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Carrefour sta regalando pacchi alimentari, non agli affamati di Gaza, bensì ai militari dell'IDF

Seconda giornata di presidi per boicottare Carrefour e l’economia israeliana

Si è svolta sabato scorso (16/12/20223) a Roma -- e in alcune altre città della penisola -- la seconda giornata di mobilitazione nazionale di boicottaggio contro la catena di supermercati Carrefour e lo Stato d’Israele, promossa dal Comitato Angelo Baracca.
19 dicembre 2023
Redazione Contropiano

Seconda giornata di presidi per boicottare Carrefour e l’economia israeliana a Roma, questa volta davanti al supermercato di Corso Vittorio Emanuele II.

Sulla falsa riga dello scorso 1° dicembre, diverse città italiane si sono mobilitate per boicottare la catena francese e l’appoggio da questa fornito al regime sionista, come a Milano, Bologna, Pisa, Firenze e Roma.

La campagna, lanciata dall’assemblea nazionale del 19 novembre, prosegue senza intoppi, con appuntamenti mirati che vedono nella presenza giovanile e studentesca e nell’interlocuzione con i “clienti” Carrefour i punti di forza.

Troviamo empatia per la causa palestinese tra le persone che fermiamo fuori e dentro i Carrefour, meno informazione invece circa il sostegno che la catena esprime nei confronti all’apartheid israeliano negli anni” racconta una studentessa al presidio di Roma.

Per questo, la campagna crediamo stia funzionando, le persone ammettono non saperne molto, pero però rinunciano a fare la spesa al Carrefour, imparando nuovi strumenti di sostegno alla Palestina e al suo popolo”.

Boicottaggio del supermercato Carrefour a Pisa.

Come ricorda un volantino distribuito ai presidi, boicottare Carrefour è importante perché commercia con le imprese che hanno sede nei territori occupati da Israele, invia pacchi di solidarietà all’esercito israeliano – mentre questo commette crimini di guerra in Palestina – e sostiene da sempre l’ideologia e le politiche di Israele.

Da anni il movimento BDS denuncia tutti i legami economici e commerciali che legano l’occupazione Israele ai grandi marchi occidentali.

Ed è proprio di alcuni giorni fa la notizia riportata dal Financial Times secondo cui l’azienda tedesca di abbigliamento sportivo Puma avrebbe deciso di interrompere la sponsorizzazione della nazionale di calcio israeliana.

Come a dire, la pressione che può esercitare un movimento di popolo è enorme, e a questo mira in ultima istanza la campagna di boicottaggio.

L’obiettivo infatti è quello di mettere in campo ciò che il governo italiano e la maggior parte di quelli occidentali non intendono fare: rompere la complicità tra Italia e Israele, condannare e boicottare lo Stato sionista per il genocidio in corso a Gaza e il regime di apartheid perpetrato da 75 anni in Palestina.

I promotori annunciano che altre date seguiranno e che la denuncia del supporto di Carrefour non finisce qui. Al contrario, proprio le festività natalizie sono un periodo propizio per assestare un colpo importante alle casse della catena francese prima e dello stato sionista poi.

Dalla piazza di Roma inoltre il Comitato conclude il riuscito presidio con l’annuncio di una manifestazione al Pantheon per martedì 19 (ore 17:30) per chiedere al Parlamento di votare contro il rinnovo del decreto che permette l’invio di armi in Ucraina.

L’opposizione alla guerra e alle alleanze guerrafondaie come la Nato crediamo non conoscano confini”, affermano dal presidio romano.

Il Comitato Angelo Baracca nasce in origine per porre fine il ruolo attivo assunto dall’Italia nel conflitto ucraino attraverso l’invio di armi. Sostenere la fine dell’apartheid israeliano significa sostenere la fine dell’invio delle armi all’Ucraina. Solo così la pace e la giustizia potranno tornare ad avere un’occasione di affermarsi”.  

L’appuntamento allora è per martedì a Roma contro l’invio di armi all’Ucraina e nelle prossime settimane per una nuova giornata di boicottaggio dei Carrefour di tutta Italia.

Vedi anche:

Rompere la complicità tra Italia e Israele. Dossier per la campagna di boicottaggio

Con la spesa critica si può colpire l’occupazione militare israeliana: i marchi da boicottare

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