agnoletto, Daniele Biacchessi, Ketty Carraffa, Moni Ovadia, Tiziana Pesce
Recensione di Alessandro Marescotti, Presidente di PeaceLink
Nelle novanta pagine del libro curato da Fabrizio Cracolici e Laura Tussi è narrata la storia della Resistenza al fascismo e al nazismo raccontata da Giovanni Pesce, un Partigiano autore di tante azioni. E’ un racconto appassionante che segue il filo di un’intervista. Allegato vi è anche un DVD. Il DVD deriva da una videointervista inedita, del lontano 1983, al Comandante Partigiano Giovanni Pesce, reperita nell'Archivio Storico di Nova Milanese (Monza e Brianza) di cui Fabrizio Cracolici e Laura Tussi sono referenti e promotori.
“Soltanto attraverso una lotta aperta, diretta contro i fascisti e i tedeschi si poteva accelerare l’arrivo del giorno della vittoria”, dice Giovanni Pesce. Il quale ricorda “la paura, il terrore, la preoccupazione di cadere in mano al nemico e di essere fucilato lì, sul posto”.
La storia di Giovanni Pesce è la storia di una persona semplice, che fa il minatore come il padre, un uomo che non vuole prendere la tessera del partito fascista e si trasferisce per questo in Francia, come ricorda Daniele Biacchessi in uno dei contributi al libro. Molto importanti sono anche gli altri contributi, che corredano il DVD e il libro, ossia le testimonianze di alcune personalità che hanno conosciuto direttamente Giovanni Pesce: Vittorio Agnoletto, Ketty Carraffa, Moni Ovadia e Tiziana Pesce.
Non è per nulla difficile seguire il discorso di Giovanni Pesce: parla in maniera chiara, lineare, anche quando ci sono i terribili dilemmi dell’uso della forza militare a cui però fa seguire una scelta di pace alla fine della guerra. “Il nostro scopo è soprattutto quello della lotta per la pace”, dice in un punto dell’intervista.
Da pagina 60 in poi la storia di Giovanni Pesce è raccontata in modo suggestivo e avvincente attraverso il teatro di impegno civile di Daniele Biacchessi, con il testo dello spettacolo teatrale “Giovanni e Nori, una storia di amore e di Resistenza”.
Quello che emerge nel libro è un profondo senso della consapevolezza: “Credo che questa coscienza mi ha dato ogni giorno la forza e il coraggio di fare sempre quello che ho fatto nell’interesse del popolo italiano, per dare un contributo alla Liberazione”, dice Giovanni Pesce: aver dato un contributo alla Storia, essere stato parte di un processo di emancipazione popolare, anche a costo della vita. Sono questi i fili conduttori di un impegno. Un impegno che viene riportato all’attualità grazie all’attività di divulgazione e di educazione alla pace svolta con costanza e dedizione dalla scrittrice Laura Tussi e da Fabrizio Cracolici, presidente della sezione ANPI di Nova Milanese.
In un punto del libro Tiziana Pesce scrive: “Mio padre alcuni anni prima della scomparsa mi disse che in Spagna ad un certo punto si capì che non ci sarebbe stata alcuna possibilità di vittoria”. Giovanni Pesce metteva nel conto anche la sconfitta. L’impegno di questo uomo, che prevedeva anche la possibilità della sconfitta, appare di grande attualità e di insegnamento, specie a coloro che subordinano l’impegno sociale e politico solo alla possibilità di vincere.
su MOSAICO DI PACE:
http://www.mosaicodipace.it/mosaico/a/42335.html
su DOCENTI SENZA FRONTIERE - Organizzazione per l'educazione:
https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=924287230958478&id=163745877012621&fref=nf&pnref=story
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