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Estratto dal saggio "Coronavirus: dove porta la sua Arca papa Francesco-Noé?"

Il ruolo profetico mondiale di papa Francesco

Allegato a questa pagina web vi è il saggio completo centrato su un nuovo rapporto fra etica e politica nella prospettiva di costruire una nuova coscienza storica in relazione ai drammatici problemi della nostra epoca.
8 gennaio 2022
Antonino Drago

La mia opinione è che nell’età moderna, in cui la società è composta da molte e forti strutture sociali, le Chiese modernizzate dovrebbero formulare una analisi strutturale della vita sociale[1]. In ogni tempo esse, per rispondere adeguatamente ai mali nel mondo dovrebbero dare una sintesi spirituale-culturale della situazione del proprio tempo; cioè, una coscienza del mondo in cui si vive non solo nei suoi aspetti soggettivi e oggettivi, ma anche nei suoi aspetti strutturali, specie quelli negativi (i peccati strutturali). Su questi esse dovrebbero dare risposte, anche se fossero precedute da risposte scientifiche; cioè dovrebbero costruire metanarrative in grado di confrontarsi anche con la scienza e includerla nel loro tipo di spiegazione; avendo beninteso la coscienza che il loro costrutto potrebbe alla fine risultare del tutto momentaneo; perché si sa bene che la storia effettiva della umanità va avanti su una linea che è fatta di successivi segmenti divergenti sia dalla linea d’avanzamento effettivo sia tra loro, ogni segmento essendo illuminato dalla coscienza collettiva di quel dato periodo.

Questo impegno di dare metanarrative storiche vale ancor più per quella religione, la cristiana, che ritiene che Dio, facendosi uomo, sia entrato nella storia e abbia fondato in terra una organizzazione, la Chiesa, per condurre il “gregge dei fedeli” attraverso le vicissitudini e le avversità della storia; quindi questa Chiesa ha una precisa responsabilità morale di costruire una coscienza storica da suggerire ai fedeli e alla popolazione mondiale.

(...)

Dopo il restart che ogni persona ha dovuto compiere al primo impatto della pandemia, ora c’è un restart della politica mondiale. La novità del tipo di Stato islamico non è geograficamente confinabile ad alcuni territori particolari, perché porta una novità politica precisa: la stessa esistenza di Stati del terzo tipo non permetterà più una contrapposizione mondiale tra due soli super-Stati; perché essa comporta la prospettiva di un pluralismo di tutti i tipi di Stato; i quali si dovranno tollerare tra loro risolvendo i conflitti internazionali con l’esercizio costante della diplomazia e della non violenza.

Inoltre la novità non è locale perché nella storia della concezione dello Stato, quello islamico vuole sottoporre la democrazia alla shariia, la etica islamica; perciò questo Stato appare del tutto incompatibile con la tradizione del mondo occidentale, che da un millennio ha costruito lo Stato sulla sola razionalità giuridica, materializzata con istituzioni sociali; e che pertanto da secoli (con Hobbes, Machiavelli e Lenin) ha teorizzato la separazione dell’etica dalla politica [2]. Questa separazione è attuata ancor più oggi, quando lo Stato occidentale alla fine ha affidato tutta l’organizzazione sociale alla razionalità della scienza e della tecnologia; le quali oggi imperano sui popoli senza essere soggette a un qualche tipo di etica (a parte le regole di comportamento per partecipare al mercato liberista mondiale). Quindi il fatto che gli Stati islamici pongono l’etica religiosa prima della legge civile rappresenta la ripresa dell’importanza dell’etica contro il decadentismo etico occidentale; e, in generale, la ripresa dell’etica contro una modernità incontrollata eticamente.

Questa novità non è geograficamente locale anche perché riguarda la politica ecologica nel mondo. Le limitate misure di solo contenimento della pandemia (e poi il convegno COP 26 dell’ONU a Glasgow nel novembre 2021) hanno dimostrato che il tipo di Stato occidentale è incapace di mettere mano all’attuale disastroso rapporto dell’umanità con la natura; è diventato chiaro che la sua razionalità, pretesa universale, e la sua giurisprudenza, pretesa onnicomprensiva, sono essenzialmente insufficienti di fronte alla aggressività soffocante delle novità tecnologiche. Quelle odierne possono sconvolgere il vivere associativo. Oggi il progresso tecnologico permette a una singola persona di scatenare disastri inauditi (bombe nucleari portatili a zaino, clonazioni e chimere biologiche prodotte in un piccolo laboratorio, droni killer, avvelenamenti di acquedotti urbani, ecc.). Per affrontare queste novità, occorre basarsi più che sulla legge (quand’anche ispirata a principi razionali universali e concordata a livello internazionale), su una etica. In particolare solo l’etica potrà coordinare miliardi di persone a realizzare una efficace politica ambientale sia nel prevenire mali globali, sia nel mantenere gli equilibri della natura non tanto per alcuni anni, ma per secoli, così come richiede il nostro abitare la Terra. Allora occorre innovare ogni Stato introducendo in esso l’etica (a partire da quella ecologica). Cosicché nella scena internazionale la odierna nascita dello Stato islamico, che fa dell’etica la base della convivenza sociale fa pressione affinché l’etica abbia un suo ruolo nella politica di ogni Stato e soprattutto nella politica internazionale, che, oltre i problemi ecologici, ha moltissimi altri problemi etici irrisolti. Il Papa invoca che cessi il frastuono delle armi

(...)

E’ da notare che anche in questa nuova prospettiva papa Francesco appare una figura centrale.

(...)

In questi otto anni del suo papato la sua Arca ha navigato a vista perché Francesco-Noé non sapeva dove dirigersi. Ma di fatto il suo stare al timone ha mantenuto la capacità di avanzare in maniera sostanziale; con ciò egli è andato concretamente d’accordo con l’istanza della religione islamica nell’applicare una etica (quand’anche criticabile) non teoricamente, ma nella pratica sociale del suo tipo di Stato, nonostante la contrarietà dei maggiori poteri istituzionali mondiali, scienza e tecnologia compresi. In questo senso, anche dopo l’ultimo disrupt, papa Francesco mantiene tutta la sua grande autorità morale, ora nel suo ruolo profetico di portare la sua Arca verso una nuova società internazionale.

[1]             Non possono dare risposte come quelle date nell’Ottocento davanti all’esplodere del conflitto di classe: allora esse cercarono solamente di mitigare il duro scontro sociale con soluzioni alla Ozanam (l’aiuto misericordioso ai poveri) o alla don Bosco (recupero dell’infanzia); cioè interventi sugli effetti collaterali o marginali; come tali questi interventi, benché  salva-anima, lasciavano immutato il quadro sociale.

[2]             Per primo Gandhi è andato contro questa separazione, restaurando l’etica sia nei rapporti della vita sociale (introducendo la risoluzione dei conflitti con la non violenza invece che con le uccisioni e le oppressioni), sia nei rapporti con le strutture social8 (ad es. ha combattuto e vinto l’Impero britannico senza ricorrere alle armi).

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