Racconti Partigiani dai Navigli all'Oltrepò
Con il Patrocinio
della Città di Pavia
del Comune di Borgarello
e il Comune di Sedriano.
ANPI 168a Brigata Garibaldi
Sabato 22 Settembre 2018 - Borgarello (PAVIA)
Racconti Partigiani dai Navigli all'Oltrepò
Anche con la partecipazione di ANPI Nova Milanese e le storie di Emilio Bacio Capuzzo e Giovanni Pesce nei Racconti Partigiani
dalle ore 11 alle ore 18.30
Si racconta, si mangia, si balla...
in COLLEGAMENTO con RADIO NUOVA RESISTENZA
in concerto i BATAQUAERCH
ore 11- Alzaia Pavese
ore 12.30- Pranzo
ore 14.30- Letture e racconti
ore 16.30- Concerto
con la partecipazione di
ANPI PAVIA Sezione Onorina Pesce Brambilla
ANPI BARONA
ANPI COORDINAMENTO DEL MAGENTINO
ANPI NOVA MILANESE Sezione Emilio Bacio Capuzzo
ANPI MILANO
AUSER BORGARELLO
Pranzo euro 10 prenotarsi presso le sezioni.
In caso di maltempo, il tutto si svolgerà al coperto.
[1]UN RACCONTO DI VITA PARTIGIANA, MIMESIS Edizioni
La vicenda del Partigiano Emilio Bacio Capuzzo.
Progetto "PER NON DIMENTICARE" - Città di Nova Milanese e Bolzano
di Fabrizio Cracolici, Presidente A.N.P.I. Sezione di Nova Milanese
e Laura Tussi, PeaceLink - Telematica per la Pace, Campagna "Siamo tutti Premi Nobel per la Pace con ICAN"
Introduzione:
La Resistenza italiana contro il nazifascismo ha ancora eroi da conoscere, da ascoltare, da commemorare. Emilio Bacio Capuzzo è uno di questi.
Con un libro che narra la sua avventura, abbiamo voluto ricostruire la vicenda del Partigiano Bacio e la trattazione del ventennio più buio della storia italiana contemporanea.
Emilio Bacio Capuzzo arriva nel milanese a soli 12 anni con la famiglia, per lavorare. Dal Veneto della miseria più nera, trova le grandi acciaierie del nord: unico appiglio per una vita più dignitosa.
Bacio è catapultato alla Breda di Sesto San Giovanni dove si producono i mezzi per la guerra fascista e le armi, la produzione bellica, sotto l'occupazione nazista.
Bacio, senza grandi ragionamenti politici, senza far parte di organizzazioni e partiti, comprende che quello alla Breda è un lavoro sporco al servizio della guerra e di una nuova miseria che arricchisce solo i signori dell'orrore e della barbarie razzista e fascista.
Bacio è protagonista degli scioperi del 1943 e 44 nelle grandi fabbriche del nord Milano; si unisce, con il nome di battaglia Nova, ai gruppi partigiani e conosce la deportazione nel campo di concentramento di Bolzano e il Transport verso il lager di Flossenburg, ma riesce a salvarsi buttandosi dal treno in corsa prima del confine, ossia prima del Brennero.
https://www.peacelink.it/calendario/event.php?id=9350
[1] Cfr. Cracolici F., Tussi L., Un Racconto di vita Partigiana. Il ventennio fascista e la vicenda del Partigiano Emilio Bacio Capuzzo, Mimesis, Sesto San Giovanni-Udine 2012
Giovanni Pesce Per non dimenticare
di TIZIANA PESCE
L’occasione per incontrarci ogni volta viene data dalla presentazione di un’intervista inedita rilasciata nell’aprile del 1983 da mio padre a Luisa Como e Giuseppe Paleari.
Grazie al progetto “Per non dimenticare” portato avanti dalle città di Nova Milanese e Bolzano e dall'instancabile impegno dei suoi referenti Fabrizio Cracolici e Laura Tussi, il filmato è stato restaurato e reso nuovamente visibile.
In questa intervista mio padre racconta la sua storia, gli anni della lotta in Spagna e nei Gap a Torino e Milano, il significato della Resistenza e la necessità di continuare a portare avanti i valori che furono alla base della sua decisione, come di tanti altri uomini e donne, di non piegarsi alla dittatura, all’odio e all’ingiustizia.
Infatti anche questa testimoniana si colloca esattamente nel quadro di quelle fonti orali che svolgono un ruolo fondamentale per ricostruire quel “filo della memoria” indispensabile per meglio intendere non solo il passato che ci precede ma anche il presente e lo stesso futuro, cui non possiamo non guardare con interesse e con fiducia, proiettandovi le nostre ansie, i nostri desideri e la nostra volontà di giustizia sociale per realizzare un mondo migliore di quello presente.
Anche in questa chiave, proiettata verso il futuro, questa testimonianza costituisce un prezioso strumento idoneo a farci conoscere meglio e ricostruire criticamente eventi, contorni di luoghi, di personaggi ed azioni altrimenti confinati in un passato che può anche apparire sordo e insondabile.
Credo che a questa testimonianza occorra comunque affiancare la lettura dei testi e dei documenti storici, e il confronto critico delle diverse esperienze storiografiche.
Solo in questa prospettiva di ricerca e di riflessione le vite e le testimonianze dei protagonisti della lotta di liberazione possono giovarci per cogliere aspetti inediti del vissuto storico.
Subito dopo la Liberazione,in un articolo, mio padre scrisse: “Noi dobbiamo 'vincere la pace'. Per questa pace i partigiani hanno combattuto fino all'estremo delle loro forze: hanno sofferto il carcere, la tortura, non solo per contribuire alla vittoria degli alleati”, convinto che il movimento di Liberazione avesse fatto fare un salto di qualità all’Italia, portando le masse popolari ad una vera coscienza politica e civile, con una forza incredibile specie tra i giovani, ragazzi e ragazze, che entrarono nella Resistenza appena 18enni, tutti così profondamente amanti della vita da lottare proprio per poter vivere liberi, ognuno con i suoi diritti, conquistati grazie ad un grande senso del dovere.
Le sue parole sono ancora molto attuali perché nuovamente ci troviamo a vivere un momento storico e politico che ci pone di fronte a nuove fratture, nuovi soprusi e ingiustizie; stiamo nuovamente vivendo un momento in cui si cerca di distruggere il senso di comunanza, solidarietà e fratellanza tra gli uomini.
La guerra in Spagna, le Brigate Internazionali, sono la dimostrazione perfetta dello spirito di solidarietà e fratellanza che si aggirava per l’Europa in quegli anni: uomini di ogni nazionalità che erano pronti a sacrificare la propria vita per garantire la libertà e la dignità di un paese straniero, perché certi ideali non hanno confini.
Ieri come oggi.
In questa intervista mio padre spiega chiaramente che la coscienza politica non nasce da sola ma va educata. La sua educazione avvenne nelle pericolose e buie miniere francesi, durante le azioni in Spagna, nella costrizione del confino di Ventotene e durante la lotta gappista.
E’ da questa educazione politica che nascono i valori morali e politici che portarono alla difesa continua delle libertà civili di tutti i popoli e di tutti gli individui, alla condanna delle guerre e del terrorismo.
Questo è il punto di partenza da cui mosse mio padre e come lui tanti altri uomini e donne per garantire la pace.
Da qui dobbiamo ripartire noi oggi, dall’educazione morale e politica delle nuove generazioni, perché la lotta per la libertà non si è esaurita con il 25 aprile 1945, è una lotta senza fine perché costantemente minacciata, oggi come allora, da coloro che, attraverso il terrorismo, la paura, le bombe, l'energia nucleare, cercano di instaurare un controllo restrittivo sui nostri diritti e libertà.
Mio padre durante la guerra di Liberazione aveva a sua disposizioni pistole, esplosivo, bombe, ma non erano solo queste le armi che adoperò nella lotta: come lui stesso dice, furono fondamentali l’intelligenza, il coraggio, il senso di responsabilità.
Armi che sono a nostra disposizione oggi e che noi dobbiamo insegnare, tramandare alle nuove generazioni, a maggior ragione ora che si cerca di instaurare un clima di terrore in una situazione politica già molto destabilizzata e complicata, portando all’esasperazione l’individualismo e soffocando il senso di solidarietà verso profughi bisognosi, meschinamente accorpati al nuovo terrorismo.
Come diceva mio padre “Allora era la lotta contro il nazismo e il fascismo, per liberare il nostro paese, oggi è la lotta contro coloro che vorrebbero impedire di portare a compimento gli ideali per cui noi abbiamo lottato e abbiamo combattuto”.
Il coraggio di mio padre nacque dalla visione diretta delle sofferenze degli uomini, dall’aver provato sulla propria pelle i soprusi dei potenti sui deboli.
Noi dobbiamo fare nostro e tramandare questo coraggio attraverso la conoscenza della storia, quella con la “S” maiuscola e quella di ogni singolo uomo o donna che ha lottato per la nostra libertà: dobbiamo imparare il coraggio dal loro esempio, comprendere come decisero di mettere a rischio le proprie vite per garantire la libertà del paese non solo in quegli anni di guerra ma nel futuro.
Raccontare alle nuove generazioni chi furono e cosa fecero uomini come mio padre, come Dante Di Nanni, i fratelli Rosselli, i sette fratelli Cervi, Nenni, Pertini, Togliatti, Amendola, solo per citarne alcuni, significa non solo consegnare a nuove menti e nuovi cuori il ricordo di quei giorni e di quei pensieri ma dare loro anche dei modelli a cui ispirarsi, da cui prendere esempio, in cui trovare fiducia, motivazioni e coraggio.
Non tradire i valori della Resistenza significa avere sempre ben presente i valori e gli ideali che ne furono fondamenta. Valori e ideali che devono sempre restare vivi, arricchirsi di voci e pensieri, estendersi in quei luoghi, in quelle situazioni in cui ancora imperversa la miseria, l’ignoranza, l’ingiustizia, dove la dignità viene calpestata e il forte schiaccia il debole, dove si vive nell’oscurità e il sole dell’avvenire deve ancora sorgere.
Permettetemi di concludere questo mio discorso condividendo con voi anche l’emozione che ho provato guardando la copertina del libro con il volto di mio padre, il suo sguardo e soprattutto i suoi occhi, ricchi di umanità, di semplicità, e di grande generosità, come è stata la sua vita, e con un pensiero a mia madre, la sua staffetta Sandra, che lui ricorda nell’intervista.
Insieme hanno contribuito a ridare dignità al nostro Paese e, senza voler essere retorica ma con sincerità e amore filiale, non smetterò mai di dire e di sentirmi orgogliosa di loro.
[1] Cfr. Cracolici F., Tussi L., Un Racconto di vita Partigiana. Il ventennio fascista e la vicenda del Partigiano Emilio Bacio Capuzzo, Mimesis, Sesto San Giovanni-Udine 2012
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