Ma è proprio vero che i soldati italiani vogliono rimanere in Iraq?
Leggiamo Repubblica: (1)
"Tarda sera di domenica, nell'accampamento dei bersaglieri arriva la notizia che i soldati di Madrid smonteranno le tende. Un sergente maggiore fa una smorfia. E dice: "Non è giusto, proprio non ce l'aspettavamo". Poi spiega: "Ma noi non ce ne andremo e soprattutto non abbiamo nessuna voglia di andarcene, qui hanno ancora bisogno di noi". Arriva un blindato che deve inoltrarsi per i vicoli di Nassiriya. Ci salgono su due caporali. Il primo è qui dalla fine di gennaio e se ne dovrà andare a fine maggio. Chiede: "E' vero che gli spagnoli lasciano l'Iraq?". Poi gli esce un filo di voce: "Io se potessi rimarrei qui per altri quattro anni, qui devono restare non solo gli italiani ma anche tutti gli altri europei e anche gli americani". Il secondo caporale: "Fino a quando non si sistemano le cose e gli iracheni non staranno un po' meglio è un delitto lasciare questa terra"".
Leggiamo Il Corriere della Sera: (2)
"La ricetta Zapatero? «Piace. Certo che piace. Chi dice il contrario fa dell’ipocrisia». «Quale soldato non vorrebbe andarsene a casa?». «Questa non è la nostra guerra e prima finisce meglio è». Parole che emergono da sotto la mimetica. A fatica. I soldati italiani buttano il sasso e nascondono la mano. «Mi raccomando - dicono quelli che si sbilanciano -, non scriva il nome». Sono caporali. Sono ragazzi di 21, 22 anni che si considerano già veterani perché in Iraq sono alla seconda missione all’estero. A parlare di Zapatero e dello schiaffo che le scelte spagnole rischiano di dare all’alleanza militare che controlla l’Iraq, si guardano attorno. Meglio che gli ufficiali non sentano. Hanno paura di apparire poco marziali. Ma in compenso sono umani, molto umani. La notizia è arrivata al momento dell’uscita dalla mensa della cena. Dopo una giornata che per molti è stata passata con il fucile in mano, sulla torretta di una jeep a pattugliare una città dove da un momento all’altro possono spuntare sassi, mitra, lanciarazzi. «La politica non c’entra - sostiene uno -. Ci sono soldati che votano a destra e altri che votano a sinistra. E se questa volta è un governo di centrodestra ad averci mandato qui, in Kosovo e in Somalia ci siamo andati perché lo ha voluto il centrosinistra. I politici decidono, noi obbediamo. Deve essere così. Siamo soldati, ci mancherebbe altro. Ma non per questo non pensiamo, non abbiamo paura, non preferiamo stare al sicuro, magari vicino a chi vogliamo bene»".
Ritorniamo a Repubblica per capire qualcosa in più su come sta crescendo il rischio per i soldati italiani:
"Per intuire come sono cambiati i sentimenti di molti iracheni e come sono cambiate le paure dei nostri basta guardarli in faccia, gli uni e gli altri sempre più diffidenti e ostili, sempre più incarogniti o guardinghi, sempre più spaventati. Sono circondati da un deserto di sabbia e ormai anche da un deserto di solitudine, gli italiani che sono qui a Nassiriya. E adesso che gli spagnoli se andranno resteranno ancora più soli. (...) È completamente mutato il modo di operare dei nostri militari a Nassiriya: più che dispiegare le forze in campo preferiscono i blitz, più che controllare - anche se nessuno lo può dire, anche se nessuno lo deve dire - si cerca di non farsi controllare".
In sostanza i soldati del contingente italiano stanno cercado - giustamente - di portare a casa la propria pelle.
E mentre qualcuno spera di far recitare ancora agli italiani - a loro spese - la parte degli eroi, giungono cattive notizie dal Regno Unito. Anche l'inossidabile Blair si dice pessimista. A riferirlo è La Stampa: (3)
"La situazione in Iraq nelle prossime settimane è destinata a peggiorare. Ne è convinto il primo ministro britannico Tony Blair che si aspetta un aumento della violenza contro le forze della coalizione nell'approssimarsi della data del 30 giugno fissata per il passaggio dei poteri agli iracheni. Secondo quanto anticipato ieri dal domenicale Sunday Telegraph oggi il premier dirà in Parlamento che bisogna prepararsi al peggio e che le truppe britanniche e statunitensi dovranno fronteggiare «atti di disperazione» da parte dei ribelli. Una conferma sul pessimismo del governo di Londra arriva dalla notizia che il ministero del commercio in questi giorni sta contattando le ditte che volevano fare affari con la ricostruzione irachena chiedendo di non mandare personale sul posto per il momento. Inoltre il ministero degli interni ha deciso di rinviare il programmato e contestato rimpatrio di esuli iracheni proprio perchè la situazione nelle ultime settimane è diventata sempre più instabile".
E che dice Fassino?
Leggiamo sull'Ansa: "Il premier venga in Parlamento a illustrare la posizione del Governo sull'Iraq: lo chiede Piero Fassino. E il leader dei Ds chiede anche una riunione straordinaria del Consiglio europeo 'per verificare se ci sono le condizioni perche' l' Onu possa adottare quella risoluzione che determini una svolta in Iraq', altrimenti si provveda a ritirare le truppe italiane. Questa e' la posizione della lista unitaria illustrata da Piero Fassino". (2004-04-19 - 15:18:00)
Praticamente chiede lumi al governo dato che non sa nemmeno lui che pesci pigliare. Zapatero lo ha spiazzato ma non può dire come La Russa: "Quello di Zapatero e' un inganno premeditato".
Rutelli: «Serve una svolta ma adesso non possiamo ritirarci». E di Zapatero dice: «Non credo che il governo spagnolo sia irresponsabile, e sarebbe ingiusto definire rinunciatario l’atteggiamento di Zapatero. La Spagna non è disinteressata nella guerra contro le forze delle tenebre».
Alla guerra alle "forze del male" coniata da Bush si aggiunge la guerra alle "forze delle tenebre".
Peccato che nel buio fitto di questa guerra ci siano i soldati italiani. E che a parlare di guerra sia proprio Rutelli che ha rifiutato il servizio militare facendo a suo tempo l'obiettore di coscienza.
(2) Corriere della Sera 19/4/2004, dall'inviato Andrea Nicastro.
(3) http://www.lastampa.it/redazione/Esteri/blair.asp 19/4/04
(4) Corriere della Sera 19/4/2004
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