Amnesty alla Russia: "Stop all'indottrinamento nei territori occupati"
ALBERT - BOLLETTINO QUOTIDIANO PACIFISTA
Albert: la voce della ragione in tempi di guerra
Amnesty: "Stop indottrinamento"
Amnesty International ha reso noto un rapporto sulle violazioni dei diritti umani nei territori occupati in Ucraina. Secondo l’organizzazione, la Russia, anziché garantire il diritto a un’istruzione imparziale, utilizza il sistema educativo come mezzo per esercitare pressione e indottrinare la popolazione giovane. Insegnanti e studenti si troverebbero a fare i conti con minacce, coercizione e veri e propri abusi.
Nei territori occupati, i libri di testo ucraini sono stati eliminati dalle scuole e sostituiti con testi di propaganda russa. La lingua ucraina è stata bandita dall’insegnamento, e ai bambini viene ripetuto che “se non vuoi che l’Ucraina ti uccida, dicci tutto ciò che vedi e sai su di essa”. Questo motto, imposto agli studenti, inculca nei giovani la paura e l’idea che l’Ucraina stessa sia una minaccia. Gli studenti che non si conformano rischiano punizioni severe: le testimonianze raccontano di minacce di trasferimento in orfanotrofi russi e della presenza di guardie armate russe all’interno delle scuole, un ambiente intimidatorio e opprimente.
La situazione è estremamente difficile per gli insegnanti, costretti a una scelta tra il lavoro sotto propaganda o la fuga. Amnesty International documenta che, nelle regioni occupate come Zaporizhzhia, le forze russe esercitano forti pressioni su chi si oppone al nuovo sistema. Alcuni insegnanti, come Oleksandr, un preside di geografia, hanno subito violenze fisiche per essersi rifiutati di collaborare. Oleksandr è stato sequestrato e picchiato da uomini armati, portato in un cortile scolastico e colpito con i fucili. Gli è stato intimato di posare in foto a sostegno del nuovo sistema scolastico, con simboli russi, per poterle poi usare come prova di una presunta adesione all’occupazione.
Queste storie rivelano una situazione angosciante, in cui i diritti umani fondamentali dei bambini e degli educatori sono calpestati. Amnesty International ribadisce che le azioni della Russia nei territori occupati violano il diritto internazionale umanitario.
Per approfondimenti: https://www.amnesty.it/appelli/russia-stop-allindottrinamento-dei-minori-nei-territori-ucraini-occupati/
Ucraina: "Perché non sparano?"
La riluttanza a sparare: una questione ignorata dalla guerra moderna
In ogni guerra esiste una dimensione umana complessa e poco analizzata: la riluttanza dei soldati a sparare. Questo fenomeno, come evidenziato in studi storici e recenti osservazioni sul campo, mostra che la maggior parte degli individui non vuole uccidere. Eppure, per contrastare questa tendenza umana, gli eserciti di tutto il mondo adottano da decenni tecniche di indottrinamento e addestramento che spingono i soldati a superare l’avversione naturale verso l’omicidio.
Le ricerche di Samuel “Slam” Marshall
Il generale Samuel "Slam" Marshall, storico militare statunitense, è stato uno dei primi a documentare questa tendenza durante la Seconda Guerra Mondiale. Le sue ricerche rivelarono che solo il 15% circa delle truppe statunitensi era disposto ad aprire il fuoco in battaglia. Anche di fronte al nemico e al rischio personale, i soldati dimostravano una profonda ritrosia a sparare. Questo non era dovuto a mancanza di coraggio, ma a un istinto umano di conservazione e rispetto per la vita altrui, che prevaleva anche nel mezzo del conflitto.
L’addestramento alla disumanizzazione del nemico
Negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, le forze armate americane e di altri paesi hanno sviluppato programmi per affrontare questo problema. Hanno introdotto bersagli di tiro sagomati a forma di soldati nemici e condotto sessioni di addestramento mirate a disumanizzare il nemico. Questo metodo serviva a ridurre la riluttanza naturale e a “automatizzare” l’azione di sparare, ma ha avuto conseguenze psicologiche devastanti, alimentando l’insorgenza di disturbi da stress post-traumatico (PTSD) nei veterani. A lungo termine, si è visto che tale indottrinamento non elimina, ma reprime l’umanità del soldato, generando danni psicologici profondi.
La situazione in Ucraina: una riluttanza che resiste
Secondo recenti osservazioni riportate da un comandante di battaglione ucraino, anche i soldati impegnati nella difesa del proprio Paese manifestano riluttanza a sparare contro le truppe nemiche. Il comandante ha espresso frustrazione per l'incapacità di alcune reclute di “premere il grilletto”, anche quando si trovano a portata di tiro. Questo mostra come, nonostante il rigido addestramento e le difficoltà vissute dal popolo ucraino, esista ancora una naturale avversione all'omicidio, che persiste anche in un contesto di guerra imminente.
Il costo insostenibile della disumanizzazione
Studi successivi hanno dimostrato che le tecniche per forzare l’aggressività hanno pesanti effetti psicologici sui soldati. Non solo lasciano segni profondi sugli individui, ma anche sull’intera società, con un aumento dei casi di PTSD, dipendenze e suicidi tra i veterani. Trasformare i soldati in “macchine da guerra” comporta costi morali e sociali che durano ben oltre il termine del conflitto.
Ripensare la guerra: una scelta di pace
Le ricerche di Marshall e le recenti osservazioni dall'Ucraina dovrebbero suscitare riflessioni profonde sull’utilizzo della guerra come strumento di risoluzione dei conflitti. La tendenza a non voler sparare è un segno di speranza, una prova che l’umanità resiste anche nelle condizioni più estreme. Invece di reprimere questa propensione alla pace, le società potrebbero sfruttarla per promuovere percorsi di dialogo e diplomazia, abbandonando la logica dell’addestramento alla violenza.
In un mondo in cui la tecnologia bellica continua a evolversi, la nostra propensione innata per la vita e il rispetto reciproco rimane una risorsa inestimabile, e riconoscerla potrebbe essere il primo passo per costruire un futuro senza guerra.
Per approfondimenti: https://worldbeyondwar.org/it/chi-vuole-uccidere-e-morire-per-l%27impero-degli-Stati-Uniti/
Gaza, massacro di civili nel campo profughi di Nuseirat. L'ONU: "Situazione apocalittica"
Nelle ultime ore, l’esercito israeliano ha intensificato i bombardamenti nella Striscia di Gaza, colpendo il campo profughi di Nuseirat, situato nella parte centrale della regione. Le immagini diffuse sui social media mostrano una forte esplosione nel campo, dove si registrano almeno 14 morti e 70 feriti. L’attacco, condotto da navi da guerra israeliane e supportato dalle truppe di terra, ha lasciato profonde ferite in un’area già duramente colpita da una lunga serie di conflitti.
I medici dell'ospedale di al-Awda hanno confermato l’alto numero di vittime e feriti tra la popolazione civile, già segnata da condizioni di vita estreme e dalla scarsità di risorse di base come acqua potabile e medicinali. La situazione è particolarmente critica non solo a Nuseirat ma in tutto il Nord della Striscia di Gaza, dove l’Onu denuncia una condizione “apocalittica”. I rappresentanti delle organizzazioni umanitarie internazionali hanno lanciato un appello urgente, parlando di un “rischio imminente di morte per malattia, fame e violenza” per gli abitanti della regione.
Le Nazioni Unite e il Comitato Permanente Interagenzie hanno rivolto un appello a Israele affinché ponga fine agli attacchi e permetta il passaggio sicuro degli operatori umanitari, indispensabili per prestare soccorso a una popolazione allo stremo.
Secondo le stime dell’Onu, migliaia di famiglie sono attualmente prive di riparo, cibo, acqua e medicinali, e rischiano di soccombere in un ambiente ormai devastato dai raid e dall’isolamento. La comunità internazionale sta seguendo con preoccupazione l'evolversi della situazione, con molte voci che si alzano per chiedere un immediato cessate il fuoco e l’apertura di corridoi umanitari per soccorrere i civili.
Fonte delle informazioni: La Stampa e Rainews
Giovani israeliani e palestinesi in Italia: una voce contro la guerra e la deumanizzazione
Un gruppo di giovani israeliani e palestinesi ha recentemente visitato l'Italia per raccontare la loro obiezione alla guerra e il processo di deumanizzazione in atto in Palestina. Questi attivisti fanno parte dell'associazione Mesarvot, il cui nome significa “Noi rifiutiamo”, una scelta significativa che riassume la loro posizione contro l’occupazione e la violenza.
Durante una serie di incontri organizzati dal Movimento Nonviolento, Daniel Mizrahi, obiettore di coscienza israeliano, ha condiviso la sua testimonianza.
Accanto a lui, Aisha Amer, una giovane palestinese, ha raccontato la sua esperienza di cittadina di serie B all’interno dello Stato di Israele.
Tarteel Al Junaidii, proveniente da Hebron, ha descritto la sua vita circondata da checkpoint e abusi da parte dei coloni. “Molti palestinesi non sanno che esistono israeliani che non sono né militari né coloni”, ha spiegato, parlando della sua esperienza con i Community Peacemakers Teams (CPT), un’organizzazione dedicata alla raccolta di testimonianze e all’advocacy per la pace.
Sofia Orr, anch'essa attivista di Mesarvot, ha condiviso la sua esperienza di detenzione per aver rifiutato di servire nell'esercito, descrivendo il suo gesto come un atto di resistenza personale e collettiva. “Volevo che il mio atto non rimanesse privato, ma che potesse coinvolgere altri giovani israeliani e far arrivare il messaggio di una visione diversa della realtà anche all’estero”, ha sottolineato.
La loro presenza in Italia non è solo una testimonianza di coraggio, ma anche un invito a riflettere sulla necessità di costruire ponti e non muri, un passo necessario verso una convivenza pacifica.
Per approfondimenti: https://comune-info.net/noi-rifiutiamo/
Per altre informazioni utili sulla pace e la nonviolenza si segnala
Adista https://www.adista.it
Azione Nonviolenta https://www.azionenonviolenta.it
Centro di Ricerca per la pace https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Gaia https://ecoistituto-italia.org/cms-4/category/gaia-rivista/
Mosaico di Pace https://www.mosaicodipace.it
Pressenza https://www.pressenza.com/it/
Qualevita info@qualevita.it
Rete Italiana Pace Disarmo https://retepacedisarmo.org
Tera Aqua https://ecoistituto-italia.org/cms-4/tera-e-aqua/
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