Gino Strada ha incarnato lo spirito della nostra Costituzione
Discorso di inaugurazione dei Giardinetti Gino Strada
Taranto 13 agosto 2024
Buongiorno a tutte e a tutti, ci vediamo questa mattina nei giardinetti intitolati a Gino Strada per un'inaugurazione popolare di questo piccolo spazio verde. Ci incontriamo per pulire, innaffiare, piantare un tronchetto della felicità in queste aiuole intitolate al medico di Emergency, che ha dedicato la vita a curare le vittime delle guerre. Qui vogliamo riaffermare ciò in cui lui ha creduto, il ripudio della guerra, che la nostra Costituzione pone nell'articolo 11 a salvaguardia dei valori più importanti di pacifica convivenza e per la risoluzione dei conflitti internazionali.
Tre anni fa perdevamo, il 13 agosto 2021, un uomo che ha fatto della medicina un atto di coraggio e di ribellione alla guerra. Gino Strada è stato un medico, un attivista, un testimone. Un testimone di ciò che la guerra infligge agli innocenti.
In ogni angolo del mondo ha portato aiuto, ha allestito ospedali dove si sono combattute atroci guerre. Ha curato le ferite dimostrando che l'umanità non si spegne nemmeno di fronte all'orrore più assoluto.
Oggi, mentre le guerre continuano a mietere vittime, il suo messaggio è più attuale che mai.
La sua eredità è Emergency, la sua eredità è un modo di pensare, un modo di agire che ci invita a non restare indifferenti di fronte al dolore altrui.
Gino Strada ha incarnato lo spirito della nostra Costituzione, il ripudio della guerra.
Questi giardini, intitolati a Gino Strada, sono un simbolo. Un simbolo della sua lotta, ma anche un simbolo della nostra volontà di continuare a lottare per gli ideali di pace in cui lui credeva.
Ogni fiore che pianteremo qui sarà un omaggio alla sua memoria, ogni goccia d'acqua che verseremo qui sarà un atto di speranza. Perché la pace, come un giardino, va coltivata ogni giorno.
Innaffiamo insieme questo piccolo giardino, perché diventi un luogo di incontro a cui darci appuntamento in futuro. Questo diventerà un luogo per tutti coloro che credono, come Gino Strada, che un mondo senza guerre è possibile.
Per ora qui piantiamo un tronchetto della felicità, per la sua resistenza anche nei luoghi aridi e difficili, perché è un simbolo di positività, di ottimismo e di speranza.
Ma in questo luogo dedicato alla pace, vorremmo in futuro piantare anche i semi dell'albero di cachi che è sopravvissuto all'esplosione di Nagasaki, un simbolo di rinascita e di assoluta resistenza. Un simbolo della bomba nucleare, un monito per tutti. Uno sprone per ritornare a elaborare una “coscienza atomica”.
Infatti oggi c’è bisogno di simboli per ricostruire quella che Norberto Bobbio chiamò. appunto, la “coscienza atomica”.
La coscienza atomica nasce dalla consapevolezza che le armi nucleari rappresentano una minaccia in grado di annientare l'intera umanità. Non si tratta più di guerre limitate, sanguinosissime ma limitate, ma del rischio concreto di una distruzione totale. Noi ci siamo dimenticati l’olocausto di Hiroshima e Nagasaki, ossia del salto qualitativo che fa oggi della bomba nucleare il male assoluto.
Di fronte a tale minaccia, la coscienza atomica diventa un imperativo morale, una chiamata all'azione per evitare la fine di tutto.
Oggi abbiamo il ritorno di uno spettro che sembrava cancellato per sempre.
Oggi l’annuncio americano dello scorso 10 luglio, un annuncio che prefigura il ritorno degli euromissili, richiama scenari di riarmo e di potenziale autodistruzione.
Oggi sappiamo che verranno installati in Germania gli euromissili. Gli euromissili, grazie a Gorbaciov e allo storico accordo con Reagan del dicembre 1987, erano stati distrutti materialmente in massa e cancellati dalla stessa memoria collettiva. Fu una svolta epocale. E oggi quella conquista che ci liberava dall’incubo di una guerra nucleare in Europa, quella rivoluzione che ci fece battere il cuore… la stiamo perdendo!
Il ritorno degli euromissili è infatti un segnale allarmante che ci ricorda quanto sia fragile la pace e quanto sia importante continuare a lottare per un mondo senza la minaccia delle armi nucleari.
Noi dobbiamo continuare a essere memoria.
Noi dobbiamo essere capaci di trasmettere memoria.
Lo sappiamo, questa società frivola e consumistica, dimentica. Ha i suoi miti che richiedono l’azzeramento della memoria.
Ma proprio per questo noi dobbiamo essere la più elevata forma di consapevolezza.
Noi dobbiamo trasmettere la coscienza atomica.
Qui, nei prossimi mesi, nei prossimi anni, ci daremo appuntamento per annunciare alle persone, ai giornalisti e agli amici della pace il nostro impegno contro l’olocausto atomico e per il disarmo nucleare. Noi saremo qui. Saremo qui nel nome di Gino Strada. Saremo qui nell’interesse dell’umanità intera. Saremo qui, nell’unico posto in cui un uomo deve stare: dalla parte della pace. Dalla parte delle future generazioni. Dalla parte dei giovani perché non debbano più conoscere la guerra. Saremo qui perché ce lo chiede la Costituzione, perché - così c’è scritto - l’Italia ripudia la guerra.
Un poeta cinese ci ha lasciato parole bellissime:
Se ti chiedono qual è la cosa più importante per l’umanità,
rispondi
prima
dopo
sempre:
la Pace.
Scriveva il partigiano olandese Henk nell’ultima sua lettera al padre: "Caro papà, peccato che non ci sarò più il giorno della pace. Ho sempre sperato di contribuire allora con tutta la mia forza ed energia alla ricostruzione, non soltanto materiale, ma anche spirituale. Il nostro lavoro propriamente detto non comincia che dopo la guerra: eliminare l’odio fra i popoli. Perché, solo quando questo non esiste più, la vera pace può venire. Solo allora il fondamento della pace - la fiducia - può fare il suo ingresso nel mondo. Fa’ di contribuirvi anche tu come meglio potrai. Per rendere migliore il mondo dobbiamo cominciare da noi stessi".
Quello che abbiamo detto oggi qui sia per noi l’occasione per fare della pace un impegno costante, vivo, aperto alla speranza, provocatore di impegno.
Noi saremo giudicati in futuro sulla base della nostra capacità di non arrenderci al male.
Il grande scrittore tedesco Hermann Hesse scrisse: “C'è una virtù che molto amo, l'unica. Essa ha nome tenacia".
Ed è in nome di questa virtù, della tenacia, che vogliamo essere qui, più e più volte a testimoniare il nostro impegno per la pace.
Grazie per l’attenzione.
Alessandro Marescotti
Comitato per la pace di Taranto
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