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Indimenticabile ufficiale della Marina Militare al servizio della pace

Ci lascia Falco Accame

Il ricordo degli amici che lo hanno conosciuto e che ne conservano il vivo ricordo. Di lui ha colpito la straordinaria umanità che lo contraddistingueva. Sapeva essere al fianco di chi lottava per la pace e obbediva con onore e passione al suo giuramento militare basato sulla Costituzione Italiana.
13 dicembre 2021
Redazione PeaceLink

Falco Accame

L'ho conosciuto quando, parlamentare e presidente della Commissione Difesa della Camera, appoggiava le iniziative della FLM Federazione dei Lavoratori Metalmeccanici in cui militavo, volte ad ottenere una legge sul controllo e la limitazione del traffico di armi. Fu sua la prima proposta di legge in merito.

Accettò anche di fare un intervento per il libro che elaborai con altri compagni riconvertisti espulsi da Aermacchi che intitolammo "Nuovo Ordine Militare Internazionale", sull'analisi del Nuovo Modello di Difesa del 1991.

Sono davvero dispiaciuto e affranto.

Elio Pagani

Anch’io lo ricordo con molta stima. Era uno dei nostri riferimenti ai tempi della FLM e partecipò anche a un nostro convegno a Genova nel 1982 sulla riconversione nel civile e l’obiezione di coscienza alla produzione militare.

Gianni Alioti

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L'abbiamo conosciuto nel 1990 quando a Taranto rivelammo che Taranto stava diventando una base NATO. Gli chiedevamo informazioni tecniche su come funzionasse una base navale. Eravamo riuniti in un gruppo locale dell'Associazione per la Pace molto attivo, collegato ad Avvenimenti, al Manifesto, alla CGIL e all'associazionismo.

Lo incrociai nuovamente quando PeaceLink cominciò ad occuparsi di uranio impoverito. E poi di porti a rischio nucleare. Falco Accame per noi rappresentava il militare che dialogava con i pacifisti e che metteva la sua conoscenza degli armamenti al servizio di una buona causa, quella dell'articolo 11 della Costituzione: "L'Italia ripudia la guerra".

Alessandro Marescotti 

Anche le donne di Wilpf Italia si uniscono a quanti, avendo collaborato con Falco Accame per ottenere giustizia, gli sono Profondamente riconoscenti.
Avere la forza e l'onestà di distaccarsi dal corporativismo professionale amorale per gettare luce sugli errori commessi e perpetuati dal Ministero della Difesa e riscattare i lavoratori vittime, militari e non, è purtroppo un'attitudine rara. Ancora oggi nel nostro Paese si arruolano militari con il solo titolo di studio della Terza Media. Uomo preparatissimo, invece, Falco Accame è stato molto nominato durante la nostra preparazione della COP 26 di Glasgow, tesa a far includere l'inquinamento causato dalle attività militari - e le malattie correlate - , negli Accordi di Parigi. Abbiamo un grande esempio "storico" a cui richiamarci per il  tantissimo lavoro ancora da fare. Grazie Falco!
Patrizia Sterpetti (WILPF Italia)

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Falco Accame, ammiraglio, è stato Presidente della Commissione difesa della Camera durante il periodo del rapimento di Aldo Moro. E’ autore del libro “Moro si poteva salvare. 96 quesiti irrisolti sul caso Moro”. Sostiene da anni che gli Stati Uniti giocarono un ruolo fondamentale nella vicenda. Disse: "In quegli anni gli Stati Uniti erano preoccupati della crescita del comunismo in Europa e in Italia. Aldo Moro era considerato un pericolo perché rappresentava la possibilità di crescita del Partito Comunista Italiano (Pci) in quanto voleva portare i comunisti italiani al Governo. Tutta la questione del caso Moro si innesca su questo fatto".

E' stata molto importante è la conoscenza che Falco Accame aveva dei piani militari segreti e dei retroscena del caso Moro.

Una traccia si trova in questo convegno del 2007

Un'intervista di Luisa Urbani ne fa emergere tutta la vasta conoscenza sull'argomento.

Chi volesse inviare un ricordo di Falco Accame può scrivere a questa email: a.marescotti@peacelink.org

Note: Ci ha lasciato Falco Accame. Nato a Firenze il 17.04.1925, si è spento oggi a Roma.
Ha avuto un infanzia difficile perché la Mamma Letizia lo ha lasciato per una leucemia a soli tre anni. È stato allevato e amato dai nonni Maria e Claudio insieme al fratello Bubi.

La sua vita è stata dedicata al lavoro e alla lotta alle ingiustizie. Ha seguito un “moderno” cursus honorum. Ha studiato dagli Scolopi a Firenze, poi al Morosini di Venezia. Dopo l’Accademia Navale di Livorno combatte sul fronte di Cassino, partecipa allo sminamento di numerose zone di guerra. Come ufficiale inventa per la Marina Militare un meccanismo per lo sminamento. Da Comandante dell’Indomito si dimette per protesta contro i vertici per la mancata tutela dei sotto ufficiali e scrive una lettera aperta di protesta sul Corriere della Sera. Da quel momento nasce un non programmato impegno politico con il Partito Socialista e diventa Presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati. Come deputato presenta diverse riforme di legge sui servizi segreti e sulla leva che partendo da quelle bozze diverranno successivamente leggi della Repubblica. Successivamente con il consolidamento di Craxi al controllo del partito gli viene offerta la possibilità di diventare ministro della Difesa ma con la richiesta di appoggiare il complesso militare industriale. Al suo rifiuto Craxi lo emargina fino a non farlo rieleggere. Continua la sua attività creando l’ANAVAFAF (Associazione Nazionale Assistenza Vittime Arruolate nelle Forze Armate e Famiglie dei Caduti) dove insieme a Concetta Conti e i vari associati cerca di proteggere i militari e i loro familiari dalle ingiustizie e dalle coperture di misfatti di altri militari. Sono i casi di nonnismo, dei tumori derivanti dall’operare in zone con l’uranio impoverito senza alcuna protezione, da situazioni in cui non erano state applicate le più elementari azioni di sicurezza sul lavoro, dal nascondere responsabilità importanti dei vertici delle forze armate.
Durante la sua vita ha sempre amato capire la molteplicità di elementi che generano la “realtà”, approfondire, analizzare partecipando attivamente alla vita pubblica del paese con articoli, proposte di legge, dibattiti manifestazioni.
Ha scritto un importante libro sulla natura epistemologica della strategia.
A 96 anni forse era venuto il tempo di lasciarci perché sentiva non essere più in grado di combattere contro le ingiustizie impegnandosi con la mente e il corpo che hanno dato il senso e il motivo alla sua vita.
Un saluto di rispetto per la vita che ha perseguito mentre raggiunge il fratello Bubi, la moglie Lola e i nonni Maria e Claudio Paolozzi.
Con affetto profondo Beatrice, Carlo, Ginevra, Lorella, i Rainz, tutti i parenti, gli amici e le persone che lo hanno stimato.

Grande maestro e amico, è un dolore immenso.

Marilina Rachel Veca

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