Iraq, Don Benzi: perché dobbiamo andarcene
“Per gli americani e gli alleati c'è una sola via d'uscita, quella del ritorno a casa”.
Nell'editoriale che comparirà sul numero di maggio di “Sempre”, il mensile della Comunità Papa Giovanni XXIII, don Oreste Benzi interviene sulla questione irachena esprimendo una precisa posizione a favore di un ritiro della presenza militare.
“Bush sta dicendo che la guerra in Iraq ha rovesciato la dittatura di Saddam Hussein ed avrà come frutto l'instaurazione della democrazia in quella nazione. Bush o non sa quello che dice, e sarebbe grave, o lo sa ed allora dice parole senza senso. E così tutti i paesi che si sono uniti agli Stati Uniti” scrive il sacerdote.
L'errore degli americani, sostiene don Benzi basandosi sulle esperienze condotte dalla Comunità Papa Giovanni XXIII in vari paesi a quasi totalità musulmana, è di ragionare “secondo le grandi democrazie dell'occidente”. Ma “lo stato per i musulmani è una entità molto diversa da ciò che è per il mondo non musulmano”, dove “chi comanda sono le autorità religiose”.
Le nostre categorie di riferimento sono diverse dalle loro. “Noi chiamiamo terroristi i kamikaze, essi li chiamano martiri. Noi chiamiamo ‘rapimenti' il sequestro dei nostri soldati, per essi invece sono un mezzo per liberarsi dagli occupanti”.
Per questo gli americani “non potranno mai avere un interlocutore politico” e “il tentativo di modernizzare, laicizzare il mondo islamico è un clamoroso fallimento”, come pure sarà un fallimento “il prospettato intervento dell'ONU dopo il 30 giugno se si tradurrà nell'imposizione di un governo iracheno”.
L'unica soluzione possibile per l'Iraq - secondo don Benzi - è “una federazione tra sciiti, sunniti e curdi, con forme di autoregolamentazione create dai tre gruppi”.
“Per gli americani e gli alleati – conclude il sacerdote - c'è una sola via d'uscita, quella del ritorno a casa. Uno scopo è stato raggiunto: quello del petrolio iracheno che faceva gola a tutti.”
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