Julian Assange sia libero
Si sono potute esprimere, in questo lunghissimo corteo, le principali esigenze ed istanze di quella parte di popolazione che normalmente non ha diritto di cittadinanza nei media ufficiali o la cui voce viene mediata ed interpretata dai vari interessi degli editori di turno. E’ stata l’occasione , questa del 5 novembre, per condividere , ma anche per urlare le parole d’ordine che ci stanno a cuore, le parole-chiave dell’esperienza di tutti i giorni fatta di privazioni, di ingiustizie, di marginalizzazioni, di fatiche, le parole delle aspirazioni, delle utopie vissute nel credersi in un Paese e in un Continente democratico, che ha creduto in valori di rispetto e accompagnamento ad accogliere le diversità contro le oppressioni e le violenze.
Sono confluite dunque le rappresentanze colorate di Enti, Organizzazioni,Associazioni, ma anche liberi cittadini che sono riusciti ad avere un ruolo, una voce, una presenza, un volto perché in questa esperienza collettiva si sono sentiti uniti e partecipi di obiettivi comuni: abolire le guerre e lavorare per la Pace in tutti i sensi e le latitudini. Ed ecco che i Palestinesi, gli Iraniani, gli Afgani, gli Ucraini, i Russi, i Somali, gli Eritrei, i Sudanesi, i Congolesi, i Siriani, il Myarmar, gli Italiani si sono sentiti affratellati e determinati nel comune intento di migliorare le condizioni di vita dei vicini e dei lontani, sentendo come questo Pianeta alla fine sia solo un villaggio globale, dove le guerre e i drammi di uno ricadono su tutti gli altri.
Le persone che incontravano striscioni e cartelloni inneggianti alla liberazione dal carcere di Julian e alla sua non estradizione negli Stati Uniti, applaudivano, confermavano il messaggio, approvavano e ringraziavano, altri chiedevano informazioni. L’impatto è stato forte e di grande successo e sostegno alla causa di questo grande eroe del nostro tempo, come sono i giornalisti investigativi che non si fanno corrompere dal potere “segreto” dei grandi interessi economici e politici degli Stati.
Con la difesa di Assange viene difesa tutta la stampa e l’editoria, e viene tutelata la deontologia professionale del quarto potere allo scopo di avere una popolazione informata e più matura caratteristica fondamentale della democrazia.
Ora Assange rischia di morire in carcere, la sua liberazione è più che mai fondamentale, la pressione da farsi è totalmente politica, cercando di capire quei partner politici che possano agire per la sua scarcerazione. Ogni azione, oggi è fondamentale, sia per sensibilizzare l’opinione pubblica sia per non far si che Assange, parafrasando Pier Paolo Pasolini si perda “nell’ oblio dell’etere televisivo”. Chiaramente il potere mass-mediatico guidato da lobby politiche e da interessi economici parla sempre meno del suo caso. I crimini rivelati non sembrano far indignare il mondo, che di fronte a un’ingiustizia così grande e palese sembra restare sopita. Per questo il lavoro di tutti gli attivisti, i libri, le petizioni, tutto è più che mai fondamentale e necessario. Come necessario è un lavoro giornalistico come quello di Julian che apra il vaso di pandora, che riveli le menzogne e le bugie dei Potenti, che porti la luce luce e la verità all’opinione pubblica. Durante la manifestazione del 5 Novembre persone tra la folla dichiaravano come il caso di Assange è un altro esempio di un mondo capovolto, un caso di cui non si parla abbastanza, che forse l’intento è quello proprio di far mano mano dimenticare, in modo che non possa fare breccia nelle coscienze, aprendo varchi di ragione e di buon senso. Ora le iniziative da mettere in campo sono strategie politiche, pressioni, che solo tutti noi possiamo mettere in atto. Julian, il nostro Nelson Mandela contemporaneo, lui, sua moglie Stella Moris e i suoi figli, hanno bisogno che i riflettori non si spengano su questa vicenda, hanno bisogno di tutta la nostra forza, intelligenza, capacità e generosità, perché come ricorda lo stesso Assange: “Uomini capaci e generosi non creano vittime, si prendono cura di loro.”
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