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Albert, il bollettino quotidiano pacifista

I rischi del "Piano della Vittoria" di Zelensky

Il cancelliere tedesco Scholz si è sostanzialmente opposto a due punti del piano di Zelensky: l'adesione rapida alla Nato e il via libera ai missili a lunga gittata sulla Russia. Il rischio di escalation è elevato e potrebbe trascinare l'Europa in una nuova guerra mondiale.
18 ottobre 2024
Redazione PeaceLink

ALBERT - BOLLETTINO QUOTIDIANO PACIFISTA Albert

Albert: la voce della ragione in tempi di guerra


1. Ucraina, il piano di Zelensky  

Von der Leyen: pieno sostegno al piano della vittoria di Zelensky

Il "Piano per la Vittoria" presentato in Europa dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha sollevato numerosi interrogativi e preoccupazioni. Questo piano, che punta su un massiccio sostegno finanziario e militare da parte del G7 e della NATO, è stato accolto favorevolmente dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Tuttavia, non mancano le voci critiche, soprattutto dalla Germania che vede in esso un pericoloso passo verso una guerra prolungata e potenzialmente distruttiva. Zelensky

Von der Leyen ha espresso il suo appoggio al piano, pur precisando che la decisione sull'ingresso dell'Ucraina nella NATO non spetta a lei. Il sostegno diplomatico e finanziario europeo, tuttavia, è già ben evidente. Il piano di Zelensky include richieste chiare: un rapido accesso all'Alleanza Atlantica e un massiccio finanziamento di 35 miliardi di euro da parte del G7 per proseguire gli sforzi bellici. Zelensky insiste che l'adesione alla NATO rafforzerebbe l'Ucraina ma il premier ungherese Viktor Orban ha definito tale prospettiva "spaventosa" per l’Europa.

Le preoccupazioni di Scholz

La Germania, rappresentata dal cancelliere Olaf Scholz, si è sostanzialmente opposta a due punti del piano di Zelensky: l'adesione rapida alla Nato e il via libera ai missili a lunga gittata sulla Russia.

In particolare c'è un "no" netto di Scholz all'invio di armi a lungo raggio come i missili tedeschi Taurus. Scholz ha evidenziato il rischio di un'escalation militare incontrollabile che potrebbe coinvolgere direttamente più nazioni europee. A questo si aggiunge il "no" della Germania a un rapido ingresso dell'Ucraina nella NATO, una posizione sostanzialmente condivisa anche dagli Stati Uniti.

Queste riserve riflettono una preoccupazione diffusa: estendere la guerra oltre i confini ucraini porterebbe lo scontro militare a un punto di non ritorno. L'ingresso dell'Ucraina nella NATO adesso implicherebbe che qualsiasi attacco contro l'Ucraina farebbe scattare automaticamente l'intervento degli altri membri dell'Alleanza, compresi gli Stati Uniti. Questa prospettiva allarma molti analisti, che vedono il rischio di una guerra globale. Un'adesione dell'Ucraina alla Nato dopo la guerra porterebbe la Russia a prolungare la guerra all'infinito - fino al crollo economico e all'implosione sociale dell'Ucraina - pur di non rendere possibile l'adesione dell'Ucraina all'Alleanza Atlantica. La questione della Nato è pertanto decisiva ai fini della conclusione della guerra.

Un piano che parla di pace "imposta" alla Russia

Uno degli aspetti più controversi del "Piano per la Vittoria" è la subordinazione dell'"accordo di pace" con la Russia ad una sconfitta militare della stessa. Si parla di pace "imposta" alla Russia con una vittoria.

Una prospettiva che molti analisti militari considerano del tutto priva di realismo: la Russia sta infatti vincendo, sta avanzando e gli attacchi sulle rocacforti ucraine non accennano a diminuire.

Zelensky dal canto suo spinge per un rafforzamento militare e finanziario.

Ma un altro inverno di guerra aggraverebbe una crisi umanitaria già catastrofica in alcune zone dell'Ucraina.

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In un momento in cui il popolo ucraino è esausto, con migliaia di giovani arruolati a forza o in fuga, la retorica della vittoria sembra lontana dalle preoccupazioni quotidiane delle persone comuni. Zelensky è crollato al 15% dei consensi, secondo un recente sondaggio.

Gli appelli da parte ucraina per un rapido ingresso dell’Ucraina nella NATO rischiano inoltre di far aumentare lo scontro per ottenere, da parte russa, una Caporetto per Zelensky.

È paradossale osservare che il Piano per la Vittoria di Zelensky - approvato dalla von der Leyen - sembra essere più che mai funzionale alla strategia militare del Cremlino che ha preparato la Russia a una guerra di lunga durata (ha preparato scorte militari notevolissime). Putin - che teme un approccio realistico e diplomatico che gli faccia scoprire le carte - ha gioco facile a farsi beffe del Piano della Vittoria che, con il suo irreale slancio per piegare le armate russe, otterrà con molta probabilità l'esatto opposto.

Solo se l'escalation dovesse diventare tale da coinvolgere la Nato, Zelensky avrebbe la probabilità di vincere la guerra, ma lo scontro diventerebbe nucleare.

Alessandro Marescotti

Perché la Germania e gli Stati Uniti frenano Zelensky

Il rifiuto della Germania a fornire armi a lungo raggio è un segnale di divisione all'interno del fronte occidentale. Mentre alcuni Paesi, come la Polonia e i Paesi Baltici, sono fermamente a favore di una linea dura contro la Russia, altre nazioni temono che continuare su questa strada porterà solo a una catastrofe.

La Germania, che rappresenta una delle maggiori potenze economiche e militari dell'UE, sembra sempre più riluttante a intraprendere azioni che potrebbero prolungare la guerra. I rischi di escalation, combinati con le difficoltà interne – dalla crisi energetica agli sforzi per mantenere il proprio welfare sociale – spingono Berlino a una prudenza che potrebbe presto contagiare altri Paesi europei.

Dal canto loro gli Stati Uniti mostrano una maggiore cautela rispetto alla presidenza dell'Unione Europea nei confronti del sostegno all'Ucraina "fino alla vittoria". Condividono l'adesione di Kiev alla NATO ma a lungo termine. Tentennano sulla questione dell'uso di missili a lungo raggio contro la Russia. Questa differenza di approccio è influenzata da vari fattori geopolitici e strategici. Gli Stati Uniti hanno adottato una strategia di contenimento militare nei confronti della Russia, puntando sulle sanzioni e cercando di evitare un'escalation del conflitto che potrebbe portare a una guerra diretta tra potenze nucleari. Le sanzioni non hanno però funzionato e la Casa Bianca non ha definito una exit strategy. 

Un punto di vista pacifista

Il "Piano per la Vittoria" di Zelensky presenta - dal punto di vista pacifista - dei rischi enormi per l'Europa e il mondo. La crescente militarizzazione dell'Ucraina, unita a una retorica di guerra che sovrasta le vie diplomatiche, potrebbe avere conseguenze devastanti per la stabilità del continente. La Germania e gli Stati Uniti rivelano una profonda incertezza nella Nato su come procedere. La vera sfida per l'Europa e il mondo non è tanto quella di garantire una vittoria militare all'Ucraina, quanto quella di promuovere una pace duratura, che possa salvare vite e ricostruire una regione devastata. Il rischio di proseguire su questa strada è troppo grande. Non bisogna alimentare un conflitto che ha già provocato troppi morti e che potrebbe trascinare l'Europa in una nuova guerra mondiale. L’unica vera vittoria è quella di far uscire milioni di persone dalla guerra per costruire un futuro di pace e di riconciliazione, dopo tanta devastazione.


2. Libano, la Meloni vola in Medio Oriente

La presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni, reduce da Bruxelles, è la prima leader occidentale a recarsi in Medio Oriente dopo l'inizio della crisi legata alla missione UNIFIL.

Ma niente visita i caschi blu: "Troppo pericoloso"

Tuttavia, per ragioni di sicurezza, non è stato possibile effettuare una visita alla base ONU, come confermato dal ministro della Difesa, Guido Crosetto. 

"Non penso sia possibile" una visita della premier Giorgia Meloni, attesa venerdì in Giordania ed in Libano, "al contingente italiano di Unifil: le condizioni di sicurezza non lo consentiranno, sarebbe troppo pericoloso per lei perché non sono possibili spostamenti in elicottero, ma soltanto su strada e su strada ormai quella è una parte del Libano che è sotto il controllo di nessuno, per cui sarebbe troppo rischioso. Non è andato neanche il capo di Stato Maggiore della Difesa che avrebbe voluto andare". Così il ministro della Difesa, Guido Crosetto, alla trasmissione Cinque minuti su Rai 1. 

La mancanza di un incontro diretto con i peacekeeper non è una buona notizia, proprio in un momento in cui la missione ha più che mai bisogno di supporto internazionale.

Escalation militare in Libano

Nel sud del Libano la situazione si fa sempre più drammatica. L'esercito israeliano ha intimato a migliaia di residenti di evacuare dai loro villaggi, spingendoli verso nord, oltre il fiume Awali, una misura che intensifica la tensione in una regione già martoriata dai conflitti. Secondo quanto riportato dal Guardian, l'evacuazione di 23 villaggi rientra nelle operazioni militari israeliane volte a controllare l'area, in cui sono presenti le forze di Hezbollah. In un messaggio diffuso su X, il portavoce dell'esercito israeliano, Avichay Adraee, ha avvertito che recarsi a sud potrebbe mettere in pericolo la vita dei civili, aggiungendo che l'area è diventata altamente pericolosa.

Questa escalation avviene in un contesto di crescente preoccupazione per il futuro della missione UNIFIL, schierata da decenni nel sud del Libano per monitorare la cessazione delle ostilità e garantire una fragile stabilità nella regione. Le pressioni su UNIFIL sono aumentate dopo i recenti attacchi contro i caschi blu da parte dell'esercito israeliano, attacchi che hanno già provocato numerosi feriti.

"ONU fa scudo a Hezbollah"

Il governo israeliano ha addirittura richiesto il ritiro della missione ONU, accusandola di "fare scudo" a Hezbollah, come dichiarato dal ministro israeliano dell'Energia Eli Cohen.

Questa situazione solleva importanti domande sul futuro della presenza internazionale nel sud del Libano e sulle responsabilità della comunità internazionale nell'affrontare le gravi violazioni del diritto internazionale. Se l'evacuazione di massa ordinata da Israele è destinata a prevenire ulteriori vittime civili, essa non può però prescindere dall'obbligo di garantire la protezione delle popolazioni sfollate e il rispetto del diritto umanitario. L'evacuazione forzata, se non gestita con il dovuto coordinamento internazionale, rischia di generare una nuova crisi umanitaria.

Il ruolo cruciale di UNIFIL

PeaceLink continua a raccogliere i messaggi di solidarietà per i caschi blu dell'ONU e a richiamare l'attenzione sul ruolo cruciale di UNIFIL, una forza di interposizione che, nonostante le difficoltà, rappresenta un freno all'escalation nella regione. La richiesta di ritiro avanzata da Israele deve essere rigettata con forza, e la comunità internazionale deve essere compatta nel garantire la sicurezza e la continuità della missione.

È fondamentale che - oltre al governo italiano - anche il Presidente della repubblica Sergio Mattarella faccia sentire la propria voce a sostegno dell'ONU e della missione dei caschi blu dell'UNIFIL. L'appello che PeaceLink ha lanciato e che ha raccolto inaspettate adesioni da parte di cittadini e attivisti. Ciò testimonia il sostegno diffuso alla missione e l'indignazione per gli attacchi subiti dai caschi blu. Questo sostegno deve tradursi in azioni concrete per evitare che il Libano cada nuovamente in un vortice di violenza incontrollata.

Nel caos del conflitto, la voce della pace deve continuare a farsi sentire.


3. Italia, mobilitazione nazionale il 26 ottobre

Oggi, in una conferenza stampa online, è stata presentata la Giornata di mobilitazione nazionale "Fermiamo le guerre, il tempo della Pace è ora".

Sette piazze, come i colori dell'arcobaleno pacifista

La mobilitazione annunciata oggi vedrà sabato 26 ottobre l'Italia animarsi con sette piazze, come i colori di un arcobaleno pacifista, per lanciare un forte messaggio di pace, disarmo, giustizia sociale e climatica. Un messaggio che parte dalla società civile e si rivolge a quelle istituzioni che troppo a lungo hanno trascurato il dialogo e la diplomazia.

Viviamo in un mondo segnato da conflitti incessanti, dalla sofferenza di milioni di persone e da scelte politiche che non investono realmente in soluzioni di pace. Di fronte a questo scenario sempre più militarizzato, oggi più che mai è necessario alzare la voce per dire insieme: "Basta con l’impunità. Basta con la complicità. Basta con l’inazione". È un grido che proviene non solo da attivisti e associazioni, ma da una vasta maggioranza dell’opinione pubblica italiana, stanca di vedere il proprio futuro messo a repentaglio dalla guerra e dalla violenza.

Cinque reti nazionali

La mobilitazione del 26 ottobre, promossa da cinque reti nazionali.

  • Europe for Peace
    Europe for Peace è una rete europea di organizzazioni, movimenti e individui impegnati nella promozione della pace, del disarmo e dei diritti umani. La sua missione è sostenere iniziative nonviolente e dialoghi diplomatici per risolvere i conflitti internazionali. La rete organizza campagne contro la guerra, la corsa agli armamenti e l’uso della forza militare, promuovendo invece la cooperazione tra i popoli e la giustizia sociale.

  • Rete Italiana Pace e Disarmo
    La Rete Italiana Pace e Disarmo è un'ampia coalizione di associazioni, movimenti e organizzazioni italiane che lottano per la pace e la riduzione delle spese militari. Il suo impegno si focalizza su temi quali il disarmo, il contrasto alla proliferazione di armi nucleari, la riconversione dell'industria bellica e la promozione di politiche nonviolente. La Rete si occupa anche di sensibilizzare l’opinione pubblica e i governi sull'importanza di investire in diplomazia e giustizia sociale, invece che in armamenti.

  • Fondazione PerugiAssisi per la cultura della pace
    La Fondazione PerugiAssisi promuove la cultura della pace ispirata ai valori della marcia Perugia-Assisi, un evento simbolico nato per diffondere i principi di nonviolenza, solidarietà e diritti umani. La fondazione organizza eventi, campagne e attività educative con lo scopo di sensibilizzare cittadini e istituzioni sull'importanza della pace, del dialogo interculturale e della giustizia sociale, cercando di costruire un mondo libero da guerre e violenze.

  • AssisiPaceGiusta
    AssisiPaceGiusta è un’associazione che nasce nel solco della tradizione pacifista di Assisi, città di San Francesco, simbolo universale di pace e riconciliazione. L’organizzazione si impegna a diffondere una cultura di pace e giustizia, promuovendo il dialogo tra le diverse fedi religiose e favorendo l’impegno sociale e politico a favore del disarmo e della convivenza pacifica. AssisiPaceGiusta organizza incontri, conferenze e campagne per costruire una società più equa e solidale.

  • Sbilanciamoci
    Sbilanciamoci è una rete di organizzazioni della società civile italiana impegnata nella promozione di un’economia giusta e sostenibile. La rete propone politiche economiche alternative a quelle neoliberiste, mettendo al centro i diritti umani, la tutela ambientale e la redistribuzione della ricchezza. Attraverso rapporti, analisi e campagne pubbliche, Sbilanciamoci offre soluzioni concrete per un’economia di pace, orientata al benessere collettivo e alla riduzione delle disuguaglianze.

Alternative alla guerra

L'urgenza della mobilitazione è evidente: le guerre, visibili e invisibili, che devastano il mondo devono essere fermate. Non è più il tempo di tergiversare o affidarsi alla retorica del "faremo". È il tempo di agire, di costruire un futuro diverso, dove la pace non è una mera aspirazione ma una concreta possibilità. La piattaforma che guiderà la mobilitazione del 26 ottobre rappresenta una road map verso questa prospettiva: dalle campagne contro le spese militari al disarmo nucleare, dalla giustizia sociale a quella climatica, si tratta di temi che toccano la vita quotidiana di ciascuno di noi.

Questa Giornata non sarà un semplice evento, ma l'inizio di un impegno collettivo che continuerà oltre il 26 ottobre. Il nostro lavoro è costruire un movimento capace di coinvolgere e mobilitare, di proporre alternative concrete alla violenza e al militarismo. È una responsabilità che abbiamo verso le generazioni future e verso chi oggi soffre a causa della guerra.

I tempo della pace è ora

Non possiamo più rimanere indifferenti. I troppi morti, le devastazioni, le crisi umanitarie e le ingiustizie non possono essere ignorate o minimizzate. La pace è possibile, ma solo se scegliamo di costruirla ogni giorno, con azioni concrete, con scelte coraggiose, con una mobilitazione costante. Sabato 26 ottobre segnerà l'inizio di una nuova fase: un tempo della Pace che dobbiamo conquistare, insieme.

Perché la pace non è un'utopia, è una necessità. E il tempo per costruirla è adesso.

Mobilitazione 26 ottobre

PROGRAMMA DELLE PIAZZE

Bari – ore 9.30 - Ritrovo in Piazza Massari, corteo fino a Piazza Libertà (Prefettura)

Cagliari – ore 10.00 - Corteo con partenza da Piazza del Carmine

Firenze – ore 14.00 - Corteo con partenza da Piazza Santa Maria Novella

Milano – ore 14.30 - Corteo con partenza dall'Arco della Pace  

Palermo – ore 10.00 - Ritrovo in Piazza F. Crispi (Croci), corteo fino a Piazza Verdi (Massimo)

Roma – ore 14.30 - Corteo con partenza da Porta San Paolo (Piramide) 

Torino –  ore 14.30 - Ritrovo in Piazza Arbarello, corteo fino a Piazza Castello


4. Casa Rossa Milano sabato 19 ottobre

Sabato 19 ottobre 2024, alle ore 18, si terrà un incontro presso Casa Rossa a Milano (via Privata Monte Lungo 2, MM1 Turro) e in diretta streaming. Si discuterà del riarmo, della militarizzazione e della repressione del dissenso. Verrà analizzato come la guerra della NATO contro la Russia, alimentata dal sangue ucraino, stia accelerando la consapevolezza globale del declino della capacità degli Stati Uniti di imporsi sul mondo.

Saranno presenti Bahman Azad, Segretario Esecutivo dell'U.S. Peace Council, e Ajamu Baraka, Presidente del Comitato di Coordinamento di Black Alliance for Peace, per discutere la situazione internazionale e la resistenza alla guerra. Dopo l'incontro, alle 20, si terrà una cena popolare di autofinanziamento, per la quale è richiesta la prenotazione.

Contatti: 3534351278 oppure alla mail comitatocontrolaguerramilano@gmail.com

Note: LINK UTILI

Per altre informazioni utili sulla pace e la nonviolenza si segnala

Adista https://www.adista.it
Azione Nonviolenta https://www.azionenonviolenta.it
Centro di Ricerca per la pace https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Gaia https://ecoistituto-italia.org/cms-4/category/gaia-rivista/
Mosaico di Pace https://www.mosaicodipace.it
Pressenza https://www.pressenza.com/it/
Qualevita info@qualevita.it
Rete Italiana Pace Disarmo https://retepacedisarmo.org
Tera Aqua https://ecoistituto-italia.org/cms-4/tera-e-aqua/

Blog
Domenico Gallo https://www.domenicogallo.it
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