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Albert, il bollettino quotidiano pacifista

"Il 4 Novembre sosteniamo i disertori"

Il 4 novembre, di fronte al Consolato generale d’Ucraina a Milano, si tiene un presidio per chiedere un diritto fondamentale: la possibilità di asilo e permesso di soggiorno per chi rifiuta la guerra. E in tutt'Italia nelle scuole e nell'università si promuove "Stop Genocide Day".
3 novembre 2024
Redazione PeaceLink

ALBERT - BOLLETTINO QUOTIDIANO PACIFISTAAlbert

Albert: la voce della ragione in tempi di guerra


Con i disertori per spezzare i fronti della guerra

Il 4 Novembre si celebra il giorno dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, una ricorrenza che ci ricorda quanto, purtroppo, le guerre abbiano segnato le vite di innumerevoli giovani in tutto il mondo. Ma, in questo 4 Novembre, è giusto volgere lo sguardo a chi sceglie di non imbracciare le armi, a chi rifiuta la guerra con la diserzione e la resistenza civile. È il momento di ascoltare e sostenere chi, sui fronti contrapposti di Russia e Ucraina, non intende alimentare la spirale di sangue che continua a crescere.

Renitenti a quota 800 mila

Le stime sono chiare: in Ucraina, 800.000 persone sono renitenti alla leva e circa 170.000 hanno disertato da quando il conflitto è iniziato. In Russia, decine di migliaia di persone scelgono di fuggire, sostenute da reti organizzate, come il movimento Idite Lesom ("Get Lost"), e trovano rifugio in paesi vicini come il Kazakistan, dove non è richiesto loro un passaporto. Tuttavia, mentre molti paesi occidentali accolgono i disertori russi in quanto “strappati al fronte nemico”, il medesimo riconoscimento non viene riservato a chi, dall’Ucraina, fugge con la stessa determinazione a non combattere.

Dal 18 maggio, infatti, il Consolato Generale d’Ucraina a Milano ha sospeso i servizi, inclusi i rinnovi del passaporto, per i cittadini maschi tra i 18 e i 60 anni che non aggiornano i propri dati nell’elenco degli arruolabili. Di conseguenza, chi si sottrae alla chiamata alle armi per motivazioni etiche o politiche rischia di perdere i documenti necessari per vivere e lavorare, e si espone al rischio di rimpatrio forzato.

In Russia come in Ucraina, l’opposizione alla guerra non è più un’idea isolata, ma una spinta crescente. Queste voci di diserzione e renitenza rifiutano di alimentare il fuoco di una guerra che sempre più appare una lotta per interessi contrapposti, una partita per il potere in cui il sangue versato è sempre quello dei giovani. Da entrambe le parti, queste persone ci ricordano quanto sia cruciale difendere la propria coscienza contro la logica della guerra, una logica che vuole l’escalation come unica risposta possibile.

L’impegno contro la guerra

L’Italia, come paese schierato al fianco della NATO, continua a inviare denaro e armamenti, permettendo che le nostre basi e infrastrutture siano utilizzate per missioni di ricognizione e per il trasporto di armi verso i fronti di guerra. Ma il nostro impegno dovrebbe rivolgersi soprattutto a fermando l’uso delle basi italiane e il passaggio delle armi sul nostro territorio. È il momento di manifestare una solidarietà attiva verso disertori, renitenti e obiettori di coscienza, senza condizioni, a prescindere dalla nazionalità. Disertiamo

Un presidio per sostenere i disertori

Il 4 novembre, di fronte al Consolato generale d’Ucraina a Milano, si terrà un presidio per chiedere un diritto fondamentale: la possibilità di asilo e permesso di soggiorno per chi rifiuta la guerra, per chi non vuole essere una pedina su uno scacchiere dominato dagli interessi di potere. Renitenti, disertori e obiettori ucraini, russi e bielorussi devono poter vivere in pace e sicurezza, liberi dal ricatto delle ambasciate e dai tentativi di forzarli alla guerra.

Con loro, occorre rifiutare di essere complici di questa violenza: è importante sostenere la diserzione civile come atto di coraggio e per difendere il diritto alla pace.


Guerra in Ucraina: ecco come dilaga la diserzione 

Una situazione di caos

Il numero di soldati ucraini che lasciano le proprie unità cresce vertiginosamente. Secondo Volodymyr Boiko, giornalista e membro della 101a brigata, i disertori sono già più di 150.000 e potrebbero raggiungere le 200.000 unità entro dicembre 2024. Boiko descrive una situazione di caos: "I crimini contro l’ordine del servizio militare non vengono indagati, i disertori non sono ricercati [...] il problema si è accumulato per 2 anni e mezzo e ora la situazione ha raggiunto un vicolo cieco.” Boiko sostiene che il governo abbia scelto di reclutare cittadini per strada per sopperire alle assenze, ma anche questi nuovi mobilitati, una volta raggiunte le unità, spesso tornano a casa senza conseguenze.

Per saperne di più

Disertori ucraini: "Già superate le 150 mila persone"

"Combattiamo per la libertà?"

Un ulteriore segnale di questa crisi viene riportato dal giornale El País, che descrive la disperazione di molti soldati. “E se la guerra durasse cinque anni? E ho iniziato a piangere. Non voglio passare altri tre anni in guerra. Sono esausto”, ha confessato il soldato Babii in un post sui social. Anche un ufficiale, che ha abbandonato la propria brigata, racconta: "Vai nell'esercito per combattere per la libertà e quello che scopri è che sei privato della libertà per un periodo di tempo indefinito; non sai quando finirà.” Queste testimonianze mostrano il logoramento emotivo e l’incertezza che il conflitto sta imponendo ai militari.

Per saperne di più

"Vai nell'esercito per combattere per la libertà e quello che scopri è che sei privato della libertà per un periodo di tempo indefinito; non sai quando finirà", ha spiegato un disertore ucraino

L'assistenza legale ai disertori

La recente approvazione della legge n. 11322 da parte della Verkhovna Rada – che esonera dalla responsabilità penale i soldati che abbandonano il fronte per la prima volta, purché ritornino volontariamente in servizio – è sintomo della difficoltà di gestire un numero così elevato di disertori. Questa norma ha già portato a decisioni senza precedenti: un tribunale nella regione di Dnipropetrovsk ha permesso a un soldato, che aveva abbandonato la sua unità nel dicembre 2023, di evitare la prigione e continuare il servizio in un'altra unità, con l'approvazione del nuovo comandante.

A questa situazione si affianca la formazione di una rete di assistenza legale per i disertori, segno di una resistenza diffusa e organizzata che cerca di sottrarsi alla logica della guerra. Un avvocato militare ha spiegato che molti comandanti preferiscono non riportare i disertori per “evitare problemi o per cameratismo”, confermando come l’abbandono del servizio sia ormai una realtà accettata da molti anche ai vertici.

Mentre si moltiplicano gli appelli per un cessate il fuoco, questa ondata di diserzioni e di proteste silenziose rivela un malcontento crescente tra i soldati e invita a riflettere sulla necessità di soluzioni pacifiche per porre fine al conflitto.

Per saperne di più

Disertori non puniti in Ucraina, "decisione senza precedenti" grazie alla nuova legge n. 11322


Il 4 Novembre deve rafforzare il nostro impegno per il ripudio della guerra


Il Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo, il Movimento Nonviolento e PeaceLink lanciano un appello in occasione del 4 novembre, ricordando che questa data, anziché celebrare la guerra, dovrebbe essere un monito contro l’orrore e la brutalità della Prima Guerra Mondiale, definita all'epoca una “inutile strage”. Questo giorno deve servire a riflettere sulle sofferenze patite dai soldati e dalle famiglie, vittime di una guerra che portò devastazione, dolore e censura.

Gli orrori delle trincee, le condizioni disumane e la perdita di vite di milioni di uomini restano un capitolo oscuro nella storia, non diverso dalle tragedie attuali in Ucraina e in Palestina, dove oggi si consuma una nuova "inutile strage". Come allora, la priorità assoluta deve essere il “Cessate il fuoco!” per porre fine alla spirale di morte e distruzione.

Questo appello onora coloro che ieri e oggi hanno rifiutato di prendere parte alla follia bellica: obiettori, disertori, e tutti coloro che cercano di costruire la pace. La memoria della Prima Guerra Mondiale, custodita al di fuori delle celebrazioni ufficiali, deve rafforzare il nostro impegno per il ripudio della guerra, come sancito dall’articolo 11 della Costituzione.

Per leggere l'appello clicca qui


4 Novembre: a Taranto una giornata di memoria e riflessione contro la guerra

In occasione del 4 Novembre, il Comitato per la Pace di Taranto ha diffuso una presa di posizione forte e decisa sulla ricorrenza della fine della Prima guerra mondiale. Ricordando le parole di Papa Benedetto XV, che definì quella guerra come una “inutile strage”, il Comitato sottolinea come questa giornata debba essere un momento di riflessione per tutte le vittime, e di rivalutazione dei disertori che scelsero di non partecipare al massacro, rifiutando la guerra come soluzione.

Il comunicato mette in luce come l’articolo 11 della nostra Costituzione, che ripudia la guerra quale mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, sia in linea con lo spirito di quei disertori, i quali, con coraggio, anticiparono la scelta pacifista costituzionale, spesso a rischio della loro stessa vita.

Oggi, il ricordo di quegli uomini deve ispirarci a sostenere chi, in tempi odierni, rifiuta di combattere nei conflitti in corso, dimostrando resistenza contro l’escalation della violenza.

Inoltre, il Comitato per la Pace di Taranto esprime preoccupazione per l’enorme incremento della spesa militare italiana previsto per il 2025, che raggiungerà oltre 32 miliardi di euro, un aumento del 12,4% rispetto all’anno precedente e del 60% nell’ultimo decennio. Tra queste spese, spiccano gli investimenti per l’acquisto di nuovi armamenti, che supereranno i 13 miliardi di euro, con un incremento del 77% in cinque anni. Questo impiego di risorse in armamenti alimenta, piuttosto che ridurre, le tensioni e l’instabilità mondiale, minacciando il nostro futuro e quello delle generazioni a venire.

A sostegno di una cultura di pace e di impegno per fermare i conflitti armati, il Comitato aderisce all’iniziativa di mobilitazione del 4 novembre promossa dalla rete RUP (Ricerca e Università per la Palestina) e da Docenti per Gaza. In tutto il paese, si terranno incontri, lezioni tematiche e momenti di “sciopero bianco” nelle scuole e università italiane per chiedere la fine delle violenze a Gaza. L’iniziativa, dal titolo “STOP GENOCIDE DAY: fermiamo il genocidio”, vuole unire la società civile in un messaggio di pace e di ferma opposizione alla distruzione della vita e dei diritti umani.

Rivedere l'approccio al 4 Novembre è un passo essenziale per costruire un futuro di pace.


Stop Genocide Day, iniziative del 4 Novembre

Stop Genocide Day: evento nazionale del 4 novembre

Ore 11 ´Fermare il Massacro. Strumenti Pacifici di Lotta e Liberazione´

 Seminario on line con:

OMAR BARGHOUTI

CO-FONDATORE DEL MOVIMENTO BDS INSIGNITO DEL PREMIO GANDHI PER LA PACE

LUIGI DANIELE

DOCENTE IN DIRITTO INTERNAZIONALE UMANITARIO E DIRITTO DI GUERRA - UNIVERSITÀ DI NOTTINGHAM TRENT

CARLA PAGANO

DOTTORANDA UNIVERSITÀ DI NAPOLI L’ORIENTALE - RETE RUP

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4 novembre 2024

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Allegati

  • Con i disertori

    Valeria Poletti
    162 Kb - Formato pdf
    4 novembre 2024 ore 10:00 (Durata: 2 ore) via L. di Breme 11, Milano tram 12, 14 davanti al Consolato d'Ucraina

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