Il dialogo è accoglienza
Siamo esseri in relazione e in amore anche se non lo ammettiamo. Nella nostra epoca è impossibile vivere su un’ipotetica isola. Anche i navigatori solitari dell’esistenza sono sempre collegati con altre navi. Tengono un giornale di bordo. Un diario esistenziale. A volte sentiamo il bisogno salutare di ritirarci nella solitudine e nel silenzio per riprendere le nostre forze.
Fortunati sono coloro che possono soddisfare questa necessità e ritornare poi tra i propri simili completamente rinnovati. Ma sappiamo bene che queste ‘cure’ di solitudine non possono durare. Il bisogno di contatti, di comunicazione è ancora più imperioso e impellente. La voglia di vedere gente torna subito e sempre più pressante.
Questi ritiri, queste interruzioni della comunicazione non hanno altro scopo che quello di renderci capaci di comunicare meglio. Ma abbiamo bisogno di relazioni.
Forse non percepiamo questa esigenza di relazione in modo così netto come le necessità fisiologiche (mangiare, dormire) o i bisogni affettivi (amare, essere amati). Si tratta infatti di un bisogno piuttosto vitale e involontario, come la respirazione. Finché respiriamo normalmente tutto va bene. Solo quando sopraggiunge una crisi di asma, un eccessivo inquinamento dell’atmosfera, scopriamo l’importanza di questa funzione, questo bisogno di ossigeno relazionale, di condivisione e accoglienza.
La necessità di comunicare
Forse bisogna aver vissuto l’angoscia dell’isolamento per capire che nessuno può vivere a lungo, come essere umano, come persona senza comunicare con un suo simile. Una clausura coatta e prolungata provoca generalmente uno stato di prostrazione e di letargo, a meno che non siamo in presenza di persone dall’intensa vita interiore. Questi esseri eccezionali non si ripiegano su se stessi, ma restano in contatto con il mondo attraverso il pensiero e la dedizione verso l’umanità. Con l'aiuto verso i più fragili, tramite l'attivismo sociale.
Cosa significa comunicare?
Stando al vocabolario comunicare significa trasmettere, far conoscere, condividere essere in rapporto. Comunicare può essere inteso come trasmissione di un messaggio, come relazione con qualcuno per trasmettere un’informazione, oppure anche come momento in cui si stabilisce un contatto. Più spesso si parla di comunicazione della coscienza e dell’essere profondo, di condivisione, di relazione, anche nella lontananza e nella nostalgia. Ci riferiamo allora al dialogo, nel quale si scambiano le opinioni. E i pensieri si formulano, si confrontano, si riconoscono nell’accoglienza dell’altra e dell’altro, dell'altrove. Ma possiamo anche illuderci di comunicare?
Vi può essere scambio di parole, di informazioni, senza ancora dialogo.
Restiamo allora con la nostra reale esigenza di incontro e di vicinanza intima, anche mentale. La comunicazione è un evento costante.
Abituati ad es primerci con la parola e con la scrittura, non riusciamo più a cogliere che la comunicazione è un prodigio costante, supportata e veicolata da persone vicine e lontane a noi care. Troppo spesso saturati dai cosiddetti mezzi di comunicazione di massa e da tutto quello che ci trasmettono ecco come pensiamo. Siamo storditi da parole, da scritti, da immagini; rischiamo veramente di non percepire più la dimensione della comunicazione, a cominciare da quella meno evidente fatta di sottintesi, di imponderabili silenzi, di costanti comprensioni e interscambi di idee e messaggi affettivi. Nel termine dialogo, il prefisso 'dia' suggerisce l’atto dell’attraversare. Si tratta di andare oltre le parole, le apparenze, superando gli ostacoli posti da lui, da me, dall’esterno.
La nostra intuizione si è affievolita. Sentiamo e diciamo parole e idee, ma l’atmosfera di uno scambio, la percezione di una situazione, di un’esperienza soggettiva ci sfuggono.
A volte ci scambiamo messaggi altamente cerebrali e mentali, dettati dal profondo interioristico.
Cosa sappiamo delle persone che ci stanno di fronte? della loro vita interiore? cosa sappiamo degli altri? cosa sappiamo di noi stessi? qual è la verità e lo spessore della nostra relazione con noi stessi, con l’altro, con il mondo? La comunicazione è un bisogno vitale per l’essere umano. La comunicazione è una necessità vitale, ma non ne siamo sempre coscienti. La nostra agitazione, ansia, prostrazione, il nostro sconforto non sono altro che una falsa comunicazione. Spesso nel bel mezzo di questa massa di informazioni e di messaggi, sentiamo la nostra irrimediabile solitudine, l’impossibilità di capire e di farci capire. Ci limitiamo allora a uno scambio di luoghi comuni.
Esprimere un’idea, un’impressione personale risulta impossibile.
Ci meravigliamo di tali difficoltà.
Non riusciamo ad accedere al linguaggio altrui e d’altra parte gli altri non ci capiscono.
Le parole non hanno più senso. Non hanno più lo stesso senso.
Le idee si contraddicono.
Le sensibilità reagiscono a livelli diversi.
Ma è possibile migliorare la comunicazione?
Malgrado tutto si tessono legami. Si stabiliscono relazioni. Per quanto imperfetto, l’universo della comunicazione è sempre perfettibile e ciò nella misura in cui conosciamo meglio quello che accade e ci impegnamo attivamente a superare gli ostacoli, a creare le condizioni favorevoli per noi, attorno a noi, per incontrare meglio l’altro, e desiderare sinceramente questo scambio, evitando la paura conscia e inconscia che può destare l’incontro con l’altro e con l’ignoto. Tutto ciò non potrà essere raggiunto in un solo giorno, né spontaneamente. Si devono fare i conti con il tempo. Ma il nostro cammino andrà avanti, se ci sforziamo continuamente di amare, di volerci bene, di ricambiare attenzioni e affetto e comprendere sia noi stessi sia coloro che dialogano con noi.
Saper comunicare non è un dono ricevuto una volta per sempre. È un dono che si acquista allenandosi ogni giorno ad ascoltare meglio gli altri, a esprimere meglio noi stessi e potrà essere perfezionato per tutta la vita.
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