Ecopacifista e marxista
“E’ stato il mio professore di Meccanica Statistica, senza di lui la mia visione della scienza e della politica sarebbero assai diverse”, scrive Gaia, oggi docente in un liceo di Firenze, su un gruppo WhatsApp appena si diffonde la notizia della morte di Angelo Baracca.
Angelo è stato un riferimento per generazioni di studenti che hanno visto nella scienza uno strumento di comprensione e di trasformazione della società. Dall’ecologia alla pace e al disarmo.
Chi chiedeva a padre Alex Zanotelli un consiglio su una questione complicata, non di rado si sentiva dire alla fine: “Su questo sentiti con Angelo Baracca, che è bravo”. Così è stato in particolare all’inizio del 2022, quando i carri armati di Putin andavano avanti e indietro ai confini con l’Ucraina, lasciando il mondo con il fiato sospeso. E lasciando noi pacifisti disorientati. Quel “sentiti con Angelo Baracca che è bravo” era la ragione di tante telefonate che avevano al centro sia la sua competenza di scienziato, sia la sua lunga esperienza di pacifista, sia la sua affidabilità come persona. Adesso che Angelo non c’è più, siamo gli eredi di tre eredità che dovremo custodire con cura: quella di studioso, quella di uomo di pace e infine quella di uomo mai sceso a compromessi con il potere.
Angelo Baracca è nato a Lugo di Romagna nel 1939. Dopo essersi laureato in Fisica a Milano si è trasferito a Firenze nel 1967 per insegnare all’università, trovandosi coinvolto nel movimento del 1968. La sua formazione marxista lo ha condotto a un approccio non neutrale alla scienza. Si è impegnato contro il nucleare militare e contro il nucleare civile. Ha applicato agli specialismi il metodo storico, cercando proprio nella storia della scienza una chiave utile ad una sua migliore comprensione critica. La competenza di fisico l’ha trasferita agli scienziati impegnati per la pace e per il disarmo.
Angelo ha scritto tantissimo sul Manifesto, unendo l’approccio pacifista a quello ecologista: “L’antimilitarismo - scriveva assieme a Marinella Correggia - dovrebbe imporsi fra gli ecomilitanti insieme al concetto di carbon bootprint (impronta climatica degli scarponi militari): l’impatto climalterante di energivori sistemi d’arma, basi e apparati, aerei, navi, carri armati, eserciti; soprattutto durante gli interventi bellici veri e propri”.
Angelo collaborava con l’agenzia stampa Pressenza, coordinata da Olivier Turquet. La sua ultima apparizione pubblica è stata il 28 maggio scorso quando ha presentato a Roma il suo libro “La Nato e i misteri d’Italia” (Left edizioni), nell’ambito dell’EireneFest, il Festival del libro per la pace e la nonviolenza. Anche se nella nonviolenza non si identificava. La sua lotta per la pace nasceva da altri presupposti. Era un marxista e lo è stato fino alla fine.
Ha collaborato con la redazione di PeaceLink dando un contributo molto importante in particolare durante la guerra in Ucraina. Il suo ultimo messaggio l’ha consegnato proprio alla redazione di PeaceLink: “Mi restano poche settimane”. Gli abbiamo recapitato una breve lettera collettiva con le firme degli amici, e Tiziano Cardosi, dopo averlo incontrato, ci ha riferito di una persona serena, capace di affrontare l’ultima difficile prova con una calma impressionante. Stessa impressione quella riferita da Alberto Cacopardo, quando lo ha incontrato qualche giorno fa per l’ultima volta, per raccogliere le sue volontà circa la consegna del suo archivio. Aveva la consapevolezza di aver dato tutte le sue energie, senza riserve. Ed era sereno. “Vi abbraccio tutti”, le sue ultime parole.
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