È ora di stabilire un cessate il fuoco e avviare i negoziati di pace in Ucraina
La guerra in Ucraina va avanti da ormai nove mesi e adesso che l’inverno è alle porte, tutto il mondo chiede una tregua natalizia rievocando la tregua di Natale del 1914, quando i soldati dei due schieramenti decisero di deporre le armi e passare le feste insieme nella terra di nessuno tra le trincee. Quel gesto spontaneo di riconciliazione e fraternizzazione, negli anni, è diventato un simbolo di speranza e coraggio.
Quindi, ecco otto motivi per cui, anche in questo caso, il periodo di feste potrebbe essere un’occasione per la pace e per spostare il conflitto dai campi di battaglia al tavolo dei negoziati.
1. Il primo motivo, il più importante, è l’elevato numero di morti e sofferenze che il conflitto in Ucraina provoca ogni giorno, e la possibilità di salvare milioni di persone obbligate ad abbandonare le loro case, i loro averi e gli uomini chiamati alle armi, che potrebbero non rivedere mai più.
A causa dei bombardamenti russi alle principali infrastrutture, milioni di ucraini sono rimasti senza riscaldamento, elettricità e acqua adesso che le temperature arrivano anche sotto lo 0. L’amministratore delegato della più grande compagnia elettrica della nazione ha esortato milioni di cittadini a lasciare il paese, sembrerebbe solo per pochi mesi, in modo da ridurre la domanda di energia su una rete elettrica danneggiata dalla guerra.
Secondo il Primo Ministro ucraino, Denys Shmyal, il conflitto ha completamente distrutto almeno il 35% dell’economia del paese. L’unico modo per fermare questo crollo e la sofferenza del popolo ucraino è porre fine alla guerra.
2. Nessuno delle due parti può ottenere una decisiva vittoria militare, ma grazie ai recenti successi, l’Ucraina si trova in una buona posizione per i negoziati.
È ormai evidente che i capi militari degli Stati Uniti e della NATO non credono, e probabilmente non hanno mai creduto, che l’obiettivo, da loro pubblicamente dichiarato, di aiutare l’Ucraina a riprendersi la Crimea e tutto il Donbass con la forza sia militarmente raggiungibile.
Infatti, il capo dell’esercito ucraino ha informato il Presidente Zelensky nell’aprile 2021 che tale obiettivo non sarebbe stato raggiunto senza un numero “inaccettabile” di vittime civili e militari, convincendolo ad annullare i piani per evitare un’escalation della guerra civile nello stesso periodo.
Il 9 novembre il consigliere militare di Biden, il Capo dello stato maggiore congiunto Mark Milley, ha dichiarato durante un intervento all’Economic Club di New York che «deve esserci un riconoscimento reciproco del fatto che la vittoria, nel senso proprio del termine, probabilmente non è ottenibile con mezzi militari…»
Secondo quanto riferito, le riviste militari francesi e tedesche sono più pessimistiche di quelle statunitensi riguardo alla posizione dell’Ucraina, stimano, infatti, che quella che al momento sembra una situazione di parità militare abbia vita breve. Questa valutazione, che aggiunge peso alle parole di Milley, suggerisce che questa potrebbe essere la migliore opportunità per l’Ucraina di negoziare da una posizione di relativa forza.
3. I funzionari del governo americano, soprattutto nel Partito Repubblicano, stanno iniziando ad opporsi alla volontà di continuare con l’enorme supporto militare ed economico. Infatti, dopo aver preso il controllo della Camera dei rappresentanti, hanno promesso maggiori verifiche sugli aiuti destinati all’Ucraina e il membro del Congresso, Kevin McCarthy, che diventerà Speaker della Camera, ha dichiarato che il suo partito non firmerà assegni in bianco. Questa affermazione rispecchia la crescente opposizione all’interno del Partito Repubblicano che mostra, secondo un sondaggio del Wall Street Journal di novembre, che il 48% dei Repubblicani sostengono che gli Stati Uniti stiano facendo troppo per aiutare l’Ucraina, a marzo erano solo il 6%.
4. La guerra sta creando scompiglio in Europa. Le sanzioni contro la Russia hanno portato l’inflazione alle stelle e ora l’Unione europea si trova in una devastante “morsa energetica” che sta paralizzando il settore manifatturiero. I cittadini europei sentono sempre di più quello che i media tedeschi definiscono Kriegsmüdigkeit.
Significa “stanchezza di guerra”, ma questa traduzione non rappresenta appieno il crescente sentimento popolare in Europa. “Ragionevolezza di guerra” sarebbe meglio.
Le persone di tutto il mondo hanno avuto diversi mesi a disposizione per valutare le ragioni di una guerra lunga e sempre più aspra, che non sembra portare ad una conclusione definitiva e che sta provocando una recessione economica globale, e molti di loro nei sondaggi affermano che sosterrebbero i rinnovati tentativi per trovare una soluzione diplomatica: sono il 55% in Germania, il 49% in Italia, il 70% in Romania e il 92% in Ungheria.
5. (Quasi) tutto il mondo chiede i negoziati. Durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 2022, uno dopo l’altro i 66 leader mondiali che rappresentano la maggioranza della popolazione globale si sono espressi in modo eloquente a favore dei colloqui di pace. Uno di questi era il Primo ministro di Saint Lucia, Philip Pierre, che implora la Russia, l’Ucraina e le potenze occidentali di «porre immediatamente fine al conflitto in Ucraina, dando il via alle negoziazioni per risolvere definitivamente tutte le controversie in conformità con i principi delle Nazioni Unite.»
Anche l’emiro del Qatar ha parlato durante l’Assemblea: «Siamo pienamente consapevoli delle complessità del conflitto tra la Russia e l’Ucraina e della dimensione internazionale e globale di questa crisi. In ogni caso, continuiamo a chiedere un cessate il fuoco immediato e una soluzione pacifica, perché questo è ciò che succederà indipendentemente da quanto durerà il conflitto. Prolungare la crisi non cambierà il risultato. Farà solamente aumentare il numero delle vittime e le disastrose ripercussioni sull’economia europea, russa e globale.»
6. La guerra in Ucraina, come tutte le guerre, è una catastrofe per l’ambiente. Gli attacchi e le esplosioni stanno riducendo ogni tipo di infrastruttura – ferrovia, rete elettrica, edifici, terminal petroliferi – in macerie, inquinando l’aria e ricoprendo le città di rifiuti tossici che contaminano i fiumi e le falde acquifere.
Il sabotaggio dei gasdotti russi Nord Stream, che forniscono il gas alla Germania, ha portato a quello che può essere considerato la più grande perdita di metano mai registrata, pari alle emissioni annuali di un milione di macchine. E a causa dei bombardamenti delle centrali nucleari ucraine, tra cui quella di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, sono aumentate le paure per le radiazioni letali che si diffondono in tutto il paese e non solo.
Nel frattempo, le sanzioni di USA e Occidete sull’energia russa si sono dimostrate una manna dal cielo per l’industria dei combustibili fossili, questo ha giustificato una maggiore esplorazione e produzione di energia sporca che porterà il mondo verso una catastrofe ambientale.
7. La guerra ha un impatto economico devastante sui paesi di tutto il mondo. I leader G20 delle maggiori economie mondiali hanno dichiarato durante il summit di novembre a Bali che la guerra in Ucraina «causa un’enorme sofferenza umana e peggiora le fragilità già esistenti dell’economia globale: limita la crescita, aumenta l’inflazione, blocca le attività produttive, intensifica l’insicurezza energetica e alimenta e alza i rischi per la stabilità finanziaria.»
A causa della nostra incapacità di investire quote relativamente piccole delle risorse necessarie per eliminare la povertà e la fame in un pianeta altrimenti ricco e abbondante, milioni di nostri fratelli e sorelle sono già condannati alla disperazione, alla miseria e alla morte prematura.
E la crisi climatica rende la situazione ancora più drammatica, considerando che intere comunità sono spazzate via dalle inondazioni, dagli incendi o muoiono di fame a causa delle frequenti siccità e carestie. La cooperazione internazionale non è mai stata così urgente e necessaria per combattere i problemi che nessun paese è in grado di risolvere da solo. Ma le nazioni ricche ancora preferiscono investire i loro soldi in armi e guerre anziché utilizzarli in modo adeguato per la crisi climatica, la povertà e la fame.
8. L’ultimo motivo, che rinforza drammaticamente tutti quelli precedenti, è il rischio di una guerra nucleare. Anche se i nostri leader fossero razionalmente spinti a favorire un conflitto aperto e in continua escalation rispetto ai negoziati di pace in Ucraina (ci sono certamente dei forti interessi per l’industria delle armi e dei combustibili fossili che trarrebbero vantaggio dalla guerra) l’esistente pericolo di quello a cui potrebbe portare deve assolutamente far pendere l’ago della bilancia in favore della pace.
Recentemente, con la caduta in territorio polacco di un missile antiaereo ucraino che ha ucciso due persone, abbiamo visto quanto siamo vicini ad una guerra ancora più ampia. Il presidente Zelensky si è rifiutato di credere che non si trattasse di un missile russo e se la Polonia fosse stata della stessa idea, avrebbe potuto appellarsi al trattato di reciproca difesa della NATO, scatenando una guerra su larga scala tra l’organizzazione e la Russia.
E se questo si verificasse, a causa di un altro prevedibile incidente, sarebbe solo una questione di tempo prima che il Cremlino decidesse di usare le armi nucleari, unica opzione di fronte alla forza militare schiacciante della NATO.
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