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Iniziativa del Giorno della Memoria 2020 a Nova Milanese

La Memoria dell'Umanità

I Partigiani Deportati e le Pietre d'inciampo. Perchè ricordare Mario Vanzati, partigiano novese, nato il 27 agosto 1911 e morto in un campo di Concentramento
4 marzo 2020
Laura Tussi e Fabrizio Cracolici

La Memoria dell'Umanità

Le Pietre d'inciampo (in tedesco Stolpersteine), leggiamo su Wikipedia, "sono un'iniziativa dell'artista tedesco Gunter Demnig per depositare, nel tessuto urbanistico e sociale delle città europee, una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di sterminio nazifascisti.

La memoria consiste in una piccola targa d'ottone della dimensione di un sampietrino (10 × 10 cm), posta davanti alla porta della casa in cui abitò la vittima del nazismo o nel luogo in cui fu fatta prigioniera, sulla quale sono incisi il nome della persona, l'anno di nascita, la data, l'eventuale luogo di deportazione e la data di morte, se conosciuta. Questo tipo di informazioni intendono ridare individualità a chi si voleva ridurre soltanto a numero. L'espressione "inciampo" deve dunque intendersi non in senso fisico, ma visivo e mentale, per far fermare a riflettere chi vi passa vicino e si imbatte, anche casualmente, nell'opera.

L'espressione "pietra di inciampo" è mutuata dalla Bibbia e dall'Epistola ai Romani di Paolo di Tarso (9,33): "Ecco, io metto in Sion un sasso d'inciampo e una pietra di scandalo; ma chi crede in lui non sarà deluso".

Le pietre d'inciampo vengono posate in memoria delle vittime del nazismo, indipendentemente da etnia e religione. La prima, ad esempio, fu posata a Colonia in ricordo di mille tra Sinti e Rom deportati nel maggio del 1940".

Le Pietre d'inciampo

ANPI sezione Emilio Bacio Capuzzo di Nova Milanese (Monza e Brianza) ha realizzato, in occasione del Giorno della Memoria 2020, una immagine del Partigiano Deportato Mario Vanzati (in foto).

Perché ricordare Mario Vanzati?

Innanzitutto perché per Anpi il giorno della memoria è sempre ricorrente, in quanto la memoria è come una piccola pianta che va sempre accudita perché possa crescere forte e rigogliosa. I nostri Partigiani e deportati sono i nostri maestri, le nostre fondamenta, il nostro passato, la nostra memoria collettiva da cui non possiamo prescindere per costruire la storia dell’umanità e per progettare il futuro della nostra "terrestrità", termine coniato negli ambienti intellettuali francesi da Edgar Morin a Stéphane Hessel. Noi non siamo abitanti della terra ma apparteniamo a essa e ai cicli cosmici della natura. E questo lo dimostra la memoria del nostro passato che non muore mai e costituisce un monito per le nuove e future generazioni che si trovano a affrontare le emergenze della nostra terrestrità: l’attività militare che trova la sua massima espressione nella guerra nucleare; i cambiamenti climatici per le eccessive emissioni di gas serra di origine antropica nell’atmosfera; la disuguaglianza globale dove l’1% della popolazione detiene il 99% dei beni comuni dell’umanità.

Di fronte a queste emergenze mondiali e al precipitare di ampi settori della popolazione italiana e mondiale sotto l’influenza di ideologie xenofobe, fasciste e razziste, sotto l’influenza del cattivismo dilagante e della riemergenza del qualunquismo antiegualitario, le nostre stelle polari diventano appunto i Partigiani.

La divisione dell’umanità, i nazionalismi, gli etnicismi, gli imperialismi, il razzismo e la xenofobia contrastano nettamente con il contesto culturale e giuridico dell’unica famiglia umana sancito dalla carta costituzionale dell’ONU. Dal trauma della seconda guerra mondiale è nato un sussulto: la speranza delle carte costituzionali antifasciste e della Dichiarazione Universale dei diritti umani dell’ONU che insieme alla carta della terra, alle cop per il clima, all’agenda ONU 2030, al tpan trattato per il disarmo nucleare universale, che è valso per tutti noi della rete Ican il Premio Nobel per la pace nel 2017, costituiscono il diritto alla pace che è inserito nell’agenzia culturale e scientifica dell’Onu, ossia l’Unesco. Il diritto alla pace è una rivoluzione nel nostro contesto sociale dominato dall’individualismo, dall’egoismo, dalla sete dissennata di potere imperante e dal pensiero unico che dettano ancora ideologie neoliberiste e neofasciste. È per tutto questo e per sempre che noi abbiamo come radici di un grande albero, che è la nostra memoria, gli insegnamenti e i moniti dei grandi Partigiani , che hanno scritto le carte costituzionali nate dall’antifascismo.

 

Mario Vanzati, Partigiano novese, nato il 27 agosto 1911, muore nel campo di Concentramento di Ebensee il 15 maggio 1944 per la follia sterminatrice del nazifascismo.

In memoria di Mario e di tutti coloro che hanno dato la vita per garantire la Pace, ANPI avrà sempre come stella polare il loro coraggio e il loro esempio, con la ferma convinzione che ogni giorno tutti noi siamo chiamati ad un impegno comune per far si che tutto questo non avvenga mai più. Mario Vanzati è uno dei tanti Partigiani che si sono sacrificati per donarci la libertà, la pace e la democrazia. E per questo lo commemoriamo.

Per non dimenticare!

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