Omaggio a Fabrizio De André - Libro "Tutti morimmo a stento" di Claudio Sassi e Odoardo Semellini
ARCI MINGUS LIVE
Anniversario del compleanno di Faber
Sabato 16 Febbraio 2019 dalle ore 20.30
Presentazione Libro
"TUTTI MORIMMO A STENTO"
Con gli Autori
Claudio Sassi e Odoardo Semellini
Letture di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici - Rete Internazionale ICAN per il Disarmo nucleare universale
Concerto con L'Orchestrina del Suonatore Jones
Renato Franchi - Chitarra e Voce
Dan Shim Sara Galasso - Violino
Viky Ferrara - Drums
Gianfranco D'Adda - Percussion
ARCI MINGUS LIVE
Via Roma, 27 CARNATE (Monza e Brianza)
Piazzale Stazione
per informazioni: 3470659914
***
Si comunica che sul n. 374 di A-RIVISTA ANARCHICA compare la recensione al libro "Il Maggio di Fabrizio De André. Un impiegato, una storia, il poeta" di Claudio Sassi e Odoardo Semellini
Claudio Sassi, Odoardo Semellini "Il Maggio di Fabrizio De André. Un impiegato, una storia, il poeta", Aereostella, Milano 2012
Prefazione di Mario Capanna.
Recensione di Laura Tussi.
Contributi di Brunetto Salvarani, Raffaele Fiore, Alberto Bazzurro, Romano Giuffrida, Giovanna Panigadi, Lucia Coccia
“Il Maggio di Fabrizio De André. Un impiegato, una storia, il poeta”
Libro di Claudio Sassi e Odoardo Semellini
Prefazione di Mario Capanna
Recensione di Laura Tussi
Contributi di Brunetto Salvarani, Raffaele Fiore, Alberto Bazzurro, Romano Giuffrida, Giovanna Panigadi, Lucia Coccia
Edizioni Aereostella, Milano 2012
http://www.arivista.org/
Un libro dettagliato e molto ben documentato, per far rivivere, a molte voci, la stagione della canzone d'autore, in cui i pensieri, le parole, la musica e la poesia si misurano con scelte coinvolgenti che segnano la Storia. “Storia di un impiegato” di Fabrizio de André, nella profondità e intensità del racconto, è un atto di coraggio e di onestà intellettuale, che rispecchia un periodo storico fecondo e rivoluzionario: il disco è concepito durante il pieno fermento sociale del Sessantotto. Quando comincia a scrivere questo album, Fabrizio De André vive un momento magico della personale carriera: Mina registra “La Canzone di Marinella” in 45 giri, sottraendo Faber ad un tranquillo anonimato e ad un destino inquadrato nei dettami stantii di un'esistenza borghese e decadente. La pubblicazione del disco, in un periodo storico come quello dell'Italia di metà anni ‘70, scatena una scia polemica, sia tra i giornalisti musicali, sia nell’ area militante della sinistra. “Storia di un impiegato” è considerato l'album più controverso e tormentato di De André. È stato definito il disco più “ideologico” dell'artista genovese, che in seguito non si esprimerà più in modo così politicamente manifesto. Lasciata definitivamente alle spalle la stagione degli esordi artistici, fondata su due capisaldi spaziali e autorali, la Genova periferica e marginale e il suo maestro, ovviamente, il francese Georges Brassens, Faber mostra un'attenzione nuova al contesto sociopolitico dell'epoca e sembra alla ricerca dell'acquisizione di una consapevolezza maggiore della parola in sé e per sé, che deve rispecchiare un'enfasi rivoluzionaria, un pathos politico e sociale emergente, dove i più deboli, gli ultimi, si emancipino dalla sottomissione autoritaria, dalla demagogia del potere.
“Storia di un impiegato” è un disco importante, non solo in relazione al periodo storico e sociale in cui uscì, ma soprattutto nell'ambito dell'itinerario artistico di De André, come riflessione sul presente, che dal G8 di Genova, ai recenti movimenti ispirati a Occupy Wall Street, insegna quanto sia velleitario “buttare bombe” sui parlamenti, quando il vero potere risiede in ben altre e più occulte sedi. L'album esprime un messaggio chiaro ed incisivo: è necessaria una prassi politica militante di tipo collettivo, nella partecipazione attiva, per porre al centro della comunità l'individuo e per cambiare un sistema che, adesso più che mai, sembra inesorabilmente immutabile, arroccato sull'egemonia autoritaria del potere speculativo dei mercati finanziari. Infatti, in un concetto anarchico di società, non esistono “poteri buoni”, ma solo sistemi violenti e autoritari che cercano di perpetuarsi, magari chiamando in servizio permanente effettivo i “ rivoluzionari” di ieri. È il 1973 e un'Italia postsessantottina in piena rivoluzione artistica, politica e culturale, lo sfondo su cui Fabrizio de André compone questo nuovo album: la storia di un uomo che rifiuta le proprie convenzioni borghesi e che agirà secondo personali e viscerali convinzioni anarchiche e rivoluzionarie, ma comprenderà che la ribellione ha senso solo se collettiva e partecipata, in una dimensione comunitaria dell'esistenza sociale, dove la prassi politica e militante sia volta al raggiungimento della pace come bene comune.
Note: http://www.arivista.org/
su ILDialogo.org:
http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/cultura/Recensioni_1349276134.htm
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