Bavaglio nelle scuole sulla Palestina: la marcia indietro del ministro Valditara
Dallo scorso ottobre, con l’inizio della fase più recente del genocidio palestinese, che ad oggi conta circa 33.000 morti e 75.668 feriti, s’intensificava il clima di censura e intimidazione in un contesto politico condizionato dal rapporto di complicità tra il Governo italiano e lo Stato coloniale d’Israele. In quest’atmosfera maccartista la Palestina diventava, più che in passato, argomento tabù nei luoghi istituzionali e costituiva scandalo il ricorso al concetto di genocidio in riferimento allo sterminio di palestinesi in atto. La criminalizzazione di un popolo e l’omertà sul suo massacro assicuravano un efficace sostegno alle politiche stragiste israeliane.
Il professore di filosofia e storia era stato segnalato come docente “di parte”, da ambienti filoisraeliani, alla stampa, alla dirigente scolastica e al Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Il Corriere della sera e, sulla sua scia, altri giornali pubblicavano notizie false sul docente provocandone il linciaggio mediatico:
1) il docente avrebbe assegnato a una classe un tema discriminatorio nei confronti di un alunno ebreo;
2) la divulgazione delle opinioni, non vagliate criticamente, di un’ex alunna (diplomata da cinque anni) che interpretava le analisi del professore relative alle politiche oppressive di Israele come generici attacchi a tutte le persone di religione ebraica;
3) la pubblicazione acritica della notizia di una raccolta di firme di ventuno ex studenti ebrei del liceo, sconosciuti al professore, che chiedeva alla dirigente scolastica il licenziamento di quest’ultimo.
La dirigente scolastica, intimorita dalla sovraesposizione mediatica del liceo e soggetta a pressioni esterne alla scuola,infliggeva al docente una sanzione infondata per dissociarsi da quest’ultimo.
Il Ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara assecondava queste voci istituendo una commissione ispettiva ad hoc che avrebbe sottoposto a interrogatorio il professore e da cui ha preso poi le mosse l’avvio di un procedimento disciplinare rivelatosi pretestuoso.
Sotto questa cappa plumbea gli studenti intanto esprimevano solidarietà al professore con dichiarazioni scritte e sit-in di protesta e il docente si rifiutava di fermare la sua azione didattica finalizzata alla conoscenza della questione palestinese.
Dopo sei mesi di travolgenti mobilitazioni pro Palestina di milioni di persone nelle piazze di tutto il mondo e dopo le prese di posizione del Sud Africa, di altri Stati e della Corte internazionale di giustizia all’Aia contro il genocidio provocato da Israele, il clima politico è cambiato e il Ministero, in tempo di elezioni, ha deciso di archiviare il procedimento disciplinare a carico del docente.
La sconvolgente gratuità dei provvedimenti disciplinari subiti dal professore ci sprona a riflettere sull’effettiva realtà della libertà d’insegnamento e a continuare la lotta per spezzare il silenzio nelle scuole sull’occupazione coloniale, sul genocidio e sull’apartheid in Palestina. Occorre stringersi intorno ai docenti e agli studenti che hanno subito censure e provvedimenti nelle scuole per aver ritenuto indegna l’omertà sul genocidio in atto pretesa dal Governo italiano e da tutti i partiti complici delle politiche guerrafondaie di Israele e degli Stati Uniti.
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