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Albert, il bollettino quotidiano pacifista

"Divieto di guerra"

In questo 7 ottobre, e in ogni giorno che verrà, la nostra sola ragione per manifestare deve essere la pace. Occorre costruire ponti laddove ora ci sono solo macerie. Occorre opporsi al terrorismo in tutte le sue forme. Significa chiedere a gran voce il "divieto di guerra".
7 ottobre 2024
Redazione PeaceLink

ALBERT - BOLLETTINO QUOTIDIANO PACIFISTA Albert

Albert: la voce della ragione in tempi di guerra

1. Il 7 ottobre e la contabilità dell'orrore

Il 7 ottobre è diventato, ormai, una data simbolo, carica di un dolore che riecheggia nel mondo come l’11 settembre. Un anniversario che non può e non deve essere dimenticato, perché segna l’inizio di una spirale di odio e vendetta che ha trasformato la tragedia in una guerra senza fine. In quel giorno, il terrorismo ha colpito brutalmente, portando con sé un bilancio spaventoso di vittime: 1.200 morti israeliani in un massacro che ha scosso profondamente il mondo. A questo orrore è seguita una risposta devastante, che in un anno ha cancellato la vita di 42.000 palestinesi in un ciclo micidiale di violenza. Violenza, orrore e paura in Israele e a Gaza

In questo 7 ottobre, e in ogni giorno che verrà, la nostra sola ragione per manifestare deve essere la pace. Chiedere la pace non significa solo mettere fine alla guerra, ma assumersi la responsabilità di costruire ponti laddove ora ci sono solo macerie. Significa opporsi al terrorismo in tutte le sue forme, da quello dei kamikaze a quello delle bombe che distruggono le città. Significa chiedere a gran voce che il "divieto di guerra" diventi l’unico ordine a cui le nazioni rispondano.

Secondo le informazioni attuali, circa 110 ostaggi israeliani sono ancora detenuti da Hamas. Oltre 117 ostaggi sono stati rilasciati. Tutte queste persone vanno sostenute, assieme ale loro famiglie, e rilasciate. Nessuna giustificazione consente ad Hamas di compiere crimini contro civili innocenti. Oggi digiuno per la pace

Rinviamo alla lettura del comunicato del Movimento Nonviolento e dell'appello del Patriarca emerito di Gerusalemme Michel Sabbah.

2. European Jews for Palestine 

Contro l’apartheid in Israele e il genocidio a Gaza
 
“L’Ejp rifiuta “l’ideologia dello Stato sionista di supremazia ebraica”, rivendica la possibilità di scollegare l’identità ebraica dal sionismo politico, denuncia per questo “la confusione cinica tra antisionismo e antisemitismo” (non senza negare “il pericolo reale e crescente” del secondo) nel dibattito mainstream. “Siamo ebrei antisionisti, contro la politica di apartheid portata avanti dallo Stato di Israele nei confronti dei palestinesi e contro il genocidio in Palestina”, chiarisce Gabi Kaplan, che è poravoce della Ejp. La rete chiede ‘uguali diritti per tutti nella Palestina storica, dal fiume al mare’. E chiede la fine dell’invio di armi occidentali a Israele. (Riccardo Antoniucci, Ebrei contro il sionismo: “Nella Striscia è genocidio” ) 
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È molto alto in questo contesto storico politico internazionale, contrassegnato da una lunga storia di dolore e rancore, il rischio di arrivare a giustificare la violenza e le reazioni estreme sotto il segno dell’autodifesa e l’uso di categorie “resistenziali”. Si assiste con sgomento alla definizione dell’eccidio del 7 ottobre come espressione necessaria di una guerra di liberazione degli oppressi, così come alla presentazione dei bombardamenti sulla popolazione civile di Gaza come azione antiterrorismo.

Contro tali tesi autodistruttive è importante perciò dare spazio e conoscenza, come stiamo cercando di fare su Città Nuova, a tutte le iniziative in controtendenza che mirano a riconciliare palestinesi ed ebrei israeliani,  non solo come testimonianza di umanità ma come ragione politica da far valere in tutte le sedi. Allo stesso tempo è indispensabile sostenere l’interruzione della fornitura di armi.

Carlo Cefaloni

Della rete fa parte il Laboratorio Ebraico Antirazzista che propone una riflessione importante: “Rifiutiamo la retorica dello scontro di civiltà che sta già causando una drammatica recrudescenza di episodi di islamofobia e antisemitismo. Invece di mobilitare alcune minoranze contro altre, è necessario affrontare con serietà ogni forma di razzismo, e ragionare su altre forme di coesistenza oltre lo stato nazione”. 

3. Cosa possiamo fare per la pace? Mobilitazione per la pace

Questo bollettino è dedicato a tutti coloro che credono nella forza della nonviolenza e che, oggi come ogni giorno, lavorano per costruire un mondo più giusto.

Note: LINK UTILI

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Adista https://www.adista.it
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  • "Disertiamo"

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