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Festa della Repubblica non armata

Un'altra Difesa è possibile

La difesa civile, al contrario di quella militare, usa mezzi e strumenti coerenti con le finalità e gli obbiettivi dichiarati dalla nostra Costituzione e può attivarsi già nelle esigenze di ordine quotidiano di questo Paese, non solo nelle emergenze.
Maria Pastore29 maggio 2021

Il 2 e 3 giugno 1946 per la prima volta la popolazione italiana viveva l’esperienza di elezioni libere e del suffragio universale maschile e femminile. Festa della repubblica, 2010

L’affluenza al voto fu altissima, pari all'89,08% degli aventi diritto. Il 54,27% votò a favore della Repubblica, il 45,73% per la Monarchia. Le donne ebbero un ruolo determinante, votarono infatti 12.998.131 donne e 11.949.056 uomini. 

Il 2 giugno 1946 gli italiani votarono anche per l’Assemblea Costituente.
Gli eletti all’Assemblea Costituente conoscevano bene la guerra ed erano certi che non fosse il mezzo adeguato per risolvere le controversie.
Oggi quel rifuto (art.11) non viene sufficientemente onorato, l'Italia è infatti tra i primi 10 Stati al mondo per spesa pubblica militare, ma registriamo grandi conquiste nella difesa non armata della Patria (art.52). Due sentenze della Corte Costituzionale (n.164 del 1985 e n.470 del 1989) e la legge n.230 del 1998 stabiliscono il diritto all’obiezione di coscienza per tutti e attribuiscono al Dipartimento per il coordinamento della protezione civile il compito di predisporre forme di ricerca e di sperimentazione di difesa civile non armata e nonviolenta. La legge n.64 del 2001 equipara il Servizio civile nazionale alla difesa della Patria con mezzi e attività non militari.
Questi risultati derivano da lotte individuali e collettive che servirebbe celebrare perché patrimonio culturale del nostro Paese e perché ispiratrici per futuri progressi, invece pare che vengano vissute con vivo sentimento solo negli ambienti dell'attivismo pacifista, come fossero di poco valore.

Una iniziativa da sostenere: tra il 2012 e il 2013 ha preso il via una nuova Campagna nazionale chiamata "Un'altra Difesa è possibile".  Rete Italiana Pace e Disarmo, Tavolo interventi civili di pace, Conferenza Enti di Servizio Civile, Forum Nazionale Servizio Civile, Sbilanciamoci!, hanno raccolto 53.000 firme in pochi mesi e il 22 maggio 2015 le hanno consegnate negli uffici della Camera dei Deputati. La proposta di legge “Istituzione e modalità di finanziamento del Dipartimento della Difesa Civile non armata e nonviolenta" arriva in Parlamento così come presentata nell'iniziativa popolare grazie a sei parlamentari (Marcon, Zanin, Basilio, Sberna, Civati, Artini) nel dicembre 2015.
Il progetto di legge è affidato alle Commissioni I (Affari costituzionali) e IV (Difesa).
In pratica la proposta prevede l'istituzione di un Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta che coordini istituzioni già esistenti (Servizio civile universale, Protezione civile, Corpi civili di pace) e un Istituto di ricerche sulla pace e il disarmo.

La difesa civile, al contrario di quella militare, usa mezzi e strumenti coerenti con le finalità e gli obbiettivi dichiarati dalla nostra Costituzione e può attivarsi già nelle esigenze di ordine quotidiano di questo Paese, non solo nelle emergenze.
Siamo pronti per una svolta radicale nei nostri modelli economici e negli stili di vita. Solo con metodi non armati e nonviolenti si può costruire la democrazia e difenderla dalle minacce del terrorismo e delle mafie, solo con la nonviolenza possiamo liberarci dal fascismo e dalla retorica della guerra giusta, emanciparci dalla mentalità corrotta del favoritismo, alfabetizzarci nelle pratiche di pace e dialogo, anche interreligioso.
Sosteniamo e diffondiamo la Campagna Un'altra Difesa è possibile e chiediamo che lo Stato si impegni concretamente affinché sempre meno soldi vengano dati alla difesa armata e siano investiti invece nel lungo cammino della nonviolenza, facendo così dell'Italia un laboratorio esemplare di prosperità, giustizia sociale e speranza. 

Le donne ebbero un ruolo determinante

Nel referendum del 1946 le donne ebbero un ruolo determinante, votarono infatti 12.998.131 donne e 11.949.056 uomini.
Il Governo Bonomi aveva emanato un decreto che riconosceva il diritto di voto alle donne (decreto legislativo luogotenenziale 2 febbraio 1945, n.23), in risposta alla forte mobilitazione delle associazioni femminili interessate al voto: il Comitato femminile della Democrazia Cristiana - CIF, l’Unione Donne Italiane - UDI, il Gruppo femminile del Partito Repubblicano, la Federazione Italiana Laureate Diplomate Istituti Superiori – FILDIS, i Gruppi femminili degli altri partiti aderenti al Comitato di Liberazione Nazionale.

Note: Per la scrittura di questo articolo ho consultato questi due link
https://www.quirinale.it/page/2giugno1946-2016
Parte introduttiva della proposta di legge https://www.camera.it/leg17/126?tab=2&leg=17&idDocumento=3484&sede=&tipo=

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