Amnesty International: impedire l'attracco alla nave che trasporta esplosivo per Israele
ALBERT - BOLLETTINO PACIFISTA
Albert: la voce della ragione in tempi di guerra
1. Il caso della nave MV Kathrin
Oggi ci occupiamo della MV Kathrin, una nave che secondo Amnesty International trasporta un carico letale: esplosivi destinati a Israele, esplosivi che potrebbero essere utilizzati nelle bombe aeree e nei missili, come denunciato da Francesca Albanese, Relatrice speciale dell'ONU sul Territorio palestinese occupato.
La Namibia, con un atto di coraggio, ha revocato il permesso di attracco al porto di Walvis Bay.
Da più parti si chiede di non essere complici nei crimini di guerra che insanguinano la Striscia di Gaza.
La MV Kathrin nelle ultime ore risulta localizzata tra il Montenegro e la Puglia.
Amnesty International ha lanciato un appello urgente affinché venga seguito l’esempio della Namibia e sia impedito l’attracco della nave.
I bombardamenti israeliani, ampiamente documentati per la loro devastazione indiscriminata, rischiano di essere ulteriormente potenziati, contribuendo ad alimentare la spirale di violenza che colpisce duramente la popolazione civile, inclusi i bambini, le donne e gli anziani.
Secondo Amnesty International far attraccare una nave che porta esplosivi a Israele significa violare le norme internazionali. Come firmatarie delle Convenzioni di Ginevra e del Trattato sul commercio di armi, le nazioni hanno il dovere di non facilitare trasferimenti di armi che potrebbero contribuire a crimini di guerra. E chiede che questo carico sia fermato: la nave non dovrebbe avere il permesso di attraccare in nessun porto europeo.
Scrive Amnesty International: "Tutti gli stati devono rispettare i loro obblighi ai sensi dell’articolo 1 comune delle Convenzioni di Ginevra e sospendere immediatamente ogni trasferimento di armi a Israele".
2. Amnesty International sulla manifestazione di oggi pro-Palestina, vietata dal governo
In merito alla decisione della questura di Roma di vietare la manifestazione per la Palestina in programma per il prossimo 5 ottobre, Amnesty International Italia ricorda che il diritto di protesta è protetto da diverse disposizioni sui diritti umani e in particolare dall’interazione dei diritti alla libertà di riunione pacifica e di espressione.
Gli standard internazionali e regionali sui diritti umani che governano il diritto di assemblea pacifica sottolineano, come principio fondamentale, la “presunzione a favore delle assemblee pacifiche”, che dovrebbe riflettersi nelle politiche e nelle pratiche nazionali. Ciò obbliga gli stati a facilitare le assemblee e, tra le altre cose, a rimuovere gli ostacoli a partecipanti e a organizzatori, a dover giustificare pienamente qualsiasi tipo di restrizione venga applicata e a esercitare tolleranza e misura, anche nei confronti dei disagi.
Questo vale anche per le assemblee spontanee – quelle che rispondono o reagiscono a eventi attuali, per le quali non è possibile fornire un preavviso nei tempi e nelle procedure abituali – o non notificate. Anche queste ultime devono essere agevolate e protette allo stesso modo e non dovrebbero essere disperse a causa di una mancata notifica.
In Italia, l’articolo 17 della Costituzione afferma un principio generale di presunzione a favore delle assemblee pubbliche, prevedendo un mero preavviso alle autorità competenti. Il regime di notifica non dovrebbe essere in alcun modo utilizzato per controllare le proteste pacifiche, né per sanzionare coloro che le organizzano, compatibilmente anche con lo spirito originario della Costituzione.
Gli stati hanno anche l’obbligo negativo di evitare interferenze ingiustificate con l’esercizio del diritto di riunione pacifica e l’obbligo positivo di proteggere coloro che esercitano il diritto e di facilitarne l’esercizio in modo da consentire a chi partecipa di riunirsi in sicurezza e di raggiungere i propri obiettivi. Qualsiasi limitazione posta al diritto di riunione pacifica deve essere frutto di attenta valutazione specifica e deve a sua volta rispettare i principi di legalità, proporzionalità e necessità.
Questi principi non sembrano essere stati rispettati nel prendere questa decisione di diniego della piazza. Possibili atti o espressioni di odio antisemita, che vanno condannati nella maniera più netta, non possono essere attribuiti anticipatamente e automaticamente alla maggioranza se non addirittura alla totalità della protesta. Lo stesso vale per eventuali messaggi individuali di incitamento alla violenza.
Gli standard internazionali, infatti, specificano che le restrizioni necessarie dovrebbero essere basate solo sul tempo, il luogo o le modalità di una riunione, senza tener conto del messaggio che essa cerca di trasmettere, in base al principio secondo cui le restrizioni devono essere “neutrali rispetto al contenuto”.
Amnesty International Italia ricorda che gli stati devono rispettare, garantire per legge e assicurare che tutte le persone possano esercitare il loro diritto di protesta senza discriminazioni basate su etnia, sesso, razza, religione o convinzioni personali, orientamento sessuale, identità di genere, disabilità, età, opinioni politiche o di altro tipo, status socioeconomico, nazionalità o altro tipo di status.
Amnesty International Italia sottolinea che gli stati devono allineare pienamente le leggi nazionali con le leggi e gli standard internazionali sui diritti umani, abrogando o modificando sostanzialmente le disposizioni che vietano o criminalizzano i comportamenti che devono essere protetti. Ciò dovrebbe includere, tra l’altro, l’abrogazione delle restrizioni ingiustificate poste sul tempo, sul luogo e sul contenuto delle assemblee, compresi i divieti generalizzati, delle limitazioni indebite dei diritti di protesta dei minori così come dell’applicazione inappropriata delle leggi o dei programmi antiterrorismo e di sorveglianza illegale.
3. Migliaia in piazza per la Palestina: una manifestazione pacifica macchiata alla fine da una minoranza violenta
Oggi, migliaia di persone si sono radunate in piazza per manifestare a favore della causa palestinese. La partecipazione è stata consistente e, nonostante il clima di tensione, l'evento si è svolto in modo ordinato e pacifico per la stragrande maggioranza del tempo. Il messaggio della manifestazione era chiaro: solidarietà con il popolo palestinese.
Su sociale.network, abbiamo potuto seguire l'evento in diretta, con reporter video che documentavano le immagini in tempo reale. La folla ha sventolato bandiere palestinesi, scandito slogan (anche molto duri) e mantenuto un comportamento che non ha avuto esiti violenti.
Ma al termine della manifestazione, quando il corteo era ormai dichiarato sciolto, la situazione è cambiata. Alcune decine di giovani, incappucciati e con il volto coperto, hanno cominciato a lanciare oggetti contro la polizia. La polizia ha reagito con l'uso di idranti. Alcuni hanno divelto i segnali stradali e usato i pali per lanciarli sulla polizia. Ad un certo punto la polizia ha caricato. Vi sono stati manifestanti manganellati, una ragazza è stata ferita.
Gli scontri sono ampiamente documentati con video.
Le immagini sono chiare: le attività di provocazione iniziale non sono venute dalla polizia. La responsabilità degli scontri sono evidenti (iniziano all'ora 3 minuto 58). Si sono viste anche alcune cose infiammate contro i mezzi della polizia fermi.
Non vi è stata un'attività per isolare i violenti da parte di chi poteva farlo ed era vicino ai gruppi che hanno provocato. Nessuno tra i manifestanti li ha trattenuti, all'inizio hanno marciato assieme per andare allo scontro con la polizia. Questo è un punto del conflitto su cui bisogna riflettere.
Tali episodi hanno tuttavia coinvolto solo una piccola minoranza che si sono voluti prendere la scena. Non possono e non devono oscurare l'essenza della manifestazione. Le violenze sono state opera di poche persone, mentre migliaia di partecipanti hanno espresso la loro protesta in maniera non violenta. Come pacifisti, condanniamo fermamente queste frange violente che danneggiano il messaggio e lo spirito della manifestazione. L'1% non può offuscare il messaggio del 99%. La stragrande maggioranza dei presenti ha dimostrato che è possibile far sentire la propria voce ed esercitare i propri diritti garantiti dalla Costituzione. Amnesty International ha fatto bene a difendere i diritti del 99%.
Alessandro Marescotti
Presidente PeaceLink
4. Mobilitazione straordinaria
Mentre continua la carneficina in Ucraina, a Gaza, in Libano, in Sudan e in tante altre parti del mondo, numerose organizzazioni della società civile propongono a tutte e tutti di dare vita, sabato 26 ottobre 2024, ad una Giornata di mobilitazione nazionale contro la guerra. Inviaci subito la tua adesione!
Giornata di mobilitazione nazionale
FERMIAMO LE GUERRE
Il tempo della pace è oraEurope for Peace, Rete Pace Disarmo, Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace, AssisiPaceGiusta, Sbilanciamoci
Quattro Castella (Reggio Emilia), Camminata intercomunale per la pace “Passi di pace” – ore 8.30 Municipio
Roma, Manifestazione di solidarietà con il Popolo Palestinese
Rovigo, Sit-in contro tutte le guerre e per la tutela di tutti i diritti umani “Cessate il fuoco. Stop guerre. Stop armi” – ore 17 Piazza Giacomo Matteotti
domenica 6 ottobre 2024
Forlì, Marcia della Pace Romagna “Pace e solidarietà dalla Romagna alluvionata” – ore 9.00 Parco Padre Balducci
Collebeato (Brescia), Inaugurazione della Piazza della Pace e giornata delle associazioni – ore 14.30 Municipio
venerdì 11 ottobre 2024
Ponte San Nicolò (Padova), Fiaccolata “Cessate il fuoco. Torni la pace” – ore 17.00 Parco Vita
sabato 12 ottobre 2024
Roma, Manifestazione di solidarietà con il Popolo Palestinese
Lodi, Marcia della Pace “La guerra non è un film” – partenza ore 9.00 Parco Martiri della Libertà
MANDA LA TUA ADESIONE QUI: adesioni@perlapace.it
Fonte: Il Manifesto
5. Ecologia e pace: il nuovo numero di Ecofuturo Magazine
Il nuovo numero di Ecofuturo Magazine, dedicato al tema Ecologia & Pace, offre una riflessione profonda sul legame tra conflitti e risorse naturali, esplorando le strategie possibili per creare un futuro pacifico e sostenibile. Il rapporto tra la lotta per l’accesso a risorse come acqua, petrolio e terre rare, e le guerre che ne derivano, è al centro di questo numero, accessibile online qui.
Tra i contributi c'è l’articolo di Alessandro Marescotti, presidente di PeaceLink, intitolato "Pace in bilico", in cui si discute come la corsa al riarmo stia rallentando la transizione ecologica. Potete leggere l’articolo qui.
La pace e la sostenibilità ambientale sono strettamente connesse, e questo numero del magazine fornisce spunti essenziali per comprendere l’urgenza di unire queste due lotte.
5. Cosa possiamo fare noi per la pace?
Questo bollettino è dedicato a tutti coloro che credono nella forza della nonviolenza e che, oggi come ogni giorno, lavorano per costruire un mondo più giusto.
- Organizza un evento per il 26 ottobre e segnalalo cliccando su www.peacelink.it/segnala
- Firma l'appello contro gli euromissili: www.peacelink.it/noeuromissili
- Proponi al consiglio comunale: la mozione di Taranto contro gli euromissili può essere proposta anche nella tua città.
- Segnala il comitato per la pace della tua zona cliccando su questo link https://www.peacelink.it/links/i/2849.html
- Condividi il Manifesto per la diserzione civile con i tuoi contatti https://www.peacelink.it/pace/a/50066.html
- Scarica il logo "Disertiamo" (che trovi in allegato a questa pagina web) e fai delle spillette.
- Condividi gli eventi del tuo comitato per la pace tramite il sito per inserirli nel calendario nazionale della pace.
- Come sostenere Albert: per promuovere concretamente Albert, puoi sostenere il sito web di PeaceLink che - senza fare ricorso alla pubblicità - condivide le informazioni sulle attività per la pace. Puoi fare una donazione a PeaceLink attraverso questo link.
Come fare la spilletta "disertiamo"?
Scegli il produttore o il servizio
- Online: molti siti web offrono servizi di creazione di spille personalizzate. Carichi il tuo file e scegli il formato, le dimensioni e altri dettagli.
- Locale: cerca negozi di artigianato o laboratori che offrono questo servizio. Potresti avere più controllo sul processo e ottenere consigli personalizzati.
Per saperne di più su "disertiamo" (spilletta+campagna) contatta Valeria Poletti.
Per altre informazioni utili sulla pace e la nonviolenza si segnala
Adista https://www.adista.it
Azione Nonviolenta https://www.azionenonviolenta.it
Centro di Ricerca per la pace https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Gaia https://ecoistituto-italia.org/cms-4/category/gaia-rivista/
Mosaico di Pace https://www.mosaicodipace.it
Pressenza https://www.pressenza.com/it/
Qualevita info@qualevita.it
Rete Italiana Pace Disarmo https://retepacedisarmo.org
Tera Aqua https://ecoistituto-italia.org/cms-4/tera-e-aqua/
Vignette Mauro Biani https://x.com/maurobiani
Vignette Natangelo https://natangelo.it
Se hai un sito utile da segnalare clicca qui https://www.peacelink.it/links/i/2849.html
Allegati
"Disertiamo"
Valeria Poletti54 Kb - Formato jpegLogo della campagna di "diserzione civile" che puoi liberamente scaricare e trasformare in una spilletta.
Articoli correlati
- Albert - bollettino pacifista dal 16 al 22 dicembre 2024
Ucraina: è finita la fiducia della vittoria militare
Zelensky ha ammesso che l’Ucraina non ha le forze necessarie per riconquistare la Crimea e il Donbass. Siamo di fronte al fallimento di una strategia costruita sull’illusione e sulla propaganda che i mass media hanno diffuso a piene mani intossicando l'informazione pubblica.18 dicembre 2024 - Redazione PeaceLink - Albert - bollettino pacifista dal 9 al 15 dicembre 2024
Ucraina, quante sono le vittime della guerra?
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha recentemente dichiarato che, dall'inizio della guerra, sarebbero morti 43.000 soldati ucraini, mentre altri 370.000 risulterebbero feriti. Ma i dati non tornano e, soprattutto, su di essi incombe il segreto di stato.14 dicembre 2024 - Redazione PeaceLink - Albert, il bollettino quotidiano pacifista
Manovra finanziaria: 4,6 miliardi di euro dal fondo auto all'industria bellica
Il titolo di prima pagina de Il Sole 24 Ore di oggi, 29 ottobre 2024, riporta che il governo italiano ha deciso di trasferire 4.6 miliardi di euro dai fondi pubblici destinati all'economia civile a quelli per l'industria militare.29 ottobre 2024 - Redazione PeaceLink - Preoccupazioni per "crimini di guerra e altri possibili crimini di atrocità"
Quasi il 70% dei morti della guerra di Gaza sono donne e bambini, dice l'ONU
L'analisi ha rilevato che circa il 44% delle vittime verificate erano bambini e il 26% donne. L'età più rappresentata tra i morti era dai cinque ai nove anni. Il rapporto ha affermato di aver trovato livelli "senza precedenti" di violazioni del diritto internazionale.9 novembre 2024 - Mallory Moench
Sociale.network