Il suicidio dell’Europa civile: l'inutile strage
Responsabile della grande e orrenda e immane carneficina, dell’inutile strage, del 1914/1918 fu la volontà guerrafondaia di pochi potenti che prevalse sul paese e sul parlamento.
Prevalse con un colpo di Stato, quello del 1915.
Il re, Salandra e Sonnino portarono l’Italia in guerra. Sonnino: “quelli che vogliono la guerra sono pochi. Ma se noi lo crederemo necessario e utile per l’Italia dovremo e sapremo decidere al di sopra delle opinioni della folla”. Così fecero.
L'ostilità contro Giolitti e il Giolittismo non interventista
Col supporto della grancassa bellicista del nazionalismo che ebbe in D’Annunzio, portavoce retorico, accesso violento con notevole presa su larghi strati di giovani e studenti. Animatore delle “radiose” giornate di maggio che invitò i dimostranti a picchiare Giolitti contrario alla guerra.
Un fronte interventista capeggiato dai nazionalisti e dalle industrie interessate alle commesse belliche.
Al fondo di questo interventismo, variamente motivato dai singoli uomini, vi era l’idea che la guerra potesse essere il principio di un rinnovamento morale e politico e vi era come elemento comune l’ostilità contro Giolitti e il Giolittismo non interventista.
Il nazionalismo retorico: D'Annunzio e Mussolini
Ma subentrò anche una spinta attivistica che nella pratica propagandistica si è impregnata di nazionalismo retorico. In questo senso un peso notevolissimo ebbe l’azione agitatoria di Gabriele D’Annunzio che rientrò dalla Francia in Italia al principio del maggio 1915 e il peso a favore della guerra condotto da Benito Mussolini.
Composito anche il fronte neutralista; socialisti, cattolici, liberali, subirono una dura sconfitta.
Gli scioperi e le manifestazioni contro l'interventismo e per la neutralità
Malgrado le grandi manifestazioni popolari contro l’intervento e per la neutralità, a Milano però la forza pubblica reprime la manifestazione e arresta 235 persone, e consente lo svolgimento indisturbato di una dimostrazione a favore della guerra diretta da Benito Mussolini. Ancora a Milano nel 1915, sciopero generale per protestare contro l’assassinio di un operaio da parte della forza pubblica nella manifestazione contro la guerra.
Il paese non voleva la guerra.
Il popolo non voleva la guerra.
Non la voleva la classe operaia, non la volevano i contadini. Non la voleva il parlamento, ma non volle resistere.
Già pochi giorni prima dell’entrata in guerra dell’Italia, a Torino, le organizzazioni operaie avevano indetto lo sciopero generale per premere sulla direzione del partito socialista per una posizione più decisa e contraria all’intervento in guerra.
Lo sciopero del maggio 1915, quando il corteo dopo un comizio alla camera del lavoro si diresse in centro dove erano ad attenderlo le cariche violente dell’esercito: è ucciso l’operaio Carlo Dezzani, varie decine di feriti, altrettanti gli arrestati.
La guerra di trincea
Terribile guerra di posizione con la trincea protagonista dove i soldati vissero giorni di inferno. Fango, neve, topi, pidocchi, condizioni disumane, poco cibo, tra sanguinose e insensate offensive e poche speranze di salvare la vita e tornare a casa.
Assalti sanguinosi e privi di risultati. Avanzati di pochi maledetti metri, lasciavano sul terreno giovani carne da macello.
Rigidissima disciplina: processi sommari ed esecuzioni sul campo gli strumenti utilizzati per stroncare le ribellioni al terribile destino di carne da cannone. Diffusione di diserzione e autolesionismo, ribellioni collettive.
Immane tragedia.
La militarizzazione civile
Al fronte e nel paese: militarizzazione della vita civile, censura alla stampa, bavaglio e repressione del dissenso del gruppo dell’opposizione. Un decreto governativo vieta ai giornali di dare notizie sul numero dei morti, dei feriti e dei prigionieri e assegna ai prefetti il potere di procedere al sequestro della stampa.
Enormi sacrifici richiesti e imposti alla popolazione. Pene e dolori indicibili. Esistenze rovinate per madri, mogli, familiari dei soldati.
Immane tragedia
Che la propaganda cercò di rimuovere trasformandola in mito. Che chiamò ‘radiose’ le giornate che portavano al macello la gioventù. Che portò il fascismo.
Giorgio Rochat: “oltre 400 mila processi intentati dalle autorità militari in quattro anni di guerra, centinaia forse migliaia di esecuzioni sommarie e decimazioni, una forsennata propaganda di odio e lo sviluppo di un rapporto repressivo, imponente e efficiente... I giovani fanti italiani andavano a stendere le loro carcasse sugli intatti reticolati come cenci ad asciugare”.
Approfondimenti su guerra e pace:
- Bravo Anna, Donne contadine e Prima Guerra Mondiale, in Ricerche storiche, n.2, 1980
- Lussu Emilio, Un anno sull'Altipiano, Einaudi, Torino 2000
Riflessioni sulla contemporaneità:
- Pugliese F., Abbasso la guerra. Persone e movimenti per la pace dall'800 a oggi, Grafiche futura, Mattarello - Trento
- Pugliese F., I giorni dell'arcobaleno. Diario- cronologia del movimento per la pace, prefazione di Alex Zanotelli, Futura, Trento
- Pugliese F., Per Eirene. Percorsi bibliografici su pace e guerra, diritti umani, economia sociale, Forum Trentino per la pace e i diritti umani, Trento
- Pugliese F., Carovane per Sarajevo. Promemoria sulle guerre contro i civili, la dissoluzione della ex Jugoslavia, i pacifisti, l'ONU (1990-1999), Prefazione di Lidia Menapace, Introduzione di Alessandro Marescotti, Alfonso Navarra, Laura Tussi
- Manifesti raccontano...Le molte vie per chiudere con la guerra,a cura di Vittorio Pallotti e Francesco Pugliese, Recensione di Laura Tussi, Prefazione di Peter Van Den Dungen, coordinatore generale della Rete Internazionale dei Musei per la Pace e Joyce Apsel, Università di New York
- Strada G., Ma l'abolizione della guerra non è un'utopia di sinistra, in La Repubblica, 2006
Contributi femminili:
- Franca Pieroni Bortolotti, La donna, la pace, l'Europa, Franco Angeli, Milano
- Maria Montessori, La paix et l'éducation, Genève, Bureau International d'éducation, 1932
- Anna Maria Mozzoni, La liberazione della donna, a cura di F. Pieroni Bortolotti, Mazzotta, Milano
- Mirella Scriboni, in Guerre e pace, Marzo 2011
Approfondimenti sul pacifismo:
- Pallotti V., Cinquant’anni di pace in Europa: eventi e immagini, a cura del centro di documentazione del manifesto pacifista internazionale, Bologna
- Pallotti V., Perché? Guerra, corsa agli armamenti. Catalogo della mostra del manifesto contro... per una cultura di pace e nonviolenza, Bologna
- Pallotti V., Camminare per la pace. Marce e cammini per la pace e la nonviolenza, Comune di Casalecchio di Reno - Casa per la pace “la filanda”, Bologna 2009
Approfondimenti:
- Elorza, Documenti e discorsi del militare ingenuo, San Sebastian
- Erasmo da Rotterdam, Contro la guerra, a cura di F.Gaeta, L’Aquila
- Trattato sulla tolleranza, a cura di Palmiro Togliatti, Editori Riuniti Roma
Bibliografia ragionata:
- Autori Vari, Bandiere di pace, Chimienti, Taranto
- Aron, Pace e guerra tra le nazioni, tr.it. Comunità, Milano
- Balducci E., Vinceremo noi pacifisti. Fosse anche tra mille anni, in L'Unità, 6 Marzo 1991
- Bartels, L'Europa dei movimenti per la pace, in Giano n. 4/1990
- Battistelli, Sociologia e guerra. Il problema della guerra nelle origini del pensiero sociologico, Archivio Disarmo, Roma
- Bello Don Tonino, Alfabeto della vita, Paoline, Milano 2009
- Bobbio, Il problema della guerra e le vie della pace, Il Mulino, Bologna
- Collotti, G. Di Febo, (a cura di), Contro la guerra. La cultura della pace in Europa (1789-1939), Dossier Storia, Giunti, Firenze
- Rochat G., L'Antimilitarismo oggi in Italia, Claudiana, Torino
- Taylor, English History 1914-45. Oxford University Press
Analisi storiche:
- Rochat G., L'antimilitarismo oggi in Italia, Claudiana, Torino
- Rochat G., La tradizione antimilitarista del movimento operaio italiano, in La critica sociologica, 1976
- Rochat G., Breve storia dell'esercito italiano dal 1861 al 1943, Einaudi, Torino
Analisi:
- Branson, M. Haienemann, L'Inghilterra degli anni Trenta, Laterza Bari
- Ceadel, Pacifismi in Britain, Oxford University Press
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