Che fine hanno fatto le aspettative e le speranze di pace dopo la caduta del Muro di Berlino?
Ricorsi storici: dalla cesura storica della Caduta del Muro, a quella della "prima pandemia dell'Antropcene". Qualche possibile ispirazione
Angelo Baracca e Tiziano Cardosi (*)
Nei giorni scorsi sembra essere stata pressoché ignorata la ricorrenza della Caduta del Muro di Berlino, 9 novembre 1989: è vero che non era un anniversario tondo (ma perché ha valore solo il sistema decimale?), tuttavia la contemporaneità della "prima pandemia dell'Antropocene" in corso avrebbe dovuto, a nostro parere, evocare la prima cesura epocale dell'epoca post bellica. Tendiamo a ritenere che la causa, per lo meno principale, sia che almeno nel nostro paese l'attenzione sulla indiscutibile mala gestione della pandemia sia polarizzata (meglio, dilaniata) dalle polemiche sul green pass e il vaccino. Siamo convinti che la pandemia in corso sia solo la prima pandemia conclamata (ancorché fosse inutilmente annunciata da almeno due decenni), e che abbia inaugurato una fase storica e sociale nuova e irreversibile: una seconda cesura, quindi, che sarebbe interessante e utile collegare alla prima di 32 anni fa, sia perché la memoria storica è la sola guida che una società può avere per il futuro, sia anche perché i 32 anni successivi alla "caduta del Muro" – salutata come l'inaugurazione dell'era della libertà della pace (dopo la guerra fredda), e del benessere – hanno in realtà accumulato un'eredità pesantissima che non si sostituisce, ma si addiziona, ai problemi nuovi che la società umana si trova ad affrontare.
Al di là del Muro
Dunque – in estrema sintesi e senza nessuna ambizione di completezza – prima di venire all'oggi, che fine hanno fatto le aspettative e le speranze che si aprirono sulle macerie del Muro?
Francis Fukuyama parlò di “Fine della storia” e del trionfo del sistema politico liberal-democratico. I “Chicago Boys” clonati da Milton Friedman – che negli anni Ottanta avevano ispirato il conservatorismo neoliberista della Thatcher e di Reagan (collaudato in Cile da Pinochet, osannato da Friedman) in contrapposizione alle politiche keynesiane del secondo dopoguerra, con la selvaggia deregulation a favore delle grandi corporation e la perdita di potere dello stato e dei suoi cittadini – si scatenarono nella Russia post-sovietica, spediti premurosamente da George Bush padre: dal 1989, dice Naomi Klein, il neoliberismo non ebbe più un nemico da fronteggiare e poté mostrare senza pudore il suo volto rapace (sotto l’egida della cultura dei “Chicago Boys” la Russia in 8 anni passò da 2 a 74 milioni di poveri nel 2006, l’UNICEF parlò di 3,5 milioni di bambini senza tetto; e una diminuzione della speranza di vita).
Le nubi che quasi immediatamente si addensarono minacciose potevano venire interpretate, ad essere ottimisti, come eredità residue del passato: quando nel 1991 venne sferrata la Prima Guerra del Golfo; nel 1991 iniziò in Jugoslavia la sanguinosa guerra civile che avviò la dissoluzione della Repubblica Federale. In ogni caso prese effettivamente l’avvio un processo di riduzione degli arsenali nucleari, che a metà degli anni '90 portò a dimezzare gli arsenali statunitense e russo.
Ma si stava imponendo in realtà una netta inversione di tendenza rispetto alle speranze iniziali. La NATO non venne sciolta, come sarebbe stato logico con la scomparsa dell'«Impero del Male», invece proprio nel 1991 con il Nuovo Concetto Strategico si trasformò in un’alleanza apertamente aggressiva e interventista, tesa a proiettare ed affermare gli interessi dei paesi membri – ma in primo luogo degli USA – in qualsiasi parte del Pianeta. Divenne palese che l’adesione alla NATO ha privato sul nascere i paesi dell’Unione Europea (1993) di una politica estera autonoma, mentre il suo allargamento ai Paesi dell’Est europeo diveniva una premessa per l’ingresso nella stessa UE, un vincolo di Washington consensus.
In questi 30 anni vi sono stati strabilianti trasformazioni tecnologiche che hanno trasformato radicalmente i nostri modi di relazionarci, pensare, diffondere informazione (o disinformazione), anche di fare la guerra! La fondazione nel 1998 della società Google LLC inaugurava la vertiginosa progressione dei mezzi di controllo sempre più pervasivi.
Verso la metà degli anni '90 la svolta si manifestò nettamente anche nella recrudescenza dei conflitti internazionali. La riduzione degli arsenali nucleari rallentò in modo palese. Le tensioni internazionali esplosero realmente all’inizio del secolo, paradossalmente proprio quando l’Assemblea Generale dell’ONU aveva proclamato il decennio 2000-2009 "Decennio Internazionale per una Cultura di Pace e Nonviolenza per le Bambine e i Bambini del Mondo"[1].
Le date essenziali sono note, ed anche tragicamente attuali in occasione del ventennale di questi eventi: 11 settembre 2001 l’attacco al cuore degli USA, le Twin Towers, il 7 ottobre l’attacco di Bush Jr al regime talebano in Afghanistan. Nel 2003 scattò l’efferata invasione statunitense dell’Iraq. Mentre nell’«Italietta» i fatti di Genova del 21 luglio 2001 costituivano “la più grave sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale” (Amnesty International), "un punto di svolta nella storia del mondo occidentale" (Vittorio Agnoletto).
Ma forse la svolta più incombente per l'umanità è stata il riaffacciarsi dell’incubo nucleare, che si voleva scomparso dopo il crollo dell’URSS. Fu un vero capolavoro rafforzare nella pubblica opinione la convinzione che ormai le armi nucleari non fossero più una minaccia, mentre dai militari venivano di fatto sdoganate come armi da usare realmente in un conflitto. I passi per smantellare il cosiddetto “regime di non-proliferazione” e facilitare il ricorso alle armi nucleari sono stati incalzanti e calcolati. Nel frattempo si era esasperata una corsa di tutti gli Stati nucleari a “modernizzare” i loro arsenali nucleari con investimenti miliardari: un eufemismo che mascherava la messa a punto di armi nucleari realmente nuove, nonché missili, sommergibili, caccia bombardieri, portaerei, e via discorrendo.
Così, lungi dall'inaugurare un'epoca di pace, potremmo essere sull’orlo di una guerra nucleare, con le lancette del Doomsday Clock a soli 100 secondi dalla Mezzanotte, l’allarme più grave dal 1945! Mentre la contrapposizione fra Washington, Mosca e Pechino prospetta una nuova Guerra Fredda (sempre che non divenga Calda!).
A queste tensioni si è aggiunta la drammatica accelerazione della crisi climatica, sulla quale la conclusione della COP 26 di Glasgow getta ombre sinistre.
Cade un Muro... e ne sorgono miriadi!
L'idea è evidentemente piaciuta ed è dilagata un po' in tutto il modo: i muri non separano più il capitalismo dal presunto comunismo, ma banalmente garantiscono (almeno nelle intenzioni) privilegi rispetto a svantaggi e penalizzazioni (anche se i privilegi sono distribuiti in modi radicalmente ineguali fra gli stessi "privilegiati": per esempio, all'interno dello stato di Israele un 20% della popolazione è palestinese, e per questa l'apartheid è imposta con altri mezzi). In sostanza, banalmente un modo per proteggere chi detiene il potere e la ricchezza da coloro che ne sono esclusi, o sono sfruttati (anche indirettamente come le popolazioni di paesi che sono stati selvaggiamente depredati da secoli di colonialismo, spesso devastati da guerre neocoloniali, hanno subito l'eliminazione fisica di dirigenti progressisti scomodi all'Occidente). I muri si possono anche erigere in modo non materiale, come fa la "Fortezza Europa" stabilendo di fatto un'apartheid nei confronti di popoli dei quali è stata la maggiore sfruttatrice coloniale: e anche qui con una gerarchia di condizioni e di interessi, perché la Bielorussia, o la Romania, non vivono le condizioni della Germania.
Insomma, le speranze sollevate dalla Caduta del Muro hanno ben presto lasciato il posto a nuove, vere barbare realtà!
Il capitalismo della sorveglianza pervasiva
Ma se questi sono (succintamente, e ovviamente in modo parziale) gli sviluppi più drammatici, da molti anni l'offensiva delle forze conservatrici in tutto il mondo sta aggravando sempre più le condizioni di vita delle classi subalterne, deteriorando i cosiddetti servizi sociali (che con le privatizzazioni sfrenate "servizi" non sono più, perché siamo tutti "clienti", purché sborsiamo), accentuando le disuguaglianze economiche e sociali, lo sfruttamento brutale (coloniale) dei paesi poveri. Circa un mese e mezzo fa i Pandora Papers offrirono uno spaccato su come in questi anni hanno dilagato in tutti i paesi del mondo la corruzione, le trame, la malavita: la grancassa mediatica sembra sia stata presto dimenticata, come ormai accade per l'informazione mordi-e-fuggi dominante, sommersa da fiumi di pubblicità martellante.
Del resto, chi oggi si agita per denunciare subdoli controlli che sarebbero celati nei vaccini, o nelle misure relative, forse in maggioranza usa uno smartphone o altri dispositivi comuni, con i quali da molti anni siamo capillarmente controllati in ogni movimento e scelta, e probabilmente anche registrati a nostra insaputa, magari con l'introduzione surrettizia di un malaware, nelle cose che diciamo: siamo da tempo nella "società del controllo, che Deleuze aveva denunciato 20 anni fa, ma che sicuramente si avvale di mezzi sempre più sofisticati [2], che oggi fatichiamo a immaginare (ma non ci preoccupiamo di contrastare).
Anche la repressione dei movimenti e delle manifestazioni non è una novità, è opportuno ricordarlo, senza per questo negare che oggi si aggravi la stretta repressiva. Ricordiamo gli arresti e i processi a Nicoletta Dosio, Dana Lauriola e altri attivisti No Tav, la criminalizzazione delle azioni non violente, l’uso di sanzioni economiche che spesso hanno un effetto più devastante per le persone e le loro famiglie di una condanna penale (per esempio alcuni dimostranti in Val Susa vennero condannati ad oltre 200.00 euro di risarcimenti per aver rallentato un cantiere, ma la cosa si è ripetuta più volte in tutto il paese). Per ricordarne un'altra, delle tante, il 10 luglio 2010 i terremotati de L'Aquila andarono a Roma a manifestare e vennero repressi violentemente: un detto popolare fiorentino recita "Agli zoppi grucciate". Sia chiaro, collegare l'oggi agli eventi passati non vuol dire che non ci sia nulla di nuovo, ma piuttosto mantenere e rinsaldare la compattezza e solidità degli obiettivi di fondo di movimenti che da sempre si oppongono ai disegni del capitale, contrastando invece le fratture che si stanno producendo rispetto ai temi che riguardano le misure sanitarie attuali.
In definitiva, le trasformazioni che sono intervenute dopo la Caduta del Muro vanno molto al di là delle minacce internazionali alla nostra sicurezza (termine dietro il quale ormai si celano ulteriori trasformazioni e provvedimenti che nella realtà la minano e servono a chi gestisce il potere): le limitazioni alle nostre libertà e alle nostre scelte sono passate in modo subdolo, le abbiamo sostanzialmente avallate come "nuove opportunità", aumenti delle nostre "comodità", molti che oggi si agitano forse non se ne erano accorti prima. [Precisazione precauzionale: non si critica l'evoluzione tecnica in quanto tale, ma nella logica di sfruttamento e profitto della società capitalistica molte "comodità" si convertono in "schiavitù", basti pensare all'automobile]
Nudi all'appuntamento con la pandemia (a lungo annunciata)
Ritorniamo alla pandemia (che, insistiamo, era da lungo tempo annunciata). Ci scandalizziamo oggi delle stragi che ha provocato? Ma un sistema medico privato ha tutto l'interesse che la gente si ammali! Rimanendo al nostro paese, tutti i governi hanno fatto a gara nel tagliare forsennatamente il finanziamento alla sanità pubblica. Ma sembrerebbe che i più accesi oggi nel protestare nelle piazze contro i provvedimenti del governo per la pandemia arrivino quando i buoi sono già scappati. Basti pensare che la spesa sanitaria per abitante è in Italia di 1844 euro, a fronte di 3201 in Francia, 2875 nel Regno Unito, e addirittura 3605 in Germania: ma fino a due anni fa non vi erano proteste che bloccassero le nostre città. Dal 2009 al 2017 la sanità pubblica ha perso oltre 46.500 addetti, con una contrazione del 6,2% (tra cui 8mila medici e 13mila infermieri). E il trend non sembra affatto invertirsi (vedi l'articolo di Gianluca Cicinelli, "Il taglio di 40.000 operatori sanitari in due anni", 9 novembre 2021).
Vale la pena di ricordare che per lo meno il nostro paese non si è mai ripreso realmente dalla crisi finanziaria del 2007-2008: e che questa ha rafforzato le misure di austerity, dopo l'introduzione del pareggio di bilancio come norma costituzionale ed ha aggravato le già pesanti disuguaglianze economiche e sociali.
In breve, il nostro paese era fortemente indebolito e diviso ben prima dell'arrivo della pandemia per gli sconsiderati processi di privatizzazione di tutti i servizi sociali. Da molti anni il termine "servizi" era diventato improprio e fuorviante, noi siamo diventati propriamente "clienti" poiché tutto si paga, tutto deve dare un ritorno economico, nulla è più gratuito e dovuto, come prescriverebbe la Costituzione! Non siamo riusciti a fare quasi nulla per impedire che i buoi scappassero! Gli interessi finanziari ed economici avevano sfondato, c'erano certamente state sacche di lotte e di resistenze, ma non erano state in grado di arrestare la deriva. Le conquiste delle dure lotte dei decenni precedenti erano state drasticamente erose, i movimenti indeboliti, e con esse le libertà e i diritti.
La presumibile epoca delle pandemie non si apre con le migliori premesse
Ma purtroppo non sembrano questi i problemi che scaldano le passioni di tanti manifestanti che scendono nelle piazze, e chi si sveglia e si scandalizza (giustamente, sia chiaro!) per l'erosione del sistema democratico manca di porre i temi veramente di fondo che sarebbero capaci di dare un'unità alle proteste e agli obiettivi, mettono al centro problemi che, a nostro avviso, non sono quelli centrali, e creano fra l'altro divisioni laceranti. Nelle quali chi ha il potere sguazza letteralmente (per non parlare delle destre sovversive).
Non ci sembra un caso che l'irruzione della pandemia, ed anche sull'onda della mala-gestione sanitaria, abbia aperto la strada all'affondo di Renzi che – nell'inettitudine delle forze politiche che in passato si dicevano "di sinistra" – ha spalancato la porta al "salvatore della patria"; o meglio degli interessi forti, con l'indecorosa ammucchiata per la quale non troviamo altro termine che "l'arco in-costituzionale". Questo ci sembra il problema capitale che è più che mai necessario porre al centro, altro che il vaccino o il pass, per ricomporre un movimento unitario per opporsi a un disegno che ci sembra sempre più chiaro, ma forse è offuscato, agli occhi dell'opinione pubblica meno accorta, dall'ideologia (che sta vieppiù svanendo) del "governo dei migliori".
È stata fatta un'operazione sapiente, di marchio inequivocabilmente reazionario, che va ben al di là del "governo dei migliori", della quale Draghi con l'autorità di cui gode in Europa (autorità non solo politica, ma incardinata sui poteri finanziari) è il regista designato. Molti affermano (e anche i no-vax e i no-pass) che l'Italia sia un apripista per sperimentare misure che sarebbero poi imposte in tutta Europa: concordiamo con questa analisi, ma non si tratta dell'imposizione del vaccino o del green-pass bensì di sovvertimenti ben più sostanziali. Si rischia di vedere il dito e non la luna: semmai queste misure fanno parte del test politico, con l'introduzione di elementi che dividano il movimento e la popolazione, mezzi di distrazione di massa, meglio di confusione di massa.
Il vero disegno autoritario
Senza mezzi termini si sta sperimentando l'instaurazione di un vero sistema autoritario – che non ha bisogno del manganello e dell'olio di ricino – sull'onda di questa ammucchiata in-costituzionale. Non solo il Parlamento è stato completamente esautorato dalla gestione dei fondi del Pnrr, che è accentrata a livello del governo: il Parlamento ha potuto dare appena una scorsa frettolosa ai documenti, estremamente complessi, che ha ricevuto con l'anticipo di poche ore, motivato dall'urgenza per non essere tagliati fuori dai fondi europei. Ma Draghi non si smentisce, con la nomina in giugno del Nucleo tecnico per il coordinamento della politica economica presso il Dipartimento di Programmazione Economica di cinque consulenti "tutti uomini, tutti operanti in Università e Istituti di ricerca del Nord ... vi è una preoccupante presenza di studiosi portatori di una visione economica estremista caratterizzata dalla fiducia incondizionata nella capacità dei mercati di risolvere autonomamente qualsiasi problema economico e sociale", hanno denunciato 150 economisti; aggiungendo che "appare paradossale che ci si prepari a gestire il più esteso piano di investimenti pubblici degli ultimi decenni con una squadra di consulenti che in alcuni casi non paiono possedere i previsti requisiti di comprovata specializzazione e professionalità ... [e] alcuni fra i nominati sono noti per il sostegno aprioristico ad una teoria che afferma l’inutilità, se non la dannosità, dell’intervento pubblico in economia ... [e] rappresentano posizioni antiscientifiche che minimizzano la questione del cambiamento climatico". Non risulta che le piazze si siano riempite di dimostranti contro questo sconcio, un vero vulnus alle regole della democrazia! (Ripetiamo, con l'appoggio onni-partisan)
Ma speriamo che a nessuno sfuggano le manovre per l'elezione del futuro Presidente della Repubblica: al di là del nome di Draghi stesso (che rimarrebbe comunque il deus ex machina) quello che si prospetta è un Presidente che – in aperto contrasto con il ruolo dettato dalla Costituzione – diventi il garante politico della perpetuazione di governi che consolidino le scelte di questo governo. Molto peggio di una "Repubblica presidenziale", la delega al Presidente della Repubblica della garanzia politica della fedeltà neoliberista dei governi a venire! Pensavamo che il progetto eversivo della P2 fosse stato sconfitto, ma forse è rimasto più vivo che mai, sottotraccia, e proprio ora vede un orizzonte concreto di realizzazione, senza il tintinnio di sciabole ma con il sostegno di tutto l'arco in-costituzionale! [E le/i giovani non sanno neppure cosa sia stata la P2!]
Indubbiamente le manovre in corso per limitare la libertà di manifestare e di espressione vanno in questa direzione, ma (sempre a nostro parere) le proteste contro il vaccino e il pass polarizzano ed esasperano divisioni che attraversano, e dividono, i movimenti e l'opinione pubblica, basati su preoccupazioni di ordine sanitario che si possono dire infondate solo se si crede che "il virus non esiste" o qualcosa di simile. È auspicabile che le piazze straripino di manifestazioni di protesta, ma queste devono porre temi e obiettivi veramente sostanziali per la vita delle persone, capaci di coinvolgere tutti anziché risultare divisive.
(*) Gli autori: Angelo Baracca e Tiziano Cardosi sono attivisti ecopacifisti, il primo dichiara di non aderire alla nonviolenza (che pure rifiuta), il secondo si dichiara nonviolento.
[1]. Alessandro Marescotti, PeaceLink, https://www.peacelink.it/pace/a/1515.html
[2]. Si veda ad esempio: "Massive data leak reveals Israeli NSO Group’s spyware used to target activists, journalists, and political leaders globally", Amnesty International, 18 luglio 2021, https://www.amnesty.org/en/latest/press-release/2021/07/the-pegasus-project/
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