Contro l’intolleranza
Gli ideali illuministi: risposta e alternativa alle strategie inquisitoriali.
In modo più o meno accentuato, gran parte dei numerosi viaggiatori inglesi che visitano la Spagna nella seconda metà del settecento, in forma ufficiale o privata, viene colpita dalla corposità della presenza della macchina inquisitoriale: affissione sulle porte delle chiese di libri francesi proibiti, intervento nelle università tese a impedire le penetrazioni di testi sostitutivi di Aristotele e dei padri della Chiesa.
I resoconti dei viaggiatori concordano nella descrizione di una chiesa intollerante, caratterizzata dalla persistenza di forme di religiosità barocche e soprattutto da una forte presenza dell’inquisizione.
Proprio questa marcata dimensione di intransigenza ha impedito, in Spagna, la possibilità di un confronto con la cultura della tolleranza di matrice erasmiana, che ritrova una sua attualità nel contatto con gli ideali illuministi, ponendosi anche come risposta e messa in discussione delle strategie inquisitoriali.
L’immagine che ci è stata consegnata dalle cronache di viaggio non fa che anticipare i risultati della più recente indagine storiografica volta a non ridurre il ruolo e l’attività dell’inquisizione a una funzione esclusivamente simbolica. Certamente sono finiti gli spettacolari auto de fe, ossia castighi pubblici degli inquisiti, e l’ultima persecuzione contro i giudaizzanti si era consumata sotto il regno di Filippo V.
Il problema ebraico aveva infatti subito un notevole ridimensionamento a causa delle conversioni forzate, pena l’esilio, e delle espulsioni che si erano succedute a partire dal 1492.
Inoltre il dispotismo illuminato di Carlo III e la politica regalista perseguita dai politici riformatori esercita una funzione di freno nei confronti del potere giurisdizionale dell’inquisizione.
Tuttavia essa non rinuncia a momenti di ammonizione esemplare, come il processo intentato a Pablo de Olavide, politico riformatore e amico di Voltaire e, nella cui casa a Siviglia si potevano consultare le principali opere dell’Illuminismo francese. Censura, proibizione, messa agli indici dei nuovi eretici quali Diderot, Rousseau, Montesquieu e soprattutto l’odiatissimo Voltaire, sono le prime e principali attività del Santo ufficio. Né vengono meno alcune strutture invarianti proprie della mentalità inquisitoriale: la delazione, la coercizione delle coscienze, la pubblicazione esemplare delle condanne. Controlli tesi a impedire l’ingresso e la divulgazione in Spagna delle opere proibite vengono effettuati alle frontiere, nei porti, nelle librerie, nelle case dei privati.
I confessori sono obbligati a consigliare ai fedeli la delazione di libri ritenuti sospetti ed eventuali lettori: le condanne emesse dal consiglio supremo dell’inquisizione vengono trasmesse agli inquisitori locali e affisse in luoghi pubblici. Sicuramente nella seconda metà del settecento si va attenuando quel clima di paura che i due secoli prima faceva scrivere all’umanista Luis Vives nella sua ultima lettera a Erasmo da Rotterdam: “viviamo in tempi difficili in cui non possiamo né parlare né tacere senza pericolo”.
La lettura degli indici che sono stati compilati nel corso dei secoli offre dati illuminanti su quanto fosse forte la paura del libro e soprattutto della sua fruizione popolare e soprattutto della sua funzione pedagogica e educativa e culturale.
La difesa della tolleranza nella Spagna del settecento ha come obiettivi fondamentali non solo la libertà di pensiero, di scrittura e di culto, ma anche la lotta al fanatismo e alla superstizione in nome del recupero di una religiosità ispirata al messaggio evangelico. Tuttavia i libri, i pamphlet, i giornali continuano a entrare attraverso i porti utilizzando complicati sistemi di contrabbando, o tramite la frontiera dei Pirenei, con l’aiuto di diplomatici attratti dalle nuove idee, e in qualche caso, eludendo la sorveglianza di non troppo solerti doganieri. Il pensiero illuminista diventa oggetto di dibattito e di riflessione da parte di intellettuali, scrittori, personalità religiose e influenti politici. In Spagna l’Illuminismo è caratterizzato dal tentativo di conciliare il recupero di un autentico spirito cristiano con le idee riformatrici.
Nella maggior parte degli scrittori illuministi spagnoli, l’inquisizione é oggetto di critica secondo l’interpretazione datane da Voltaire. Voltaire nell’Enciclopedia definisce l’inquisizione come un tribunale fanatico, eterno ostacolo ai progressi dell’ingegno, alla cultura delle arti, all’introduzione della felicità. Il ritardo culturale della Spagna e il perdurare di una mentalità fanatica e superstiziosa come risultato dell’inquisizione sono temi che ricorrono frequentemente nel teatro critico. Fino allo scoppio della rivoluzione francese, si intensifica la diffusione del libero pensiero e della sua rielaborazione da parte di intellettuali spagnoli.
Ne sono strumento di divulgazione numerosi periodici e pamphlet e manifesti.
Erasmo da Rotterdam, Contro la guerra, a cura di F.Gaeta, L’Aquila
A. Elorza, Documenti e discorsi del militare ingenuo, San Sebastian
Trattato sulla tolleranza, a cura di Palmiro Togliatti, Editori Riuniti Roma
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