Un sit-in di protesta e una proposta di pace per i curdi siriani sotto assedio
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Il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato ieri l'imminente assalto finale contro la città curda di Afrin nel nord della Siria, vicina alla frontiera con la Turchia, con l'intento di sterminare le milizie curde YPG (“Unità di Protezione Popolare”) che vi hanno una loro base.
Secondo Erdogan, queste milizie rifornirebbero di armi i curdi indipendentisti della Turchia; ma egli non ha mai fornito prove a sostegno di quanto asserito e pertanto l'aggressione non può non destare sospetti di pulizia etnica e di annessione territoriale, oltre a costituire una palese violazione della Carta dell'ONU e dell'integrità territoriale di uno Stato sovrano.
Nonostante ciò, a protestarla finora c'è stato solo il Presidente siriano Assad e il presidente francese Macron. Gli USA, la Russia e i paesi confinanti guardano dall'altra parte e lasciano fare, per via dei loro intrecciati e contrapposti interessi geopolitici.
Intanto i turchi avanzano seminando vittime: sabato sono arrivati a due chilometri da Afrin, portando a 3291 il numero di miliziani e civili uccisi dall'inizio dell'invasione (dati delle forze armate turche). Secondo poi il giornale al Jazeera, sono pervenuti ad Afrin negli ultimi giorni molti civili volontari dal nord della Siria per formare, insieme ai civili residenti della città, uno scudo umano contro l'ingresso delle truppe turche. Si profila, dunque, un bagno di sangue, un massacro annunciato.
Oggi in tutto il mondo i curdi e i loro sostenitori scendono in piazza per fermare questo assalto contro Afrin; a Roma, per esempio, è stato indetto un sit-in alle ore 17 in piazza della Madonna di Loreto (piazza Venezia).
Per l'occasione PeaceLink lancia una proposta di pace per fermare le ostilità: il Consiglio di Sicurezza voti una risoluzione simile alla 1701 del 2006 (Operazione Leonte poi UNIFIL) che autorizzò la creazione nel Libano di una "forza cuscinetto", sotto guida italiana, tra i contendenti israeliani, libanesi e Hezbollah.
Nella situazione siriana, si tratterebbe di far rientrare le truppe turche entro i confini della Turchia; tale ritiro, verificato da una forza simile all'UNIFIL (chiamiamola "UNIFIS"), coinciderebbe con il parallelo dispiegamento di forze armate siriane a sud della frontiera; esse prenderebbero il controllo delle aree precedentemente occupate dalle forze turche. In tale contesto le unità UNIFIS servirebbero come "forze cuscinetto" tra i combattenti turchi, siriani e, ancora più a sud/sudest, curdi.
In pratica, l'operazione consentirebbe ad Erdogan di asserire di aver impedito definitivamente il passaggio di armi o milizie curde dal cantone di Afrin verso la Turchia e in senso contrario. Non avrà sterminato l'YPG ma l'avrà reso innocuo.
Può sembrare "fantapolitica", vista l'intransigenza di Erdogan, ma nel 2006 sembrava pure "fantapolitica" convincere Netanyahu di fare ciò che viene chiesto ora alla Turchia. Eppure, in quell'occasione, la risoluzione del Consiglio di Sicurezza è passata.
Il Ministro Alfano vorrà dunque cogliere questa possibilità di “give peace a chance” e di esplorare in sede ONU un'iniziativa del genere?
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