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Educare alla pace, un'opera costante nelle coscienze

L'impegno dei cristiani per la Pace

Il Papa: "La guerra come strumento di risoluzione delle contese fra gli Stati è stata ripudiata dalla coscienza di gran parte dell'umanità". "Educare le nuove generazioni alla Pace, deve diventare sempre più stile di vita, fondato sui quattro pilastri della verità, della giustizia, dell'amore e della libertà".
1 maggio 2004
don Marco Pagniello
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Mentre sentiamo ancora dentro di noi l'angoscia per gli orrori della guerra che sono di continuo sotto i nostri occhi e sperimentiamo la nostra impotenza, abbiamo visto con soddisfazione e con sorpresa, in questi ultimi tempi le piazze di tutto il mondo riempirsi di arcobaleni e abbiamo capito che l'opposizione alla guerra e il desiderio di pace erano più ampi e più espliciti di quanto si poteva immaginare. Abbiamo visto affacciarsi a tanti balconi delle nostre città le bandiere arcobaleno e abbiamo immaginato che lì ci fosse una famiglia che diceva no alla guerra. Molti hanno pensato con il S. Padre che "la guerra come strumento di risoluzione delle contese fra gli Stati è stata ripudiata (...) dalla coscienza di gran parte dell'umanità", ma abbiamo anche pensato che la pace nella quale noi crediamo, quella che auspichiamo per il mondo, è una pace che va oltre: oltre le piazze, oltre le bandiere, e che risiede nelle coscienze ...
La Pace nasce nella coscienza e lì si alimenta, si custodisce, si difende, si mantiene. E' il compito dell'educazione alla pace, che richiede un continuo lavoro su di sé, per diventare persone di pace e operatori di essa nel proprio ambito di vita.
Inanzitutto la pace riconosce il valore di ogni uomo: non si vale per la nostra nazionalità, o colore di pelle, o per la nostra cultura ma si vale in quanto si è uomini.
La Pace esige l'impegno a costruire conoscenza e amicizia tra i popoli. Si comincia dentro il nostro quotidiano, riconoscendo nello straniero che incontriamo un fratello e nello stimare la cultura che egli esprime.
La Pace nasce dal cuore. E' nel cuore che sperimentiamo il prezzo che essa ha, perché è nel nostro cuore che conosciamo la lotta tra il bene e il male, la fatica di ammettere tutti gli atteggiamenti meschini che impoveriscono i nostri rapporti con gli altri: l'indifferenza, il pettegolezzo, la gelosia che possono rendere amari e fallaci rapporti, destinati in realtà ad essere fraterni. E sappiamo quanta pace dia al nostro cuore un gesto cordiale, un'attenzione gratuita, un atto di perdono: ricevuto, ma specialmente dato.
La Pace è un dono che si invoca, incessantemente, con quella preghiera che crede nell'impossibile di Dio e dunque rende sempre possibile la speranza, anche nelle ore più buie.
La Pace è un valore che si paga; deve scomodarci e comprometterci. Per questo il Papa ha chiesto il digiuno per la Pace, per sperimentare anche il disagio di qualcosa che ci manca, in solidarietà con tanti popoli cui manca il pane; per sentire nel nostro corpo quell'esperienza del limite che ci fa gridare, per noi e per il mondo, "Signore pietà".
L'impegno dei cristiani per la Pace nasce quindi dalla verifica esigente della propria coscienza e dalla crescita di amore e di fede in Cristo.
"Cristo è la nostra Pace": è un'espressione paolina, ma è soprattutto la certezza che ci deve spingere ad essere annunciatori, operatori ed educatori di Pace.
Occorre ricordare che preservare la pace è sì compito dei governanti, ma è anche impegno e missione di ognuno di noi.
Accogliamo quindi l'invito di Giovanni Paolo II fatto nell'Angelus di domenica 6 aprile 2003: "Educare le nuove generazioni alla Pace, deve diventare sempre più stile di vita, fondato sui quattro pilastri della verità, della giustizia, dell'amore e della libertà".

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