Torture, perché il Governo italiano non rispose a un'interrogazione del 2 dicembre 2003?
Roma, 10 mag. - (Adnkronos) - ''Il governo italiano sapeva da tempo delle torture in Iraq o se non sapeva era perche' non voleva sapere''. E' quanto afferma Cesare Salvi, vice presidente del Senato (Ds) il quale sostiene che ''la prova e' negli atti del Senato perche' dal 2 dicembre 2003 e' depositata una mia interrogazione al ministro della Difesa nella quale si riferisce la notizia, pubblicata da un grande quotidiano, di torture su quattro iracheni fermati dai Carabinieri italiani a Nassirya e si chiede al ministro di intervenire immediatamente. Sono trascorsi -spiega Salvi- piu' di cinque mesi e il Governo non si e' degnato ancora di una risposta che ho sollecitato al Presidente del Senato e tornero' a sollecitare''. In ogni caso, sottolinea il presidente dei senatori Ds Gavino Angius, ''niente e' piu' come prima dopo le drammatiche rivelazioni sulle torture dell'esercito americano in Iraq''. Quella del governo italiano e' una ''inaccettabile ottusa acquiescenza verso Usa. Se l'esecutivo rimarra' immobile chiederemo il rientro delle truppe italiane''. ''Il governo italiano -insiste Angius- non puo' far finta che non sia accaduto nulla e ha il dovere di assumere una posizione convincente e dignitosa per un grande paese come il nostro. Alla ripugnanza per l'orrore di cosi' oscena depravazione verso esseri umani devono far seguito atti politici concreti. Al tragico errore della guerra ora si aggiungono gli orrori del dopoguerra. Chi si e' macchiato di cosi' orrendi delitti ha perso ogni residua credibilita' come forza pacificatrice''. ''Le violenze e le umiliazioni inflitte ai prigionieri iracheni -si chiede la senatrice della Margherita, Patrizia Toia - sono state praticate in nome di cosa? Dell'Occidente, della democrazia o dei diritti che essa garantisce? Davanti alle barbarie commesse, sfido chiunque -conclude Toia- a negare il fallimento della nostra missione, ormai irrimediabilmente compromessa nella sua moralita', nella sua essenza''. Lo scandalo di queste torture impongono per la sinistra radicale un'accelerazione sul voto parlamentare per il ritiro delle truppe italiane. ''Serve una una presa di posizione che vada aldila' delle parole di circostanza - dice Gabriella Pistone del Pdci - ''Le torture e le violenze adoperate dai soldati della coalizione nei confronti dei cittadini iracheni -afferma- da sole bastano a richiamare in Italia i nostri soldati. La situazione di violenza e di tortura sistematica, che viene scrupolosamente descritta dai resoconti dei giornali e dal racconto di testimoni oculari, e' ripugnate: siamo in presenza di una vera e propria onta senza fine''. Proprio in nome ''della civilta' e della democrazia, le nostre truppe devono lasciare l'Iraq''. Una linea condivisa da Rifondazione comunista. ''Non e' piu' procrastinabile una discussione e il voto sulla mozione nel Parlamento italiano in merito alla vicenda irachena - afferma Franco Giordano, capogruppo di Rifondazione comunista alla Camera - La situazione si e' clamorosamente aggravata. Le torture sono il segno di una umiliazione e di una violenza che tolgono anche l'ultimo velo di ipocrisia a chi si autoproclamava liberatore''. ''Le mozioni sono gia' depositate. Ora tutte le opposizioni -conclude Giordano- devono rompere ogni tregua con il governo Berlusconi che sta esponendo il nostro Paese a conseguenze drammatiche in virtu' del coinvolgimento bellico''.
"L'indifferenza dell'amministrazione Bush verso legge e regole deve aver contagiato", dice l'ex direttore della Cia Stansfield Turner
http://www.peacereporter.net/it/news/040510torture/
Il dossier sulle sevizie:
http://www.repubblica.it/speciale/2004/torture/index.html
(attenzione, si tratta di immagini spesso molto crude)
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