La Pace sarà l'ultima parola della Storia
Gioventù Francescana di Puglia e Molise - 11 maggio 2004
Giovanni Paolo II profeta di pace. E’ lui l’uomo che più di ogni altro ha saputo tenere le redini di un mondo che sembra impazzito. Alle logiche “della guerra preventiva”, del potere economico che valica ogni rispetto e ad ogni degenerazione dell’uomo ha saputo rispondere con una “bontà disarmante” imponendo la scelta dei valori. Da alcuni mesi ormai, non passa giorno e occasione in cui Giovanni Paolo II non intervenga confermando e approfondendo il suo insegnamento sulla pace, magistero che ha conosciuto in questi ultimi anni un autentico accrescimento e approfondimento. Innanzitutto l’affermazione, controcorrente e vigorosa, che la pace è frutto non solo della giustizia, ma anche del perdono.
Madre Teresa aveva affermato nel suo cammino semplice che la Pace è il frutto e la meta di un cammino che passa per il silenzio, la preghiera, la fede, l’amore ed il servizio. Una definizione di Pace cristiana nelle sue accezioni può tuttavia essere desunta solo dall’analisi congiunta dei tanti discorsi e dichiarazioni che il Papa nel suo apostolato petrino non ha mai ostentato a difesa della Pace.
“La Pace come il contrario della guerra è solo uno dei tanti significati che abbiamo imparato a conoscere e analizzare”. Parlare di Pace è oggi per noi cristiani più semplice anche grazie ad un dialogo interreligioso e interculturale che è strato ulteriormente rafforzato dal Papa. Un esempio: l’assemblea interreligiosa convocata dal Papa ad Assisi – città della Pace – o 13 anni dopo, nel 1999 a Roma. E’ un Papa che ha saputo guardare oltre i limiti e le incoerenze. In uno storico “mea culpa”, ha saputo chiedere a Dio di perdonare i Cattolici per i peccati commessi contro i Cristiani ortodossi durante i loro mille anni di separazione. Ma ha saputo anche perdonare il suo attentatore Ali Agca che lo ferì gravemente il 13 maggio del 1981.
Ma oltre il perdono è sufficiente ricordare i titoli dei messaggi delle giornate mondiali della Pace per ricalcare i passi di un cammino verso la pace: “Un impegno sempre attuale: educare alla pace - Pacem in terris: Un impegno permanente - Non c’è pace senza giustizia. Non c’è giustizia senza perdono - Dialogo tra le culture per una civiltà dell’amore e della pace – “Pace in terra agli uomini, che Dio ama”- Nel rispetto dei diritti umani il segreto della pace vera - Dalla giustizia di ciascuno nasce la pace per tutti - Offri il perdono, ricevi la pace - Diamo ai bambini un futuro di pace! - La donna educatrice di pace - Dalla famiglia nasce la pace della famiglia umana - “Se cerchi la pace, và incontro ai poveri” - I credenti uniti nella costruzione della pace - Se vuoi la pace rispetta la coscienza di ogni uomo - Per costruire la pace rispettare le minoranze - Pace con Dio creatore, pace con tutto il creato - La libertà religiosa condizione per la pacifica convenienza - Sviluppo e solidarietà : due chiavi per la pace - La pace è un valore che non ha frontiere - La pace e i giovani camminano insieme - La pace nasce da un cuore nuovo - Il dialogo per la pace una sfida per il nostro tempo - La pace, dono di dio affidato agli uomini - Per servire la pace rispetta la libertà - La verità, forza della pace - Per giungere alla pace , educare alla pace”. E’ il percorso tracciato da un profeta e un missionario di Pace.
Ha mosso eserciti di preghiera e marce di pace. Ha educato e ribadito la necessità della pace tracciando passo passo le vie da percorrere. Come saggio pastore ha sostenuto le scelte valide del suo gregge, anche quelle più difficili. L’associazione Beati i Costruttori di Pace, Pax Christi, i ragazzi del Sermig (l’arsenale della Pace) e tutti coloro che si battono per la Pace alimentati come dei veri Papaboys.
L’appello del messaggio per la Giornata del 2003, di cui si è colta l’urgenza sotto l’incalzare degli eventi che hanno visto di fatto un disprezzo del diritto internazionale da parte di chi ha dichiarato guerra all’Iraq, ha espresso la convinzione della necessità di una “nuova organizzazione dell’intera famiglia umana per assicurare la pace e l’armonia tra i popoli”. “Il Papa è stato estremamente esplicito: non si tratta di un “super-stato globale” – e tantomeno di un “nuovo ordine mondiale”, concetto del tutto estraneo al diritto internazionale – ma una forma di organizzazione mondiale capace di rappresentare i diritti di tutti i popoli ed essere così strumento di pacificazione e di giustizia nel mondo. Questo continuo ricordare e invocare un’autorità internazionale nasce dalla consapevolezza, acquisita dalla chiesa in virtù dell’esperienza storica, che una potenza unica nel mondo, un’unica super-potenza è tentata di totalitarismo: non può essere diversamente, e la Chiesa lo sa!”
A questo controbilanciamento, in mancanza di validi interlocutori, siamo chiamati tutti per costituire una “superpotenza mondiale ossia l’opinione pubblica” (Padre Alex Zanotelli) che è in grado di ribaltare qualsiasi eccesso di potere.
“Altra convinzione di Giovanni Paolo II è che la Chiesa oggi misura la propria fedeltà al Signore e compie nel contempo il suo servizio di evangelizzazione soprattutto attraverso “il Vangelo della pace”, cioè l’annuncio della pace tra le nazioni e tra gli uomini, mostrando ai non cristiani il proprio rifiuto verso ogni forma di intolleranza religiosa e qualsiasi scontro tra culture e religioni: nessun spirito di crociata è più possibile, né alcuna demonizzazione dell’islam, unica religione abitata, al pari del cristianesimo, da un anelito universalistico e missionario.
Si è tentato di attutire la portata dei messaggi del Papa, disquisendo su sfumature di linguaggio e vivisezionando espressioni e toni usati, invece di riconoscere la trasparenza e la coerenza di una ammonizione veramente profetica” (Enzo Bianchi). Non si dovrebbe dimenticare che già in occasione della guerra del Golfo nel 1991 era avvenuto qualcosa di analogo, “anche se allora la voce del Papa aveva avuto minore accoglienza e coralità”. Proprio per la trasparenza della sua posizione, il Papa ha potuto affermare in un discorso ai cappellani militari che “il vasto movimento contemporaneo a favore della pace traduce la convinzione di ogni continente e ogni cultura che la guerra come risoluzione delle contese tra stati va ripudiata”. Sicuramente questa “martellante insistenza del Papa a favore della pace ha trovato enorme ricezione anche nel mondo musulmano che ha capito come questa guerra sia una guerra anglo-americana e non cristiana”, come invece Bin Laden e altri si erano immaginati o forse auspicavano. Autorità musulmane di ogni paese hanno espresso apprezzamento e gratitudine per le parole di Giovanni Paolo II e per gli sforzi operati dalla Santa Sede scongiurando così una più devastante situazione internazionale-religiosa. E’ un atteggiamento – quello del Papa, condiviso dalle massime autorità delle diverse chiese cristiane, d’oriente e d’occidente – che ha tolto ogni credibilità alla ostentata fede cristiana di George W. Bush, un uomo che fa sapere di iniziare ogni riunione politica con la preghiera, che invoca Dio contro il Male. Ma anche ha tolto credibilità ad ogni governo che ha sostenuto una campagna militare per interessi propri ma in nome della tutela della libertà dei popoli. Una guerra di Pace? E le altre 60 guerre dimenticate? Il Papa ha ricordato dal canto suo che “il bene è la pace, il male è la guerra” per chiarire a tutti le idee molto ma molto condizionate da interessi unicamente economici. Una nota del portavoce vaticano ha evocato il momento supremo e ultimo, ammonendo che “chi decide questa guerra se ne assume la responsabilità davanti a Dio, alla propria coscienza e alla storia”. La chiesa disarmata cerca di fermare la follia delle armi e l’ultimo monito è quello che fa appello al giudizio di Dio, nella fede che esso un giorno avrà luogo e renderà manifesta tutta l’empietà di chi ha invocato Dio in proprio favore calpestando in nome suo il vangelo. Nel frattempo però, nei giorni bui che sono i nostri, simili atteggiamenti non potranno che avere tragiche conseguenze. Come ha ricordato mons. Jean-Louis Tauran, avendo rinunciato a “far prevalere la forza del diritto sul diritto della forza, … questa guerra genererà tutti gli estremismi possibili, anche quello islamico, … provocherà terrorismo e infliggerà una grande ferita al dialogo tra cristianesimo e islam”. E’ questa una pagina buia di profetismo che ovviamente ci auguriamo non si realizzi non adempiendosi le tragiche conseguenze di cui il Papa ha parlato. La preghiera sarà l’arma della nostra guerra nonviolenta. Inoltre sono sorte tante valide azioni nonviolente nel nome della pace; una per tutte: Pace da tutti i balconi ossia la famosa bandiera della Pace che ancora oggi invitano e invitiamo ad esporre.
Educare alla Pace è la vera sfida a cui noi cristiani siamo chiamati schierandoci, tanto per cominciare, per la Pace senza mezze misure. E’ l’unica vera scelta e azione globale e radicale che possiamo e dobbiamo intraprendere: educare alla Pace vivendo nella Pace perchè “se la Pace è possibile è anche doverosa”. La Pace non conosce fazioni politiche o strumentalizzazioni varie. Valica ogni diatriba e controversia. E’ gratuita e distrugge ogni orgoglio. E’ la mezza misura fra mio e tuo e nasce dal dialogo e dal rispetto delle diversità. E’ la convivialità delle differenze. Beati i costruttori di Pace!
“Occorre riconoscere che forse in questi anni non si è investito molto per difendere la pace, preferendo piuttosto, talora, destinare ingenti risorse all'acquisto di armi. È stato come se si 'sprecasse' la pace. Non poche speranze si sono spente. La cronaca quotidiana ci ricorda che le guerre continuano ad avvelenare la vita dei popoli, soprattutto dei Paesi più poveri”
E ancora. “La pace vincerà se dialoghiamo - pone in luce il rapporto stretto che esiste fra il rispetto degli altri, il dialogo e la pace. Nella nostra epoca, caratterizzata da una fitta rete di scambi fra diverse culture e religioni, occorre promuovere ed agevolare l’accoglienza e la reciproca comprensione fra gli individui e i popoli”. (2004) Desidero ribadire che, in tali delicate circostanze, dialogo e negoziato sono il cammino obbligato per raggiungere la pace. La disponibilità delle parti ad accettarsi ed a dialogare è un requisito indispensabile per arrivare a un'equa soluzione di problemi complessi che possono attentare seriamente alla pace. Al contrario, il rifiuto del dialogo può aprire la porta alla violenza”. (1989) Era l’anno della crisi e del crollo del comunismo da molti addebitato alla pressante politica e azione del pontefice.
“La pace è opera nostra: essa esige, da parte nostra, un'azione coraggiosa e solidale. Ma la pace è insieme e prima di tutto un dono di Dio: essa esige la nostra preghiera. I cristiani devono essere in prima linea tra coloro che pregano ogni giorno per la pace, e devono anche educare a pregare per la pace. Essi ameranno pregare con Maria, Regina della Pace.
A tutti, cristiani, credenti e uomini di buona volontà, io dico: Non abbiate paura a puntare sulla pace, a educare alla pace! L'aspirazione alla pace non sarà giammai delusa. Il lavoro per la pace, ispirato dalla carità che non tramonta, produrrà i suoi frutti. La pace sarà l'ultima parola della Storia”.
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