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Recentemente è uscito un documentario sulla sua vita

John Lewis e il suo "Good trouble"

Il 17 luglio è morto l'attivista nella lotta per i diritti civili del popolo afroamericano. Aveva 80 anni e da qualche mese era malato di cancro
3 agosto 2020

John Lewis

Avete mai pensato che i guai possano essere buoni e addirittura necessari? Questa era la filosofia di vita di John Lewis, che diceva ad amici e familiari, colleghi e soprattutto giovani: "Quando vedi qualcosa che non va o che non è giusto, devi fare qualcosa, devi parlare, devi metterti in mezzo". Quando era un ragazzino a Troy, Alabama, Lewis voleva diventare un ministro, un pastore battista, e faceva i sermoni ai polli nella fattoria di famiglia, rifiutandosi poi di mangiarli. 

Sulla sua straordinaria vita e i suoi sessant'anni di attivismo per i diritti umani proprio il mese scorso è uscito il documentario "John Lewis: Good Trouble" (qui il trailer) a cura della Apple che ha dichiarato di dare in beneficienza tutti i proventi.

Il 30 luglio, dunque, nella chiesa battista di Ebenezer, del grande pastore battista Martin Luther King Jr., è stato dato il penultimo saluto al deputato americano "la cui fede è stata messa alla prova ancora e ancora, ma tutto ciò ha prodotto un uomo di pura gioia e indistruttibile perseveranza", come affermato da Barack Obama nel suo discorso che è proseguito con il racconto del percorso di Lewis come attivista per i diritti civili: "E' stato membro dei Freedom Riders, capo dello Student Nonviolent Coordinating Committee, relatore più giovane alla marcia di Washington, leader della marcia da Selma a Montgomery, membro del Congresso per 33 anni e un mentore per i giovani. Fino all’ultimo giorno su questa terra, ha abbracciato le sue responsabilità e ha cercato di rendere l’America un posto migliore”.

Lewis ha attraversato il famoso ponte fra Selma e Montgomery, in Alabama, anche nel 2015 tenendo per mano proprio Obama, il primo presidente afroamericano della Storia che nel 2011 gli ha conferito l'alta onorificenza della Medaglia della libertà, ed entrato nel Congresso nel 1986 ne è  diventato presto un'autorità morale: Nancy Pelosi, Presidente della Camera dei rappresentanti, lo considerava "la coscienza del Congresso". Tanti i gesti simbolici compiuti in una vita di battaglie, come il discorso  a sostegno dei Diritti LGBTQ contro il DOMA (Defense of Marriage Act) che nel 1996 vietava i matrimoni egualitari e, tra gli ultimi, il boicottaggio della cerimonia d'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca.

Prima dei funerali svolti in forma privata ad Atlanta (Georgia), la bara di Lewis ha attraversato per l’ultima volta l’Edmund Pettus Bridge, dove durante il Bloody Sunday seguito alla marcia di Selma del 1965 fu picchiato dalla polizia riportando una cruenta frattura del cranio che, attraverso le immagini trasmesse in TV, suscitò indignazione nel mondo intero. Otto giorni dopo il presidente Lyndon Johnson presentò il "Voting Right Act", la storica Legge che avrebbe garantito il diritto di voto a tutte le minoranze razziali o, meglio, etniche come diciamo oggi.

John Lewis

"Mai e poi mai aver paura di fare un po’ di rumore e di mettersi nei guai, guai necessari“ e dopo il caso Floyd, uno dei tanti che ancora si verificano, la democrazia è attualmente sotto attacco e, come diceva Lewis, l’America dovrà difenderla con tutte le sue forze. E noi con lei!

Note: Parte finale del funerale con "We shall overcome" e canto "Good trouble" https://youtu.be/TSo41_WnxjM

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