Iqbal aveva 150 milioni di fratelli
Chi, come, dove e quanti
India 55-60 milioni
Cina decine di milioni
Pakistan 8 milioni
Bangladesh 15 milioni
Thailandia 5 milioni
Nigeria 10 milioni
Brasile 7 milioni
Egitto 1,4 milioni (stima governativa)
Filippine 5,7 nei soli settori industriale e commerciale
Italia centinaia di migliaia
(stime aggiornate sono presenti nel campo note e nel file Unicef allegato)
Anche la fatica infantile attraversa le frontiere e i secoli.
Oggi in Colombia Pedro Faustina Rincon, otto anni, la metà di quanti ne dovrebbe avere se le leggi fossero rispettate, lavora duramente in una miniera di Bogotà. Ebbene, 110 anni fa tanti Pedro Faustina Rincon vivevano, forse ancora più sfruttati, nelle miniere francesi.Era l'anno in cui Emile Zola, dopo una approfondita indagine sul terreno - anzi nel sottosuolo - pubblicò "Germinal", libro denuncia che descrive il lavoro spaventoso di uomini e bambini minatori costretti ad arrampicarsi in cunicoli senz'aria. Lydie, dieci anni, lo stupiva per la sua forza di magra formichina in lotta contro un peso troppo grosso. "Un lavoro da galere, ci si lasciava la pelle talvolta, e per che cosa? Si mangiava, ma poco, quanto bastava per soffrire senza crepare, schiacciati dai debiti, perseguitati come se il pane lo si fosse rubato".
Il 28 marzo 1882 in Francia l'istruzione primaria diventa obbligatoria e gratuita e questo, insieme alle conquiste dei lavoratori adulti, si rivela il miglior rimedio contro il lavoro dei bambini. Ma in giro per il mondo, dopo 110 anni, lo sfruttamento dei bambini persiste.
Concentrati in Asia, Africa e America Latina più di cento milioni di bambini fra i 5 e i 15 anni (a seconda dei parametri di calcolo anche 150 milioni) si alzano presto, mangiano un po' di zuppa della sera prima e partono ad affrontare una giornata di lavoro che può durare anche 18 ore e che nel 50% dei casi è malsana e pericolosa.
All'inizio degli anni '80 l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (organo tripartito formato da rappresentanti dei governi, dei sindacati e degli imprenditori) e l'Unicef si tenevano sugli "oltre 50 milioni". Ma nel frattempo la situazione della maggior parte dei paesi si è deteriorata e l'aumento della disoccupazione e sottoccupazione adulta ha contribuito, paradossalmente ma non troppo, a gonfiare il numero di bambini lavoratori per necessità di famiglia.
Lo spartiacque legale è fissato ai 15 anni, età minima di ammissione al lavoro stabilita dalla convenzione dell'OIL n. 138 del 1973, firmata da decine di stati.
Ma il lavoro infantile non è tutto uguale
La stessa Unicef (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'infanzia) fa una distinzione netta fra due categorie di bambini lavoratori: a) quelli che aiutano all'interno della famiglia contadina o artigiana che lavora in proprio, e per povertà e mancanza di infrastrutture e garanzie sociali ha bisogno di braccia infantili. Il bambino può lavorare qualche ora e andare a scuola o in altri casi lavora tutto il tempo, ma non si può parlare di sfruttamento, solo di miseria; b) quelli che vengono sfruttati da un padrone, magari una multinazionale.Ugualmente occorre distinguere fra i casi meno gravi - il lavoro per alcune ore, in settori che non pregiudicano la salute e la crescita - e quelli più gravi, cioè il lavoro a tempo pieno e in condizioni di nocività.
Piccoli continenti
E' l'Asia il continente dove il lavoro infantile è non solo numericamente maggiore, ma rappresenta un vero modello produttivo. Senza considerare il lavoro agricolo svolto dai bambini nell'ambito di un'economia familiare di sussistenza, i bambini asiatici si dedicano a ogni tipo di produzione, in genere nel settore cosiddetto informale, cioè del lavoro nero e di subappalto: piantagioni, concerie, cave, miniere, laboratori tessili e di giocattoli, fornaci, edilizia, commercio, lavoro domestico e selezione dei rifiuti.Contribuisce non poco a questo fenomeno la delocalizzazione operata dalle multinazionali occidentali in vari settori produttivi. In Asia si concentra il maggior numero di stati in cui il lavoro infantile, almeno oltre i 12 anni, è permesso.
In Africa lavora un bambino su tre, ma prevalentemente nell'agricoltura familiare e nel piccolissimo commercio. Il degrado dell'economia - con l'aumento del debito estero, la caduta dei prezzi dei prodotti di base e la riduzione delle spese sociali - ha favorito il lavoro infantile nel settore informale.
In America Latina lavora il 15 - 20% dei bambini al di sotto dei 15 anni e non pochi di loro sono anche ragazzi di strada. In agricoltura - per l'autoconsumo o nelle piantagioni - ma anche nelle miniere e nelle fabbriche d'abbigliamento delle zone franche, le cosiddette maquilladoras, del Centramerica.
Sorpresa Stati Uniti. Un rapporto del Dipartimento del lavoro statunitense sul lavoro infantile nel mondo tace per carità di patria sul solo caso statunitense...ma l'OIL ha calcolato che lavorano il 28% dei ragazzi di meno di 15 anni.
Sorpresa Europa. Gli ultimi anni di crisi, con la riduzione dell'occupazione e quindi del reddito degli adulti, hanno portato a una ripresa del fenomeno anche nella stessa Gran Bretagna, che fu il primo paese a regolare il lavoro infantile nel 1833. In Portogallo lavora il 5% dei ragazzini fra i 12 e i 14 anni, e nel 1993 una legge ("vergogna nazionale" per i sindacati) ha preso atto della realtà permettendo il lavoro infantile purché "leggero". In seguito l'Unione Europea ha emanato una direttiva che permette il lavoro infantile stagionale e nell'ambito dell'attività familiare. In Francia non sono pochi, inoltre, i piccoli turchi o indiani tamil che dormono sui tessuti che taglieranno il giorno dopo. L'Italia è sempre più un caso patologico (v. scheda).
Novità Europa dell'Est. "Lo spaventoso degrado economico ha portato molti ragazzi a lavorare nelle strade: lavando i vetri si guadagna quanto un tecnico informatico, allora perché andare a scuola?" osserva il mensile francese Alternatives Economiques.
Paradosso Irak
Ricerche dell'UNICEF e dell'Università di Bagdad rilevano che circa il 30% dei bambini ha abbandonato la scuola e lavora. Una realtà completamente nuova che è conseguenza dell'embargo internazionale che dura del 1990.
L'India, gigante del lavoro infantile
Insieme, non a caso, a uno dei più elevati tassi di analfabetismo al mondo, l'India ha il maggior numero assoluto di lavoratori fra i 4 e i 14 anni. Il governo dice 17 milioni, l'OIL 45 ma per Swami Agnivesh del Fronte per la liberazione dal lavoro schiavistico, alla fine del 1994 erano circa 60. Una legge del 1986 proibisce ai minori di 14 anni le attività più pericolose o nocive e regolamenta le altre. Ma la scarsità di mezzi, la polverizzazione delle unità produttive informali e la corruzione ostacolano i controlli. L'Asian Labour Monitor ha calcolato che i bambini, appartenenti in genere a famiglie di rurali senzaterra, producono circa un quinto del prodotto interno lordo indiano in agricoltura, miniere, cave, fornaci, concerie, fabbriche tessili, seterie, telai per tappeti, laboratori di fiammiferi, sigarette e fuochi d'artificio, vetrerie, e nel gigantesco settore informale urbano, con la raccolta dei rifiuti, il trasporto di pesi e il piccolissimo commercio.
Almeno 5 milioni sarebbero anche schiavi - forzati cioè a non lasciare il posto di lavoro, e non pagati - per debiti contratti dalle famiglie oppure perché ai genitori è stato pagato un anticipo sul loro lavoro. La Corte Suprema indiana considera ormai schiavistico tutto il lavoro dei bambini, non solo perché sono impossibilitati a scegliere, ma perché non percepiscono il salario minimo stabilito per legge. L'India è anche accusata, come altri paesi, di praticare nelle sue produzioni per l'esportazione una concorrenza sleale basata sullo sfruttamento. Ma dal 1994 il governo indiano, anche su pressioni internazionali, sta mostrando buona volontà.
Il Brasile, terra di sfruttatori e sfruttati
Come essere l'ottava potenza del mondo, avere un reddito medio pro capite di 4.951 dollari, un serbatoio immenso di risorse e... 34 milioni di poveri. Non ci si può stupire: è il paese forse più ingiusto di questo mondo, con il 2% degli abitanti a controllare il 60% delle terre e i braccianti a lavorare per dieci ore al giorno per sette giorni la settimana.
Così non solo ha 10 milioni di bambini di strada, ma, secondo l'Istituto brasiliano di geostatistica, nelle dieci principali città vede lavorare il 35% (si tratta di circa due milioni) dei bambini fra 5 e 9 anni membri di famiglie con reddito inferiore al minimo. Nelle zone rurali lavorano invece 7 milioni di bambini e ragazzi al di sotto dei 17 anni, occupati fra l'altro nelle piantagioni di canna da zucchero.
La Confederazione dei lavoratori agricoli (Contag) ha denunciato inoltre nel 1994 l'esistenza di 40.000 bambini schiavi per debiti familiari. Una parte di questi lavora con la famiglia nelle terribili fabbriche di carbonella del Carajas. Chi scappa prima di aver pagato un debito - che peraltro non si estingue mai - viene ucciso.
Una ricerca del sindacato CUT ha verificato una presenza pari al 30% di under 14 nel settore tessile e calzaturiero da esportazione.
DATI UNICEF SUL LAVORO MINORILE NEL MONDO https://www.unicef.it/doc/364/lavoro-minorile.htm
DATI FAO https://www.panorama.it/economia/lavoro/il-lavoro-minorile-nel-mondo/
SAVE THE CHILDREN https://www.savethechildren.it/press/tratta-e-sfruttamento-nel-mondo-10-milioni-di-bambini-un-solo-anno-vittime-di-lavoro-forzato
POSITION PAPER DI SAVE THE CHILDREN (2007) https://s3.savethechildren.it/public/files/uploads/pubblicazioni/la-posizione-di-save-children-sul-lavoro-minorile.pdf
=== VIDEO ===
Le immagini di una tragedia che richiede una risposta di giustizia
Lavoro minorile, Ilo: 168 milioni i bambini sfruttati nel mondo
https://www.youtube.com/watch?v=smWUvs7GnAY
Unicef: nel mondo sfruttati 150 milioni di under 14
https://www.youtube.com/watch?v=BJGzUJXIjJw
Rai Scuola: bambini e lavoro
http://www.raiscuola.rai.it/articoli/bambini-e-lavoro/4890/default.aspx
Allegati
I bambini che lavorano
Unicef3527 Kb - Formato pdfDossier aggiornato al 2007
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